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#VenerdiVintage – I 10 motivi per cui ci mancano i Power Rangers

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I più giovani faranno fatica a crederlo ma appena una ventina di anni fa, le nostre serie tv erano quasi soltanto giapponesi. Era un momento assai particolare in Italia nell’importazione di prodotti stranieri: la nascente Mediaset stava monopolizzando la tv preadolescenziale, mentre la Rai restava ancorata, per la fascia scolare, a convinzioni specifiche. Da un certo punto di vista era una sfida America contro Giappone, o, per meglio dire, Disney contro mondo manga. Ma soprattutto, era quasi tutto legato all’animazione. I ragazzi vogliono i cartoni, punto. Fino a che, ad un certo momento, arriva un prodotto che decide di cambiare totalmente le carte in tavola: per ragazzi sì, seriale sì, ma “vero”, reale, non più legato all’animazione. Dal 1994 arrivano in Italia i Power Rangers!

Una trama semplice semplice ma immortale: arriva un pericolo dallo spazio e un grande saggio (che conosce molto bene il nemico in questione) raduna cinque valorosi ragazzi che si trasformeranno in Power Rangers ogni volta che dovranno affrontare i suoi emissari, sotto forma di Robot. Credetemi se vi dico che non c’è un adolescente di quegli anni che non abbia cantato una volta la loro canzone o non sappia a chi o a cosa ci stiamo riferendo: quei 5 guerrieri colorati si sono impiantati sottopelle per una serie di ragioni che ancora oggi li rendono simbolo di una nostalgia difficile da capire fino in fondo.

Gli anni ’90 erano migliori? Forse, quello che è sicuro è che passavano messaggi migliori, anche e soprattutto attraverso serie come i Power Rangers. Non ci credete? Provate a seguirmi in questo piccolo viaggio:

Ecco perchè i Power Rangers mancano da morire a tutti i bambini degli anni ’90

La sigla

Divertente, colorata, piena di acuti e di suoni elettronici, a posteriori “cazzara” e tamarra fino al midollo ma con un suo senso specifico, quello di essere vicina al mondo dei ragazzi e ai loro valori. Non ci credete?

La musica comincia come se fosse un pezzo da discoteca. Infatti nella scena iniziale il ragazzo al centro si muove esattamente come un disco che “riffa” in una qualsiasi delle discoteche dell’epoca. La musica iniziale inoltre indica come se stesse per verificarsi qualcosa di straordinario. Si sente anche il rumore di una sirena di sottofondo. Non vi basta? Ascoltatela tutta: non vi sentite all’improvviso terribilmente più carichi e positivi?

Passiamo al testo, notate semplicemente le parole in rima nella parte centrale:

“imbattibili” “indistruttibili” “verità” “libertà” MA SOPRATTUTTO “COME NOI” RIPETUTO 2 VOLTE!

Il messaggio che ne usciva, martellante e subliminale, era allo stesso tempo chiaro e splendido: chiunque può essere un power ranger perché dentro ognuno di noi possono esserci quei valori positivi che ci rendono superiori.

Confrontatelo con adesso: senza rientrare nel confronto valoriale, ma i 3/4 dei protagonisti delle serie di oggi hanno bisogno di una diversità specifica e spesso irreale per emergere in evidenza: troviamo zombie, creatori dal nulla di metanfetamina, personaggi delle fiabe, oppure ancora contesti lontani nel tempo, tutte cose che non ci aiutano nel processo di riconoscimento che è parte di una crescita di identità.

Invece, porca miseria, i Power Rangers eravamo noi! Noi!!!! E forse non abbiamo mai smesso di esserlo

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