Xena ha avuto così tanta fortuna anche perché presenta nel contempo entrambi i tipi di trama: è vero che le avventure della bella combattente sono suddivise in singole puntate (la stessa Olimpia lo testimonia, scrivendo il resoconto di ogni avvenimento) che non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra, però accade spesso che personaggi e situazioni ritornino sulla scena portando nuovi problemi alla protagonista… E cosa più importante vi sono alcuni filoni “fissi” che vengono abbandonati e ripresi per creare una sorta di trama orizzontale.
Insomma, perdersi un episodio di Xena non è un grande guaio, purché non sia proprio quello in cui viene sviluppato uno dei filoni principali!
Essi riguardano, per esempio, la minisaga interna del diabolico Dahak: Olimpia partorisce la figlia del mostro e comincia così una dolorosa (e a mio parere noiosa) battaglia tra la madre che vorrebbe comunque che la sua creatura vivesse, anche se è malvagia per natura, e la stessa Xena, decisa a eliminare la prole della divinità per proteggere il bene.
Dopo un paio di puntate in cui si versano ettolitri di lacrime pare che Speranza (la figlia di Dahak) sia morta, ma tornerà in seguito a complicare ancora le cose.
C’è poi la minisaga di Callisto, acerrima nemica della protagonista, che di tanto in tanto fa capolino sulla scena per rompere le scatole… Anche se finirà per diventare un angelo pietoso una volta raggiunto l’aldilà.
E infine, come dimenticare lo spauracchio della morte delle nostre due eroine, quell’immagine di loro inchiodate a una croce in mezzo alla neve che compare all’inizio sotto forma di premonizione, e che non smette minacciare la vita di Xena e Olimpia nemmeno durante le puntate allegre?
La trama orizzontale di questa serie non viene portata avanti in modo continuo, ma c’è. E permette al pubblico di apprezzare sia la leggerezza di uno show che procede per singoli episodi sia la profondità di una storia che segue un percorso specifico.
