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Valeria è una Sex & The City che ce l’ha fatta

Valeria-Netflix
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Quattro amiche inseparabili, sulla trentina, alle prese con i loro problemi sessuali e sentimentali. Questa è a grandi linee la trama di Sex & the City e anche quella di Valeria, serie spagnola uscita su Netflix da qualche giorno. È evidente che gli autori di quest’ultimo prodotto non si siano preoccupati di nascondere l’analogia, anzi. L’hanno cavalcata proprio forti di un monolite come la serie HBO, icona della femminilità da oltre 20 anni.

Non è la prima volta, d’altra parte, che la N rossa riprende format arcinoti e di successo, rielaborandoli e riadattandoli in un nuovo contesto. Non è nemmeno la prima volta che si tenta di riprendere le tematiche di uno show liminare che, per la prima volta sul piccolo schermo, ha mostrato un nuovo archetipo di donna, diverso dalla madre di famiglia che aveva fatto capolino fino agli anni Novanta. I risultati sono stati talvolta buoni (Desperate Housewives) e altri decisamente negativi (Lipstick Jungle).

E Valeria a quale dei due schieramenti appartiene?

La Carrie Bradshaw della situazione, in questo caso, è Valeria, 28enne spagnola interpretata da Diana Gómez (apparsa recentemente anche ne La Casa de Papel). Invece di affidare la sua vita a un diario, come la sua omologa newyorkese, ella prova a raccontarla attraverso un romanzo. “Prova” è il termine più corretto, perché del suo primo decantato romanzo non ha veramente ben chiaro il quadro della situazione. Inizialmente doveva essere un thriller, poi diventa un romanzo erotico, nel mentre slittano sempre più le scadenze concordate con l’editore.

Rispetto alla protagonista di Sex & the City, Valeria non ha carisma; non ha quel tipo di presenza scenica; non è nemmeno caratterizzata con quella profondità di scrittura (e questo per certi versi è anche naturale). A tratti, anzi, diventa fastidiosa, frivola, choosy (per utilizzare un termine caro una ex ministra dell’istruzione). Si lascia facilmente influenzare dagli altri, Victor in primis, anche lì dove dovrebbe essere più brava: nella stesura del suo primo romanzo. Eppure, proprio in virtù dei suoi difetti, il personaggio funziona. Difficile dire quanto sia un effetto voluto dagli sceneggiatori, ma le turbe di Valeria ricordano, seppur in maniera estrema, quel millenial incompleto e incompiuto in cui noi quasi 30enni, almeno una volta, ci siamo riconosciuti.

L’altro aspetto che caratterizza il suo personaggio – nonché la serie stessa – è il dilemma interiore nello scegliere tra due uomini, il marito Adrian e l’affascinante Victor. Anche in questo caso la serie alterna stereotipi irritanti e risvolti interessanti. I primi prevalgono nella prima parte del racconto, quando Victor viene mostrato quasi come un’entità apparsa dal nulla per devastare la vita matrimoniale della protagonista. Nella seconda parte l’uomo viene invece spogliato della sua aura invincibile e anche la caratura del personaggio ne beneficia. Adrian, invece, viene presentato come un’idealista ma al contrario di sua moglie, è più concreto ed è l’unico a mettere da parte i propri sogni per poter portare la pagnotta a casa. A conti fatti è la figura con cui è più facile empatizzare. L’episodio finale, uno dei più riusciti, attraverso i flashback restituisce un po’ di luce al rapporto tra marito e moglie, ridimensionando agli occhi degli spettatori quello tra la stessa Valeria e Victor. Di pari passo anche l’epilogo professionale della donna, si rivela abbastanza incisivo da auspicarsi una seconda stagione.

Anche le amiche della protagonista non sfuggono agli alti e bassi, chi più chi meno

Il personaggio più dinamico è senz’altro Lola, la classica mangiauomini che però, in segreto, sogna la grande storia d’amore. Se questo aspetto, di per sé, non si rivela particolarmente innovativo, al netto di qualche gag divertente a lavoro, più interessante è il rapporto controverso con la sua famiglia, in particolare con la madre che l’ha abbandonata poco più che adolescente per seguire la sua carriera. E questo diventa il tratto più peculiare di un personaggio che altrimenti sarebbe stata la versione iberica di Samantha.

Figura antitetica a quella di Lola è invece Carmen, alla ricerca quasi ossessiva della grande storia d’amore. Se quello, di per sé, non è un problema, lo è invece l’epilogo della prima stagione, in cui sceglie l’amore alla carriera. Un risvolto prevedibile, stereotipato e piatto: un’occasione mancata di collocare quel tipo di donna nel nostro tempo, invece che rispedirla a decenni fa. In assoluto l’amica meno “riuscita” è tuttavia Nerea: in lei si intravede la volontà di osare, di parlare della questione LGBT in maniera diversa dal solito, ma tutto resta troppo in superficie. Da un momento all’altro Nerea decide di frequentare nuove amicizie, assume atteggiamenti “fluid” senza una vera consequenzialità degli eventi. E senza che questo comporti un cambio di regime all’interno del suo storico gruppo di amiche. Così anche i momenti più importanti all’apparenza, come il suo coming out con i genitori, perdono di impatto.

La migliore qualità di Valeria è la trattazione dei rapporti sessuali

In precedenza parlavamo del fatto che Victor venisse spogliato dell’aura quasi divina che sembra avere durante la fase di corteggiamento a Valeria. Egli perde man mano le proprie sicurezze e mostra il suo lato più vulnerabile. Ciò è evidente soprattutto nella prima scena di sesso tra i due, insoddisfacente e goffa. E più in generale non traspare mai un’idea del sesso patinata e appagante, anche nelle relazioni tra gli altri personaggi.

Se togliamo il pilot, veramente poco incisivo, il resto della serie si lascia guardare in maniera decisamente scorrevole, forte anche di un minutaggio per episodio per nulla eccessivo. Il ritmo, in effetti, è un ulteriore punto di forza. È questo, al netto della mancata profondità nei rapporti di coppia (come ad esempio in Love) e dell’assenza di unicità che ha contraddistinto Sex & the City a rendere Valeria un prodotto godibile, da guardare senza impegno e senza aspettarsi memorabilità. E in fondo, per essere un prodotto che strizza l’occhio a un caposaldo come Sex & the City va bene così.

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