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Non sapevo di cosa scrivere, quindi ho deciso di parlarvi di Utopia

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Nata nel 2013 da un progetto di Dennis Kelly in cui, almeno inizialmente, aveva fortemente creduto il canale britannico Channel 4, Utopia resta ancora oggi inedita in Italia e quindi apprezzabile soltanto per coloro che si prendono la briga di andare a cercare la versione sottotitolata (o, se siete molto bravi in inglese, anche quella senza i sottotitoli).

Quello che voglio trasmettere oggi è che questa briga va presa.

Utopia è una Serie Tv di due stagioni da sei episodi ciascuna. Lo show presenta una Serie di caratteristiche uniche e tali da essere definito, a suo modo, un piccolo capolavoro. Purtroppo, nel 2014 Channel 4 ha interrotto la produzione lasciando in sospeso la storia. La motivazione è la classica: i dati audience sono l’unica cosa che conta. A ogni modo, gli Stati Uniti hanno deciso di farne una versione loro, come spiegato in questo articolo. Ma cos’è Utopia?

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Interessante, innanzitutto, iniziare dal significato e dall’etimologia della parola utopìa. Deriva dal greco e dal composto della negazione οὐ (non) e τόπος (luogo), quindi “non luogo, luogo che non esiste“. Tuttavia è stato Thomas More a sdoganare l’uso della parola nel significato che conosciamo, intitolando proprio così una delle sue opere più famose; in inglese, inoltre, la parola è omofona con eutopia, il suo opposto: εὖinfatti, significa “buono”, e alcuni autori e filosofi hanno spesso giocato sulla doppia valenza di queste due parole.

Si potrebbe infatti dire che non esiste un luogo buono, cioè che l’eutopia sia un’utopìa.

Premesso ciò, Utopia affronta il concetto di irrealizzabilità in diversi frangenti. Così lo rende sicuramente un tema portante e giustifica sostanzialmente il titolo della Serie. Questo potrebbe emergere particolarmente in un duplice rapporto. Da una parte è utopistico pensare che il mondo possa continuare a sfruttare le risorse offerte senza che queste finiscano, considerando il rapporto inversamente proporzionale fra la crescita della popolazione e la diminuzione delle stesse risorse; dall’altra è ugualmente utopistico, tuttavia, pensare di risolvere questo problema con la diffusione di un virus che stermini miliardi di persone per dare modo al rapporto di equilibrarsi. Una domanda di fondo, dunque, si pone guardando Utopia: i cattivi hanno davvero torto?

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Il tema del sacrificare oggi per sopravvivere domani e soprattutto quello del decadimento della condizione della Terra, sfruttata avidamente dai suoi abitanti più intelligenti, è riscontrabile in molte opere di letteratura e di cinema; quindi non è sicuramente nuovo. Il punto è che stimola sempre una riflessione combattuta. In questo senso i protagonisti, perfetti sconosciuti fra loro, incaricati inconsapevolmente e casualmente di evitare che il Network trovi il manoscritto della Graphic Novel chiamata Utopia in cui si ritiene sia contenuta la formula del virus, sembrano personaggi di un fumetto più che di una storia drammatica. Non c’è, volutamente, il tempo per costruirli. Dunque la loro caratterizzazione è unica anche per le poche informazioni che abbiamo su di loro.

Se i protagonisti sembrano personaggi di un fumetto, la stessa Serie è più una serie di disegni e fotografie perfette più che una vera e propria sequenza di riprese.

Il punto forte di Utopia, infatti, è senza dubbio da un lato l’intensa violenza e crudezza della Serie bilanciata dal tipico humor inglese e dalla strana caratterizzazione di alcuni personaggi (si pensi ad Arby e Lee), dall’altro il montaggio e la fotografia. Questa, enfatizzata da una scelta di colori strabiliante e inconsueta tra cui spiccano il giallo, il verde e l’azzurro, è accompagnata da scene montate alla perfezione. A chiudere il tutto, abbiamo una colonna sonora assolutamente ansiogena.

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La complementarità, dunque, è la chiave di volta di Utopia; tra personaggi e modo in cui sono vestiti, tra effetti meteorologici e tipologia degli eventi, tra colpi di scena e l’incalzante musica. Un peccato, dunque, che non sia stata terminata. Ma a questo punto è lecito essere curiosi di quella che sarà la versione americana. Ahinoi, però, sarà molto probabilmente distante dallo stile unico e tipicamente britannico che ha caratterizzato la vecchia Utopia. Voi, nell’attesa, recuperate l’originale!

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