Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla prima stagione di Upload
Al di là delle apparenze, Upload non racconta una storia particolarmente originale. Parla della vita dopo la vita nella morte sospesa di un aldilà digitale, esattamente come aveva fatto Black Mirror nella celebratissima San Junipero. Un aldilà sui generis dove è addirittura possibile ritrovare l’amore in un buon posto che buono tutto sommato non è poi tanto, sulla falsariga di The Good Place. Ma non si ferma qui: l’amore è contrastato dagli eventi, tormentato, impossibile. Un amore proibito nell’Eden, e qui non è manco necessario evidenziare quanto possa essere vetusto il tòpos letterario.
Insomma, Upload nasce vecchia: un paradosso, per una serie fantascientifica che ci immerge fin dal primo momento in un futuro prossimo pieno di speranza e allo stesso tempo di inquietudine, ma tant’è. Eppure non è un difetto, affatto. Al contrario, il saper combinare con maestria elementi di storie già raccontate in un’opera dal respiro originale è un grande pregio. E Upload, nonostante tutto, centra perfettamente l’obiettivo. Regalandoci uno dei gioiellini più preziosi del balbettante 2020 seriale sin qui vissuto.
In fondo la premessa è semplice: qualcuno può affermare di aver raccontato una storia davvero nuova dai tempi lontanissimi di Omero? Nessuno, o quasi. E non può certo farlo Greg Daniels, creatore della comedy prodotta e distribuita da Amazon Prime Video. Daniels, lo stesso dell’immortale The Office. Ma anche di Parks and Recreation e di Space Force, quest’ultima ormai prossima all’uscita su Netflix. No, non può farlo. Perché attinge a piene mani da San Junipero, e si vede. E ancora di più da The Good Place, creata da Michael Schur, autore con cui Daniels ha collaborato un’infinità di volte. Arrivando in qualche modo a omaggiarla, nel momento in cui sembra volersi giocare la carta dell’amante smemorato che dimentica la sua amata, salvo poi tornare indietro dopo il cliffhanger.
Eppure Upload funziona, eccome se funziona. Perché i 10 episodi da 30 minuti circa dei quali è composta la prima stagione scorrono via in un battito di ciglia. Ci si diverte, abbastanza. Si piange, nei momenti chiave. E si riflette, tantissimo. Nell’arco di tutta la serie, capace di sfruttare quasi l’impostazione preliminare da comedy per poi viaggiare alla riscoperta di una miriade di generi. Dalla fantascienza alla rom-com più pura, passando per il drama mitigato e addirittura un thriller dai contorni noir molto più solido di quanto un’impalcatura del genere possa far pensare. Grazie a una storia pesante dai toni leggeri, soffocante se si destrutturano gli elementi più strettamente divertenti. Perché Upload è una storia triste, tristissima. Ed è ambientata in un mondo in cui probabilmente non avremmo una gran voglia di vivere.
Pensate per esempio al destino brutale riservato ai residenti che hanno a disposizione due soli giga: ogni singola azione deve essere ben ponderata, e persino il pensiero ha un valore economico ben definito. Una vita non vita che corre sul filo di un contatore che segna un countdown implacabile, in un mondo dominato dal capitalismo più sfrenato che non conosce pace nemmeno dopo la morte. La critica di Daniels è aspra seppure ben bilanciata dai toni comici, senza mai sforare in alcun modo nella farsa vera e propria. E parla di un domani molto vicino al nostro oggi, raccontando la storia del povero Nathan, interpretato dal bravissimo Robbie Amell, come se se stesse parlando di ognuno di noi, immersi come siamo in un presente sempre più digitale e dominato da elementi che plasmano le nostre vite.
Tante vecchie storie, se combinate, possono raccontare una storia nuovissima. Ed è così che Daniels rispolvera per l’ennesima volta Montecchi e Capuleti per creare una bellissima storia d’amore, quella che vede coinvolti il protagonista Nathan e la brillante Nora, dandoci i brividi della prima volta. Ogni comedy che si rispetti ha una sua storia d’amore iconica. Più forte di ogni avversità, romantica e allo stesso tempo essenziale. Poche sono le eccezioni, e Upload non è tra queste. Daniels sfrutta ancora quel che le serie tv ci hanno già dato abbondantemente per portarci a fare il tifo per loro. Emozionarci al loro primo bacio, soffrire quando tutto sembra perduto. Gioire al lieto fine che intravediamo limpidamente all’orizzonte. E non ci dispiace farlo anche se dei troppi Ross e Rachel potremmo averne avuto abbastanza, perché l’originalità sa essere prima di tutto semplice.
Insomma, Upload merita. Merita tanto. Forse non cinque stelle, almeno per ora. Ma sicuramente l’8.2 di valutazione che ha avuto su IMDb e i rispettivi 86% e 89% di gradimento ricevuti su Rotten Tomatoes da critica e pubblico. Amazon lo sa, e per questo ha già rinnovato la comedy per una seconda stagione che presenta tutte per le premesse del caso per diventare ancora più grande. Rovinerebbe tutto, ma siamo convinti che non andrà così: da un uomo che ha plasmato Michael Scott e Leslie Knope, d’altronde, ci attendiamo sempre il meglio.
Antonio Casu