In questo episodio della nostra rubrica #VenerdìVintage dedicata a rinvangare i ricordi seriali del nostro passato, oggi un posto – più che meritato – abbiamo deciso di riservarlo a uno degli anime di maggior successo in Italia – e non solo: C’era una volta Pollon. Trasmesso per la prima volta nel 1984 nel popolare show televisivo italiano Bim Bum Bam, la serie animata ha rapito il cuore dei più piccoli, attirato la curiosità dei più grandi ma soprattutto ha reso nota la sua sigla consacrandola come una delle più iconiche, canticchiate e ricordate di sempre, anche a distanza di molti anni. In questo momento, siete già lì con la vocina nella testa “Pooollon, Pollon combina guai…” , sappiate che non siete i soli. E per chi abbia voglia di riguardare la sigla, eccovi accontentati:
C’era una volta Pollon narra le vicende della piccola Pollon, figlia unica del Dio Apollo, che vive con suo padre e tutti gli altri dei della mitologia greca sul Monte Olimpo. Il suo sogno è quello di poter diventare una Dea e proprio per questo, suo nonno Zeus stringe con lei un patto: quando il suo salvadanaio magico sarà riempito, allora il suo desiderio diventerà reale. Per guadagnarsi le monete, però, Pollon dovrà compiere delle buone azioni e aiutare chi è in difficoltà. La bimba è una combinaguai senza speranze e – nonostante i suoi intenti altruisti – finisce per combinare pasticci, accompagnata sempre dal suo fedele compagno di disavventure, Eros. A sostenerla nel suo percorso ci sarà la Dea delle dee che la soccorre nella sue sfortunate peripezie mentre tenta di essere d’aiuto ai protagonisti dei miti greci, rivisitati in chiave moderna.
Dopo aver tirato fuori dal cassetto delle nostre memorie tutto ciò che in passato ci ha legati a C’era una volta Pollon, è il momento di far spazio alle curiosità sulla serie anime che ancora ci scalda il cuore con la sua tenerezza e, al tempo stesso, si lascia apprezzare per l’unicità e originalità conservate fino ad oggi.
Ecco 7 imperdibili curiosità su C’era una volta Pollon, il mondo mitologico esilarante della piccola aspirante Dea dell’Olimpo:
1) Il creatore di C’era Una Volta Pollon è un personaggio della storia
Vi ricordate del narratore presente in ogni puntata che assomiglia a strano insetto antropomorfo? Fa la sua comparsa in ogni episodio all’inizio, durante e alla fine di ogni episodio per raccontare i miti greci toccati dall’episodio o commentarne le vicende. Azuma-Mushi ha l’aspetto di un insetto alato dal volto umano e sembra proprio si tratti di una caricatura di Hideo Azuma, creatore del manga e autore dell’adattamento anime.
Hideo Azuma, creatore anche della famosa opera Nanà Supergirl, è un noto fumettista giapponese. La sua vita – nonostante l’indiscusso successo – non è stata affatto facile. Quando ha iniziato a creare le storie di Pollon, sembrava scalare le vette del successo ma la faticosa carriera da Mangaka lo ha portato ad avere problemi di alcolismo. Ha condotto per un lungo periodo della sua vita come un senzatetto, tentando diverse volte di suicidarsi. Quest’ultima esperienza lo ha spinto a scrivere Diario della mia Scomparsa, una confessione della storia della sua vita che ha riscosso un ampio successo di pubblico, coinvolgendo numerosissimi lettori. Hideo Azuma ci ha lasciati nel 2019 a causa di un tumore all’esofago.
2) Una Grecia un po’ nipponica
C’era una volta Pollon ci immerge nel mondo della mitologia greca, rendendola accessibile anche ai più piccoli con semplificazioni e toni umoristici. Tuttavia, ci troviamo davanti a una cultura ibrida. Non mancano elementi della cultura giapponese, introdotti per attirare l’attenzione del pubblico a cui la serie era inizialmente rivolta. Ecco perché si nota sparsi un po’ in tutti gli episodi alcuni Kanji (ideogrammi), i Kimono (abiti tradizionali) e riferimenti alla religione Shintoista. Inoltre, notiamo che i personaggi usano togliersi le scarpe prima di entrare in casa, come da tradizione tipicamente nipponica.
3) Omosessualità esplicita
C’era una volta Pollon è stata – fortunatamente – una delle poche serie anime a non essere intaccate dalla censura. Infatti, sono presenti molti riferimenti all’omosessualità di alcuni personaggi legati alla storia della Grecia e dei suoi Dei e che non vengono mai nascosti a differenza di molti altri casi del genere. Incredibile ma vero, C’era una volta Pollon non subì tagli neanche in Italia.
4) L’inconfondibile sigla
Se c’è qualcosa che mai potremo dimenticare è la sigla di C’era una volta Pollon, al pari della Canzone dell’arrivederci per intenderci. Una delle voci più affermate del panorama italiano in materia di cartoni animati è Cristina D’Avena che canta la sigla dell’anime della piccola aspirante dea, accompagnata da Piero Cassano dei Matia Bazar. Nel 2017, inoltre, la cantante ha prodotto un nuovo disco dal titolo Duets, in cui canta la sigla di Pollon insieme al rapper J-ax. Insomma, un duo singolare ed esplosivo!
5) Sembra talco ma non è
“Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria!” Siamo certi che tutti ricordate questa frase. Da piccoli eravamo ingenui e poco maliziosi ma, una volta cresciuti, ce lo siamo chiesti tutti: ma l’esclamazione di Pollon si riferiva a qualche sostanza stupefacente? Ovviamente no! La polvere magica che serve a infondere allegria è un dono del Dr. Cha Cha Cha, scienziato lievemente anacronistico – con camice, capelli rosa e un cha-cha aggiunto a ogni frase – che nel suo laboratorio rifila a Pollon le sue miscele e intrugli vari.
6) Fedele al manga
C’era una volta Pollon è uno dei pochissimi anime ad aver rispettato il manga originale scritto da Hideo Azuma. In particolare, mantiene sempre la stessa trama ma soprattutto uno stile identico dalla prima all’ultima puntata. Più scelta azzeccata e vincente di questa!
7) Un titolo originario diverso
Il titolo originale del manga era Olympos no Pollon, ovvero “Pollon del Monte Olimpo” ma quando Tuttavia, una volta arrivato in Italia, si decise di adottare il titolo C’era una volta Pollon, trasformando il mondo mitologico di Pollon in una favola – con il suo inconfondibile incipit – rendendolo così più adatta a un pubblico di bambini.