In un’epoca televisiva meravigliosa come quella che stiamo vivendo, le emittenti fanno a gara per alzare sempre di più l’asticella della qualità e dell’originalità. Ne consegue una sempre maggiore difficoltà nel proporre qualcosa di unico: realizzare una Serie Tv dagli elevati standard qualitativi e capace, al tempo stesso, di risultare innovativa. Uno di quei prodotti che risponde pienamente a questi requisiti resta ancora sconosciuto ai più, vale a dire Utopia.
Creata da Dennis Kelly e trasmessa da Channel 4 – l’emittente che ha lanciato Black Mirror, per intenderci – Utopia è andata in onda per due stagioni, composte da 6 episodi ognuna, nel biennio 2013-2014. Una Serie Tv, dunque, relativamente breve ma capace di lasciare la propria impronta in pochissimo tempo. Grazie a una scrittura e a un comparto visivo fuori dal comune, infatti, l’appellativo di “piccola grande Serie” che le avevamo dato in questo articolo calza a pennello.
Esistono tante Serie Tv belle e originali ma una roba come Utopia non si è mai vista prima: per questo merita di essere aperta a un pubblico più ampio. Vediamo perchè.
La cosa che balza immediatamente all’occhio dello spettatore è il marcatissimo contrasto tra i colori. Questi ultimi, così saturi e gelidi, si integrano senza mescolarsi davvero, regalando un colpo d’occhio notevole. In special modo quel giallo vivido, che ritorna in tutti i momenti più importanti, può essere considerato il marchio di fabbrica della Serie. Vien da sè che la fotografia diventi parte attiva della trama, con uno stile che richiama quello caratteristico dei fumetti.
Non a caso al centro degli eventi narrati in Utopia vi è proprio un fumetto – ad essere precisi una graphic novel – Utopia Experiment. Fumetto che, quasi a voler anticipare il destino che ha contraddistinto la Serie Tv fino a questo momento, è prettamente di nicchia. I fan sfegatati, infatti, sembrano essere esclusivamente i quattro protagonisti, ignari degli eventi che li sommergeranno di lì a poco.
Ritornando alla particolare trovata cromatica, sono in molti quelli che cercano di individuarvi una simbologia. Tra chi ritiene che ogni colore sia un chiaro alert di quello che succederà a breve e chi associa ogni colore, tra i più ricorrenti, a una stagione dell’anno, le teorie non si sono sprecate. Per quanto nessuna di esse sia mai stata confermata da quanti hanno lavorato alla Serie, potete star certi che non si tratta di una trovata fine a sè stessa.
Sicuramente, infatti, la scelta dei colori esplicita un legame con la questione ambientale. Molto spesso, in special modo negli opening, la Serie indugia sui paesaggi naturali, bucolici, in cui è più evidente l’esplosione di colori. La salvaguardia dell’ambiente, come tenteremo di spiegare più avanti, è uno dei temi portanti di Utopia. In tal senso le sequenze approcciano alla tematica con amara ironia, come vedremo.
L’ironia disarmante di Utopia assume il più delle volte tinte grottesche scontrandosi, in un gioco di dicotomie, con la violenza totalmente fuori controllo che muove l’azione dei personaggi. Come solo gli inglesi sanno fare.
Se vi aspettate la consueta minaccia di omicidio, con il villain di turno che, inspiegabilmente, indugia sempre prima di premere il grilletto dovrete rivedere la vostra prospettiva. Per usare un eufemismo. In Utopia tutti i personaggi – SENZA ECCEZIONE ALCUNA – sono investiti da un vortice di brutalità e se puntano un’arma da fuoco, un coltello, un oggetto contundente verso il prossimo statene certi che lo utilizzeranno.
Il mix di no-sense e esaltazione della violenza non può che scomodare il paragone con un mostro sacro del cinema e dell’exploitation come Quentin Tarantino. Allo stesso modo non mancano riferimenti a Kubrick e Haneke – soprattutto per ciò che riguarda la figura di Arby – o al primo Guy Ritchie. In generale, tuttavia, a prevalere è quel tipo di violenza brutale, diretta, disturbante, tipica della narrazione british quando si occupa delle subcultures inglesi.
Arrivati a questo punto come reagireste se vi dicessi che tanta violenza è al servizio di una giusta causa? In questo si erge il paradosso di Utopia, che poi è anche il suo punto di forza: la Serie Tv è una intelligente provocazione.
Quando abbiamo accennato alla tematica ambientale, il riferimento va al leitmotiv di Utopia. Il Network, la perfida organizzazione di turno, agisce per combattere il fenomeno del sovraffollamento del pianeta. Tale piaga, infatti, rischia di prosciugare tutte le risorse naturali, indispensabili alla sopravvivenza. Per questo il suo intento è quello di garantire la continuità della specie umana, decimando la popolazione mondiale.
In che modo intende farlo, come si inseriscono nella vicenda il fumetto e i vari personaggi è giusto che lo capiate da soli. Il punto, semmai, è un altro. Utopia non propone la solita, netta distinzione tra il bene e il male: quello del sovraffollamento è un problema tangibile che, a prescindere dai mezzi con cui lo si argina, non può non imporre una riflessione. Che coinvolge tanto i personaggi, quanto lo spettatore.
Da una parte, dunque, abbiamo un’organizzazione sorretta da una ideologia; dall’altra una flebile resistenza mossa dalla lotta per la sopravvivenza e la difesa del libero arbitrio. Entrambe le fazioni saranno costrette ad azioni orribili per perseguire i propri obiettivi, rendendo nebulosa la distinzione tra giusto e sbagliato. Quest’ultimo aspetto, peraltro, è rafforzato dai continui doppi e tripli giochi in cui cadono i personaggi.
Per queste ragioni Utopia rimane certamente un thriller di matrice distopica e cospirativa ma, in una prospettiva più ampia, svolge soprattutto una funzione meditativa sulle implicazioni etiche della scienza. Una roba da maneggiare con cura, quindi, poichè capace di legare perfettamente l’intrattenimento fine a se stesso a un sottile messaggio pedagogico.