Vai al contenuto
Home » Unprisoned

Unprisoned è l’ennesima serie su Disney+ che molti hanno perso di vista

Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Se avete voglia di vedere una serie tv comedy in cui vengono approfondite tematiche di un certo spessore ma con il sorriso sulle labbra, Unprisoned è ciò che fa per voi. Per quanto non sia tra i prodotti maggiormente in vista di Disney+ (basti pensare alla fama di The Bear o di Shogun), questa serie americana merita una visione e un’analisi più attenta per diversi motivi, tra i quali la freschezza e la leggerezza con cui riesce a raccontare una storia abbastanza complicata.

Distribuita a partire dal 2023 e composta da 16 episodi in tutto, suddivisi in due stagioni, la serie vede protagonisti Paige (Kerry Washington) e il padre Edwin (uno strepitoso, saggio e divertente Delroy Lindo). L’accoppiata funziona benissimo, soprattutto per i ruoli che ricoprono: lei è una terapeuta e madre single di un adolescente e lui è un ex-galeotto appena uscito di prigione dopo 17 anni per spaccio di droga.

Come faranno i due a conciliare vita personale e stravolgimenti affettivi dati da un rapporto che è sempre stato indubbiamente altalenante e privo di fiducia? Come farà Edwin a reinserirsi in una società che lo rifiuta (essere ex-carcerati vuol dire essere automaticamente cattive persone?). E soprattutto, riuscirà il padre a conquistare la stima e l’amore della figlia? Quest’ultima sarà capace di perdonare e di superare le sofferenze del suo passato? Queste sono solo alcune delle domande che ci poniamo mentre guardiamo gli episodi di Unprisoned scorrere l’uno dopo l’altro.

Inoltre sorridiamo nel vedere come la vita caotica di Paige venga affrontata con ironia dalla protagonista e ridiamo di cuore quando la sua coscienza veste i panni di sé stessa, ma da bambina. Una sorta di grillo parlante che appare in alcune scene interagendo direttamente con noi spettatori. Una mini Paige abbigliata da donna adulta che guarda dritto nella cinepresa e riflette ad alta voce sugli avvenimenti della Paige grande. Un’idea tenera e divertente che ci fa capire come a volte le difficoltà della vita vadano sì prese sul serio, ma non troppo.

Anche gli attori comprimari meritano una menzione speciale, dato che sono stati ben caratterizzati. Le loro storie sono inevitabilmente intrecciate a quelle dei protagonisti e tra loro troviamo anche delle vecchie conoscenze. Vi ricordate, ad esempio, di John Stamos? Il Dr. Gates di E.R.? Nella seconda stagione di Unprisoned veste i panni di Murphy, uno psicoterapeuta schietto, ironico e sincero. Una figura in netta competizione con Paige, la quale diventa sua paziente con il resto della famiglia. C’è poi Nadine, ex-compagna e amante di Edwin, la quale ha un rapporto piuttosto conflittuale con la protagonista, a cui ha fatto da madre affidataria per diversi anni. Un personaggio quasi irreale per la sua perfezione è Mal, un assistente sociale intelligente e maturo, mentore dell’ex-galeotto.

Infine c’è Esti, la sorella acquisita di Paige oltre che la sua confidente personale. Le due hanno un legame splendido nonostante non siano sorelle biologiche ma abbiano avuto la stessa madre adottiva.

Ma la sorpresa maggiore, colui che fa da ponte tra le relazioni complicate degli adulti che lo circondano è Finn, figlio di Paige e quindi nipote di Edwin. Un personaggio positivissimo, sveglio, solare. Un adolescente atipico che si affeziona immediatamente al nonno senza avere alcun pregiudizio nei confronti del suo passato. Al contrario, il nipote farà sempre da spalla a Edwin e quest’ultimo lo guiderà nella scoperta della vita e di sé stesso. Vederli insieme fa salire una nostalgia da lacrimuccia a tutti coloro che i nonni non li hanno più. I due ci ricordano quanto era bello essere compresi, coccolati e soprattutto avere dei complici che ci regalavano perle di saggezza senza giudicarci, insegnandoci a stare al mondo tra una risata e l’altra.

Questo è un altro aspetto notevole di Unprisoned: lo scambio (che a volte è anche scontro) generazionale. Infatti, il trio nonno, figlia, nipote mette in luce come la realtà delle persone sia cambiata nel corso degli anni. Ognuno di loro ha una visione differente della vita e di quale sia la maniera giusta di affrontate le situazioni. Ma esiste davvero un modo di vivere universalmente accettabile per tutti? Ovviamente no. E questo concetto ci viene ricordato in una scena geniale, in cui la mini Paige e la Paige adulta mangiano insieme una fetta di torta, riflettendo su che cosa sia la normalità. Si può essere veramente liberi e normali allo stesso tempo? La normalità di una persona può essere indossata anche da un’altra?

Dopo la nostra analisi e dopo avervi descritto sommariamente che cos’è Unprisoned, la domanda sorge spontanea: perché una serie tv così ricca di spunti è stata persa di vista da molti? La prima risposta che ci viene in mente, così senza pensarci troppo, è che alcune serie vengono pubblicizzate molto più di altre, soprattutto attraverso i social media e gli youtubers e influencers più famosi.

Facendo invece una riflessione più profonda, possiamo ipotizzare che Unprisoned non sia facilmente fruibile da tutti per due motivazioni principali. La prima è quella di essere una serie tv molto intima e focalizzata sull’introspezione, piuttosto che su scene di azione o di avventura. Ci sono tanti dialoghi e ragionamenti. La seconda motivazione invece è la psicologia. Una materia ostica ma affascinante, scelta consapevolmente dalla creatrice, Tracy McMillan. Come abbiamo detto, Paige, la protagonista, è una terapeuta ma ha anche un profilo Instagram dedicato alla sua professione seguito da migliaia di followers. In ogni puntata la donna affronta un argomento diverso tramite delle dirette: elaborazione del lutto, genitorialità, relazioni sentimentali, e così via. Dà dei consigli al suo pubblico ma utilizzando le esperienze che vive o che ha vissuto in prima persona. In questo modo aiuta gli altri ma anche sé stessa.

Tutte tematiche quindi che richiedono una buona dose di concentrazione e di attenzione, anche se è sempre la comicità a prevalere e a stemperare gli avvenimenti più difficili. Inoltre, il finale della seconda stagione lascia aperta la possibilità a una terza, dal momento che si conclude con l’introduzione di un nuovo filone narrativo. Un colpo di scena che né i personaggi né noi spettatori ci saremmo mai aspettati. L’attrice che interpreta Paige ha scritto apertamente sul suo profilo Instagram che non vedrebbe l’ora di vestire nuovamente i panni della sua terapeuta disperata preferita. Quindi non ci resta che incrociare le dita!

Ma Unprisoned non è l’unica serie tv disponibile su Disney+ a essere passata un po’ in secondo piano. Accanto a lei ce ne sono altre non meno interessanti e di generi differenti. Dal thriller psicologico The Patient, che vede tra i personaggi un insolitamente serio Steve Carrell, alla biografica Feud, in cui vengono narrate le vicende di due attrici rivali negli anni ’60. C’è persino un medical drama, This is Going to Hurt, in cui viene raccontata la storia di un medico che lavora nel reparto di ostetricia e ginecologia.

Quindi cari lettori, se vi sono sfuggite alcune serie tv su Disney+, non preoccupatevi. Con l’autunno alle porte, ci aspettano calde serate sotto le coperte, con una tazza di tè in mano e magari un gatto morbido e coccoloso accanto. La situazione perfetta per godersi una fiction piacevole, divertente e profondamente reale come Unprisoned.