Attenzione, nell’articolo sono presenti possibili spoiler sulla serie tv Uncoupled.
In Agosto Netflix ci ha deliziato con una serie fresca e scintillante come un nuovo paio di Manolo Blahnik e, anche se di tacchi alti in Uncoupled non se ne vedono poi molti, è impossibile guardarla senza ripensare a Carrie, Samantha e a tutte le protagoniste di Sex and the City.
La trama della serie potrebbe venire brevemente sintetizzata così: quella che sembra una coppia modello improvvisamente scoppia e il nostro protagonista si ritrova a piangere sulle spalle degli amici di una vita, mentre affronta le difficoltà di ogni giorno in una New York ricca e glamour. Già sentita? Forse, in parte. Neil Patrick Harris raccoglie il testimone lasciato da Sarah Jessica Parker e si trasforma in Michael Lawson, il protagonista di questa serie, lievemente egocentrico, ma comunque brillante e adorabile, scaricato alla soglia dei cinquant’anni dal suo Mr. Big che improvvisamente (e immotivatamente) dopo 17 anni si scopre incerto sul futuro della loro relazione. Anche in questo caso la rete di sicurezza nel circo delle relazioni umane è costituita dagli amici di Michael: il gallerista Charlotte(no non è vero si chiama Stanley, ma è ugualmente protettivo e sensibile e considerando che fa anche lo stesso lavoro il ricordo è inevitabile), e il maneater Billy, meteorologo di successo pericolosamente vicino alla sfacciataggine di Samantha. Chiude il cerchio la fidata collega Suzanne, madre single che proprio come Miranda prima di lei, si ritrova a essere un po’ la confidente un po’ la coscienza del protagonista. Volendo essere ancora più pignoli, anche l’esigente e altezzosa cliente di Michael, Claire, ricorda vagamente Enid la spietata direttrice di Vogue.
A ogni modo tutti i personaggi di Uncoupled restano coinvolti in questa dolorosa rottura e, come ci ha insegnato Carrie in tempi più recenti, una volta imparato a sopportare e convivere con il dolore della perdita, la vita di un single di mezza età a New York può rivelarsi comunque tutt’altro che tranquilla.
Fra vicini di casa deliziosamente impiccioni, clienti impossibili e appuntamenti su Grindr in cui una sola foto può fare tutta la differenza del mondo, questi otto episodi di Uncoupled scivolano via in maniera abbastanza piacevole, nonostante i rimandi a Sex and the City siano giganteschi e con essi il rischio di sembrare vagamente ridondanti e fuori tempo massimo. Forse dopo vent’anni dalla chiusura di quella serie e il recente riaprirsi del capitolo And Just Like That, non si sentiva davvero il bisogno di vedere nuovamente analizzate tutte le possibili sfumature delle relazioni che gli esseri umani possono intrecciare. Forse non si sentiva nemmeno il bisogno di vedere nuovamente uomini e donne adulti e di bella presenza vivere esistenze quasi perfette, fra un attico e l’altro della città più famosa del mondo. Ma alla fine non ci stanchiamo mai di vedere sempre le stesse cose, soprattutto se sono leggere e divertenti, meglio ancora se sotto qualche aspetto, ci permettono anche di riconoscercisi dentro. Quindi, se qualcosa ci è rimasto delle avventure di Carrie, probabilmente qualcosa ci rimarrà anche delle vicende di Michael. Entrambi regalano una descrizione senza troppe smancerie degli affetti, ma in realtà entrambi nascondono (male) un ideale vagamente sognante dell’amore, perennemente impegnati come sono nella ricerca della persona giusta, dell’anima gemella.
Uncoupled porta la firma ormai nota di Darren Star, autore oltre che di Sex and the City anche di Emily in Paris e Younger, per dirne solo alcune delle più recenti. In effetti il suo marchio di fabbrica è ormai ben riconoscibile: episodi veloci, con dialoghi divertenti, qualche momento esplicito e un’estetica curata nel minimo dettaglio. Ecco servita l’ennesima commedia romantica ma non sdolcinata in cui, in qualche modo, l’autore cerca di esorcizzare i timori di tutti e che per questo piace a tutti. Che siano la solitudine, il tradimento, le aspettative sociali, l’età che avanza o il trasferimento in un’altra realtà, Darren Star ci mostra come tutte le possibili tappe di una vita, per quanto possano sembrarci difficili, sono in realtà un viaggio meraviglioso. Non ci sono difficoltà che il tempo e la tenacia non possano aiutarci a superare, soprattutto se si può contare su qualche buon amico. Questa serie prende in prestito alcune delle migliori idee presenti in Sex and the City e le rielabora adattandole a un’altra dimensione, neanche fosse un tributo, in cui le cose più brillanti vengono riprese proprio perché riconosciute come tali.
Se si guarda Uncoupled cercando una rappresentazione plausibile della vita della comunità gay di Manhattan probabilmente si rimarrà molto delusi nello scoprirla troppo simile a quella di un gruppo di donne single a cavallo fra la fine degli anni novanta e il nuovo millennio. Ma se si prova a guardare alle vicende di Michael e dei suoi amici come la dimostrazione che è non si è mai veramente da soli di fronte alle difficoltà, allora Uncoupled potrà strapparci qualche sorriso, regalandoci comunque un momento di svago. Lontano dalle sbruffonate di Barney Stinson, Neil Patrick Harris mette in scena un uomo sicuramente privilegiato, ma comunque disposto a mettersi in discussione. Michael è capace di continue autoanalisi, che esattamente come le famose riflessioni fuori campo di Carrie, mettono in luce le sue fragilità che lui non nasconde, ma anzi cerca di affrontare e accettare. Fragilità che in qualche modo sono presenti nelle vite di tutte le persone che lo circondano, anche se ricche, belle e famose.
Non solo una versione rinnovata di Sex and the City insomma, ma anche un tentativo di creare una nuova comedy rassicurante, sexy e divertente come lo era la precedente, ma in una modalità più inclusiva e moderna. Il non prendersi mai troppo sul serio accettando di non vivere in una commedia romantica è sempre il nocciolo principale, ma Uncoupled amplia lo sguardo, mostrando come questo sia vero e applicabile a qualunque età e in qualunque genere ci si riconosca, nonostante in fondo in fondo si sogni sempre la storia perfetta. L’amore viene spesso idealizzato e serie come queste ci ricordano anche tutti i lati molto più umani che lo compongono: “Amor che move il sole e le altre stelle” certo, ma muove anche un sacco di altre cose molto più prosaiche. Per fortuna.