ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie di Sky Un’estate fa
Sky Original è ormai sempre più sinonimo di garanzia per ciò che concerne la serialità italiana. Un’estate fa è solo uno degli ultimi esempi dell’avanguardia di Sky nel settore, un prodotto fresco e moderno, imperniato su una bella dose di coraggio che è stata decisamente premiata. La serie annovera un cast di assoluto prestigio con Lino Guanciale, Claudia Pandolfi, Filippo Scotti, Nicole Grimaudo e tanti altri e si configura come un affascinante e intricato fantasy-crime, che si dipana tra le pieghe del tempo, portando l’azione avanti e indietro dal presente ai favolosi anni Novanta, descritti con una precisione maniacale e rievocati tramite citazioni, canzoni e le indimenticabili notti magiche di Italia ’90.
Al centro del racconto c’è la misteriosa scomparsa di Arianna, il cui cadavere viene rivenuto trent’anni dopo, riaccendendo vecchi sospetti e facendo riemergere segreti dimenticati. Nel mirino delle indagini finisce Elio, rispettato avvocato che aveva una cotta per la ragazza nell’estate in cui è scomparsa e che, dopo quella fatidica notte, ha avuto un black-out perdendo i ricordi di ciò che era successo. L’uomo, dopo un terribile incidente, inizia a viaggiare avanti e indietro nel tempo, rivivendo l’estate della scomparsa di Arianna alla ricerca della verità su ciò che è successo alla ragazza che amava. La struttura di Un’estate fa, su cui più avanti ritorneremo, è complessa e restituisce un intreccio davvero corposo, capace di mantenere alta la tensione fino alla clamorosa risoluzione finale. La serie di Sky ha osato tantissimo, mostrando elementi innovativi e sorprendenti per la serialità italiana, ma, come detto, ha avuto assolutamente ragione vedendo il risultato finale.
Gli elementi moderni di Un’estate fa
Uno dei maggiori punti d’interesse nella serie di Sky è proprio l’approccio moderno alla narrazione, che si traduce in una serie di elementi costitutivi resi con maestria. L’intreccio è il primo di questi elementi, basato, come detto, su un complesso viaggio nel tempo, che è anche un sovrapporsi di personalità, visto che Elio torna nel suo io da giovane, ma con la mente e la personalità del suo io del presente, alternando le due dimensioni temporali. Si crea, in questo modo, un complesso gioco di rimandi e la stessa meccanica del viaggio del tempo, in realtà abbastanza consunta, acquisisce un valore particolare, perché realizzata appunto con questa particolare variante, che funziona tantissimo perché rende i due protagonisti, l’Elio giovane e l’Elio adulto, una sorta di corpo unico, capace di trafiggere il tempo e di condurre con coerenza ed efficacia le proprie indagini. La narrazione di Sky, dunque, si costruisce in maniera peculiare, dando vita a una sorta di via di mezzo tra il viaggio nel tempo vero e proprio e la doppia narrazione tra passato e presente, mantenendo come filo unico lo stesso personaggio interpretato da Lino Guanciale e Filippo Scotti.
L’altro elemento di spiccata modernità di Un’estate fa sta nella scelta del genere di riferimento, un’audace contaminazione tra il crime, uno dei generi principe della serialità italiana, e l’elemento fantasy, decisamente meno presente nel nostro contesto. La serie di Sky, dunque, prende uno dei generi di riferimento della narrazione nostrana e lo contamina con un elemento quanto mai lontano dal pubblico di riferimento, riuscendo nella sua operazione perché la mescolanza tra questi due registri è quanto mai armoniosa. La contaminazione, in generale, è una presenza fissa in Un’estate fa, altro simbolo di questa modernità dominante della serie di Sky.
Il viaggio nel tempo e la rivelazione finale
Il particolare viaggio nel tempo di Un’estate fa, dunque, rappresenta la cifra di riferimento di questa modernità della serie, di questo coraggio di osare, che culmina poi nell’epilogo finale, capace di regalare un clamoroso colpo di scena agli spettatori e di suscitare sensazioni contrastanti. Come abbiamo visto, alla fine si scopre che è stato lo stesso Elio a uccidere, accidentalmente, Arianna nel corso di una discussione, e il ragazzo si trova a dover prendere, nuovamente, la drastica decisione di coprire l’accaduto, come fatto trenta anni prima. Al di là del colpo di scena relativo proprio alla colpevolezza di Elio, di per sé spiazzante, c’è tutta una questione morale ed esistenziale dietro all’epilogo di Un’estate fa che innesca una profonda riflessione nello spettatore.
Se Elio non avesse mascherato la morte di Arianna non solo non ci sarebbe stata tutta la vita che ha vissuto, ma non sarebbe mai nata sua figlia. Cambiare il passato significato anche cambiare il futuro, ma il prezzo della giustizia, in questo caso, è davvero troppo alto. In fin dei conti, non riusciamo proprio a condannare il personaggio di Lino Guanciale e Filippo Scotti per la sua decisione, presa nel contesto di un bene superiore da proteggere. In questo abisso esistenziale sta la modernità di Un’estate fa, che porta con se delle implicazioni enormi, stimolando una riflessione decisamente, anche questa, audace.
Il coraggio per il futuro
Abbiamo visto, dunque, come Un’estate fa non abbia avuto assolutamente paura di osare e ha introdotto elementi moderni che, seppur spiazzanti in un primo momento, hanno funzionato tantissimo. Il coraggio mostrato dalla serie di Sky può essere davvero un monito per l’intero panorama, una spinta a osare, a rischiare, ad allontanarsi da terreni sicuri e provare a esplorare nuove strade. Un’estate fa ha mostrato che il pubblico italiano è prontissimo ad aprirsi a nuove frontiere e d’altronde la serie di Sky si pone anche in un panorama più ampio, fatto di titoli che stanno provando a far vedere qualcosa di nuovo. Negli ultimi tempi abbiamo assistito al rilascio di produzioni audaci, possiamo citare esempi come The Bad Guy, Bang Bang Baby, Call My Agent o Blanca, che hanno inserito nella propria chiari elementi moderni e innovativi, e Un’estate fa si ascrive a questa lista, portando ancora più in là il rischio, osando sia a livello strutturale che narrativo. Un’operazione, come detto, vincente, che premia la serie di Sky e in generale una produzione, quella italiana, che sta crescendo tantissimo.
Andando a chiudere su Un’estate fa, doverosa è la sottolineatura della capacità della serie non solo di introdurre elementi moderni, ma di farli convivere con quelli tradizionali. L’effetto nostalgia, ad esempio, che pervade tutta la ricostruzione dell’estate della morte di Arianna, è un elemento caro alla nostra produzione, così come la struttura vera e propria delle indagini, che porta a sospettare di volta in volta di un personaggio diverso. Modernità e tradizione si mescolano in Un’estate fa, restituendo un’ottima serie, che mostra, ancora una volta, perché, come abbiamo detto in apertura, Sky Original sia ormai sinonimo di garanzia.