“Cogito ergo sum”. diceva Cartesio nel 1600. E il concetto sembra valere anche nel 2033. O almeno così sostengono gli angeli di Upload. Se la morte spaventa, potrebbe consolare sapere che, in un futuro non troppo lontano, quella coscienza, quella capacità di pensiero, il discernimento proprio dell’essere umano sarà ancora ciò che caratterizza un essere vivente. In virtù di questo, anche se il corpo e la realtà materiale sono destinate a smettere di esistere, quella parte, che ci definisce in quanto individui, si potrà conservare per eventualmente essere caricata in un aldilà digitale.
La morte può smettere di angosciare perché non è più definitiva e irreversibile. Meglio conservare il nostro ultimo respiro per decidere se desideriamo essere sottoposti all’upload e quindi terminare la vita terrena, trasformandola in un eternità da passare in un paradiso digitale. È un processo facilissimo, basta pagare.
Gli uomini e le donne del futuro possono quindi assicurarsi un’estensione digitale della loro vita grazie a un comodo abbonamento mensile, oppure possono decidere di morire alla vecchia maniera, affidandosi alla fede o a qualsiasi altra incognita. La scelta sembra quasi scontata, considerando che un’eternità digitale ci permette di rimanere comunque in contatto costante con tutto ciò che abbiamo amato nella nostra vita terrena. Anzi, grazie a tecnologie altamente sofisticate possiamo addirittura avere la percezione di toccare, abbracciare e sentire amici, parenti e amanti che abbiamo conosciuto da vivi.
Scelta scontata dicevamo. O forse no.
Certo l’idea di sparire definitivamente dalla vita spaventa, ma pensandoci bene, come fa sentire l’idea di vivere in un eterno (finto) presente?
Nathan è morto in un incidente stradale prima dei suoi trent’anni. Era in una sicurissima auto a guida automatizzata con la sua fidanzata Ingrid, quando il sistema di guida ha avuto un blocco e purtroppo si è andato a schiantare contro un camion, che poi le cose non siano andate proprio così è un altro (lungo) discorso. Fortunatamente appartiene a una famiglia molto facoltosa e ha già attivato per Nathan un abbonamento ultra lusso per Lake View, un paradiso virtuale in cui il fidanzato potrà aspettarla immerso nelle comodità di un albergo a cinque stelle. Sembra bello, ma qualcosa scricchiola. Il primo aspetto che stupisce è che il paradiso non dipende da come si ha vissuto: la vita dopo la morte ha ben poco di meritocratico, ma piuttosto è legata alla ricchezze che si sono accumulate durante la vita. Peccato che Nathan tutte queste possibilità economiche non le abbia e che quindi la sua vita eterna appartenga letteralmente a Ingrid.
Come se questo non bastasse, Nathan capirà velocemente che quella che dovrebbe essere una versione perfezionata della vita terrena, in realtà presenta più di qualche problema.
Le realtà virtuali in cui trascorrere l’eterno riposo sono le più svariate e tanto più potrai pagare, tanto meglio potrai soggiornare. Il fatto è che questa estensione è pur sempre una ricostruzione e la vita vera delle persone non è fatta di tempo perfetto che scorre tutto uguale, ma di molti minuscoli particolari che si finirà per ricordare con nostalgia. Intuendo che il lusso sta nei dettagli, a Lake View si può pagare per sentire un odore sgradevole. Con un piccolo aggiornamento, saranno possibili papille gustative più avanzate e dando il numero della propria carta di credito si potrà immediatamente scalare il costo di un raffreddore, con un piccolo extra per gli starnuti. Potrebbe sembrare difficile adattarsi a questa nuova realtà, che assomiglia soltanto alla vita terrena, ma Horizon, la società che ha fondato Lake View, ha pensato davvero a tutto e quindi ciascun ospite viene affiancato da un angelo custode. L’angelo risponderà a ogni domanda, accompagnerà in ogni luogo, mostrerà ogni comfort e sosterrà in ogni momento. E paradossalmente, per assicurarsi il massimo della performance, questo compito viene assegnato a esseri umani, non a intelligenze artificiali. In fondo solo chi esiste perché pensa, riconosce le sottili differenze fra una perfetta eternità fittizia e l’umana imperfezione della vita reale.
L’eternità è un’imitazione dell’esistenza umana: certo ci sono immensi e comodi letti, ma nessuno ha davvero bisogno di riposare. Ci sono lauti pranzi e cibo a volontà, ma nell’aldilà non è necessario nutrirsi. Ci sono infiniti outfit possibili, ma le stagioni non si susseguono, vengono arbitrariamente decise girando un termostato. Va sopportata qualche pubblicità di tanto in tanto, ma in fondo il tempo nell’eternità è un problema risolto.
No, questo non è vero, il tempo è l’unico problema davvero irrisolvibile. In Upload si cerca di assottigliare la differenza fra vita terrena e aldilà, illudendosi che una realtà virtuale sia un perfezionamento di ciò che si è vissuto, ma la percezione del tempo fra le due condizioni fa tutta la differenza del mondo. A Lake View si vive un eterno presente, si è bloccati in un luogo in cui il tempo è sospeso e non è rilevante. L’aspetto che si ha, dipende da quello della foto scelta nel momento in cui viene fatto l’upload e rimarrà per sempre, immutato. Le giornate sono scandite da un ritmo sonno veglia fittizio e, come si è già detto, anche il susseguirsi delle stagioni è arbitrario. Se di per sé già questo ci condanna a un eternità artificiale e artefatta, le cose peggiorano quando si considera la possibilità di rimanere costantemente in contatto con chi ancora vive.
La vita prende senso nel trascorrere del tempo, nel desiderio di fare progetti, nei ricordi del passato, ma sopratutto nelle speranze per il futuro. La vita è un percorso, si cresce, si invecchia, si impara. E Tutto questo a Lake View non esiste. Se chi è vivo decide di rimanere aggrappato a chi è morto, un po’ morirà a sua volta. Ciò che la Horizon offre con Lake View è l’illusione di fermare il tempo in modo da non doversi separare da chi si ama. Ma è appunto un’illusione.
In Upload distanza fra il mondo dei vivi e quello dei morti rimane siderale e Nathan si accorgerà ben presto di non poter continuare a mantenere vivo il passato, ma che gli è precluso anche un futuro. Non può restare con Ingrid, perché ciò che erano in vita smette di esistere nel momento in cui emergono le loro differenze una volta spogliati di ogni apparenza e materialità. Ma sarà una storia impossibile anche con Nora, che ha il diritto di vivere una vita in potenza e non di restare ancorata all’impossibilità di qualsiasi evoluzione.
Come è già avvenuto in altre serie tv, la tecnologia, così invadente nella vita di tutti i giorni, non è all’altezza della complessità dell’essere umano e per questo si risolve in uno strumento di marketing che finge solo di rispondere a ogni necessità. Necessità che, in molti casi, neppure sapevamo di avere. Forse in Black Mirror i risvolti erano decisamente più drammatici, ma anche Upload, sotto alla leggera patina della comedy, nasconde una riflessione importante. Ci piace pensare che denaro e intelligenza artificiale ci rendano praticamente invincibili, regalandoci il controllo su qualsiasi cosa, ma la verità è che siamo labili, imperfetti, passeggeri, in qualcosa perfino manchevoli.
La vita è ancora il bene più prezioso nonostante incombenze e imprevisti. Non esiste nessuna app a pagamento, nessun aggiornamento, nessuno straordinario mezzo tecnologico che possa sostituirla. È bene ricordarlo, per quanto ovvio possa sembrare.