Diciamocelo apertamente, se c’è una serie che ci ha fatto sognare di vivere una vita come quella dei protagonisti questa è senza dubbio Friends. Certo, se abitassimo in quel tanto famoso appartamento di New York non potremmo vivere avventure action, fantasy e sci-fi. Niente lusso, nessun castello o scuole di magia, ma potremmo contare su una cosa ben più rara: l’assoluta consapevolezza di avere accanto dei fantastici amici che non ci abbandoneranno mai per nessuna ragione al mondo.
Si sa, nella storia delle serie tv c’è un pre e un post Friends, una sitcom che sin dalla sua prima stagione ha rivoluzionato il genere commedia in televisione.
Eppure le premesse erano davvero semplici. New York, un gruppo di sei amici, composto rispettivamente da tre ragazze e tre ragazzi (uniti da parentele, conoscenze pregresse o dalla casualità), vive quella delicata fase della vita da adulti dove instabilità e cambiamento la fanno da padroni. Quel momento di assestamento in cui uomini e donne più verso i trenta che verso i venti ancora non si decidono a crescere del tutto.
“Amici alla Friends“. Ormai è quasi un modo di dire per indicare un rapporto di completa fiducia, di reciproco sostegno e di una presenza così massiccia nella vita dei compagni da risultare praticamente scontata e naturale. Perché Joey, Rachel, Chandler, Monica, Ross e Phoebe sono questo gli uni per gli altri: insostituibili e fermi pilastri su cui poter contare in qualsiasi momento, per qualsiasi cosa.
Personaggi tra loro diversissimi che però condividono un rapporto di perfetta simbiosi: pensare oggi a Friends senza uno dei sei protagonisti parrebbe un’assoluta follia!
Proviamo a pensare a come sarebbe stata la sitcom senza le stramberie di Phoebe, le battute di Chandler o le manie di Monica. Tutti i sei sono davvero indispensabili per creare quell’atmosfera di casa che i fan della serie tanto adorano, perché di questo si tratta: Friends è un posto dove sentirsi accolti, in famiglia, così come si sentono gli stessi protagonisti.
Pensiamo a come tutto è iniziato: una ricca e viziata ragazza decide che la sua vita deve cambiare, ma si ritrova persa e con solo una persona a cui rivolgersi: la migliore amica del liceo. Il resto è storia: Rachel viene accolta dall’abbraccio di un gruppo di persone straordinarie nella loro semplicità e noi veniamo quindi catapultati in un microcosmo che nel corso di dieci stagioni impariamo a conoscere come le nostre tasche.
Ci sono amicizie destinate a durare una vita e Friends di certo ne ha fatto il suo fulcro centrale, poco importa delle avventure collaterali, dei guai e delle peripezie in cui i protagonisti si cacciano: al cuore della narrazione stanno i legami e i rapporti che si intrecciano tra i protagonisti. Relazioni che evolvono con semplicità e senza forzature e che ci fanno sognare di provare nella nostra vita qualcosa di anche solo vagamente simile.
Perché anche dietro al progressivo instaurarsi della coppia formata da Monica e Chandler e alla storia fatta di tira e molla di Ross e Rachel si cela un legame che viene ancor prima di qualsiasi rapporto amoroso, quello di un’amicizia profonda e disinteressata, che permane anche quando i protagonisti smettono di stare assieme.
Come in un reale ed equilibrato gruppo di amici in Friends i sei protagonisti hanno lo stesso spazio: non esiste un leader e nessuno si impone sugli altri cosicché tutti hanno modo di brillare a modo proprio.
Proviamo a pensare all’amicizia che lega Monica e Rachel persone tra loro diversissime ma capaci di completarsi a vicenda in ogni modo possibile: comprensione, complicità, sostegno anche nei momenti più difficili e nonostante i battibecchi. E che dire del rapporto tra Monica e Ross? Due fratelli competitivi e sempre pronti a punzecchiarsi e bisticciare, ma anche sempre pronti a proteggersi e consolarsi a vicenda.
Chi poi non vorrebbe avere un rapporto come quello tra Joey e Chandler? I coinquilini definitivi che hanno segnato il perfetto canone di bromance, profonda amicizia tra maschi, elemento divenuto essenziale in qualsiasi comedy che si rispetti. E infine Phoebe, la scheggia impazzita del gruppo, stramba, divertente, con particolari abitudini e fissazioni che si lega in maniera peculiare con ciascuno degli altri cinque personaggi dando vita a scenari sempre freschi e spassosi.
Una famiglia che con tutti i tuoi difetti non ti giudica e ti conosce perfettamente, così bene da sapere addirittura cos’hai comprato al negozio stamattina, che conosce ogni tuo tic, qualsiasi tua pura, qualunque tuo difetto. Un posto scherzoso, accogliente e rilassato dove sentirsi bene anche dopo la routine giornaliera, le sfortune del caso e i pasticci della vita: questo sono i sei protagonisti, la rappresentazione (anche se probabilmente utopica) di come l’Amicizia con la A maiuscola dovrebbe essere.
Perché nel corso di dieci anni i nostri trentenni del Greenwich Village ne hanno fatte di cose.
Hanno cambiato lavoro, si sono innamorati, sposati e hanno avuto dei bambini, ma continuando sempre a starsi accanto, orbitando nelle vite di ciascuno come presenze rassicuranti e stabili. Ognuno di loro è cresciuto e maturato, ha aperto i suoi orizzonti: ciascuno ha avuto il suo personale percorso evolutivo e ha mantenuto la propria individualità pur facendo parte del gruppo.
E anche dopo che le chiavi dell’appartamento sono abbandonate, dopo che la porta viola si chiude una volta per tutte e diamo un ultimo sguardo a quell’iconica cornicetta dorata, i sei in cuor loro sanno che, nonostante tutto, niente mai cambierà. Malgrado la lontananza, i diversi percorsi, le differenti aspirazioni.
E non serve parlare. Nessuna richiesta, solo una muta promessa: “I’ll be there for you“.