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Unwanted 1×07 e 1×08 – La Recensione del finale di stagione

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Il seguente articolo contiene SPOILER sulle puntate 1×07 e 1×08 di Unwanted.

Il viaggio di Unwanted: Ostaggi del mare è giunto al proprio naturale epilogo nelle puntate 1×07 e 1×08, portando con sé alcuni problemi ma anche diverse cose buone che avrebbero meritato più tempo per lasciare il segno e catalizzare l’attenzione. Al di là dei limiti, Unwanted era partita con una missione chiarissima: mostrare una realtà scomoda, sviscerandola e raccontandola dal punto di vista di un gruppo di migranti che si affaccia per la prima volta a quello che dovrebbe essere un mondo migliore, ma che si rivela per quello che è fin dall’inizio, servendosi di loro quasi come oggetto di intrattenimento, come una bella storia da raccontare ai parenti al termine della crociera, un modo per dire “io c’ero”; ed è proprio questo il punto che la serie Sky ha centrato fin dal principio, al di là di ogni dubbio lasciato lungo il cammino. La nostra recensione.

Unwanted non è una creatura perfetta, ma è stata coerente nel portare avanti un tema di fondo che non si può far finta di non vedere e che ha ben poco da spettacolarizzare.

Unwanted (640×360)

Il punto è proprio questo: se qualcuno si aspettava di trovare in Unwanted e nel suo finale nelle puntate 1×07 e 1×08 un terreno fertile per colpi di scena, rivoluzioni e colpi di stato, il problema è che ha sbagliato serie in partenza, perché lo scopo del progetto partito, non dimentichiamocelo, dal libro Bilal del giornalista Fabrizio Gatti, era quello di colpire nel segno il cuore e l’animo di tutti gli spettatori, puntando ad aprire un dibattito molto personale: “io cosa avrei fatto in quella situazione?”. E partendo da questo presupposto, la 1×07 e la 1×08 di Unwanted hanno confermato quanto visto fino a ora, e gli stessi protagonisti (lato passeggeri, ovviamente) sono giunti alla conclusione di essere parte integrante del problema, soprattutto quando una lungimirante Silvia descrive la Orizzonte proprio come avevamo fatto all’inizio, da semplici spettatori: una terribile quanto realistica miniatura del mondo reale. Unwanted non voleva creare né miti e né eroi, ma soltanto concentrarsi sugli inevitabili risvolti del consumarsi di un dramma umanitario che vede lo scontro tra due mondi agli antipodi, sottolineando l’insostenibile difficoltà di questi a convivere, a coesistere nella realtà. Unwanted è la storia di una triste verità da accettare e sui cui riflettere, la più triste di tutte.

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Unwanted (640×360)

Ma passiamo al lato narrativo e partiamo dalle cose che non sono andate: l’1×07 e l’1×08 di Unwanted avevano la possibilità di ribaltare completamente il nostro parere sulla arrancante gestione di alcuni personaggi; spoiler? Non l’hanno fatto minimamente. Tutto normale, se non fosse che parliamo dello sviluppo di alcuni dei protagonisti assoluti della serie, tra cui il più criticato di tutti, il capitano Arrigo. Ancora una volta, non siamo qui a sindacare sul fatto che Bocci sia stato o meno una scelta corretta, ciò che più di tutto ci ha fatto storcere il naso è il percorso svolto dal suo personaggio all’interno della serie: Arrigo non ha mai avuto la possibilità, come tanti altri (ed è forse questo il problema principale dal punto di vista narrativo e contenutistico), di parlare a tu per tu con il pubblico e di raccontare il proprio personaggio, sviscerandolo e dando in qualche modo una motivazione, fosse essa condivisibile o meno, del perché abbia deciso di agire in un determinato modo, salvo poi “redimersi” soltanto sul finale, decisamente troppo tardi; a questo problema, bisogna aggiungere il fatto che per praticamente metà del tempo della storia il fu capitano della Orizzonte è stato confinato, insieme a Edith (altra protagonista inespressa), Tareq e Ousmane su tutti, all’interno del ponte di comando: tale scelta narrativa ha avuto un peso enorme sullo sviluppo di questi personaggi, il cui raggio d’azione è stato limitato in modo evidente, lasciando al pubblico le briciole del loro potenziale. In generale, tra le vicende personali dei migranti, che poi sono le stesse che appartengono in modo fedele ai terribili scenari raccontati in Bilal, c’erano tantissimi spunti interessanti: la storia di Ousmane, per esempio, eroico tassista che per tutta la sua carriera ha rischiato la vita pur di mettersi a disposizione dei più deboli, ma anche quella di Sophie, la cui bellezza naturale è giunta in Occidente senza di lei, usata come oggetto e abbandonata a se stessa.

La serie ha raccontato tante sfumature della stessa realtà, e anche se il pretesto per incastrarle tutte nello stesso mosaico non ha funzionato come avrebbe potuto, il finale ha mantenuto una certa coerenza con tutto il resto della storia.

Unwanted (640×360)

Un finale agrodolce, innanzitutto perché i migranti sono riusciti a trovare quella che si presuppone essere una pace definitiva, anche se poi questo punto è tutto da verificare, ma lo hanno fatto imbattendosi nell’ennesima dimostrazione che la società attuale non è adatta ad accogliere, a tollerare: l’accenno rivoluzionario guidato da Osumane nelle fase finali di Unwanted si infrange sulla barriera di ignoranza che pervade la quasi totalità dei passeggeri della Orizzonte, tra insulti razzisti e luoghi comuni che riportano il pubblico con i piedi per terra. Gli unici vincitori delle 1×07 e 1×08 di Unwanted sono i migranti, che decidono di arrendersi spontaneamente alle avversità di un mondo che per tutto il breve viaggio miracoloso che hanno avuto la fortuna di affrontare avevano sognato, ma che si è rivelato per quello che è, lasciandoli nuovamente di fronte a un mare di incertezze e un futuro incerto, in un mondo che continua a dimostrarsi a loro avverso, senza nemmeno dargli la possibilità di presentarsi, di farsi conoscere. Il finale della serie, nella 1×07 ma anche nella 1×08 di Unwanted, è ricco di elementi simbolici: a partire dall’impietosa fine di Sophie, che dopo aver attraversato l’inferno a piedi nudi, sopportando abusi di ogni tipo e sopravvivendo per miracolo a un naufragio, incontra la morte, a cui era sfuggita eroicamente, proprio a bordo della Orizzonte e in modo assurdo, ancora più ingiusto.

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Unwanted (640×360)

Ma, soprattutto, il simbolo per eccellenza della travagliata storia di Unwanted è rappresentato dalla storyline che vede protagonisti Elvis e Mary: il loro amore, in tutta la sua naturale immaturità e genuinità, è un grido di speranza, perché i loro sguardi immacolati annientano qualunque tipo di barriera, anzi, proprio non la vedono, dando una fortissima dimostrazione di quanto conti il retaggio culturale di appartenenza in tematiche come queste, laddove due ragazzini immaturi dimostrano di essere due giganti, gli unici in grado di vedere la realtà per come dovrebbe essere, e non per come ci è stato imposto di vederla; la maglia di Mbappé è il simbolo pratico di un ragazzo che sogna la normalità di cui ha soltanto sentito parlare per tutta la sua giovane vita, immaginandosela come un paradiso terrestre, nonostante poi finisca per ritrovarsi, come del resto tutti i suoi compagni di viaggio, nuovamente da solo, con un’intera vita davanti ma nessun appiglio a cui aggrapparsi: il volto sorridente di Elvis è ciò che non dimenticheremo mai di Unwanted, come lo è anche il suo sguardo triste, nell’ultima scena, che ci ricorda che anche i giganti, quelli veri, piangono.