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#VenerdìVintage – I Soprano: Italians do it better!

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Serie cult, fenomeno mondiale, questa irripetibile serie-tv dal titolo The Sopranos (1999-2007)  ha segnato il passaggio seriale dal secondo a terzo millennio, innalzando i livelli di audience del canale HBO, come mai prima. Per moltissimi anni la creazione di David Chase è stata la vetta inarrivabile, nulla o poco si è avvicinato a questo valore. Dopo arrivarono due creazioni sublimi (ma diversissime) come Breaking Bad e True Detective a fiancheggiarla. Alcune storie di italiani sbarcati oltreoceano, per trovare “fortuna” e ricchezze, si sa come sono andate a finire, senza pregiudizio alcuno… e I Soprano decide di raccontarne una.

Screenshot_2016-02-17-12-19-51Il protagonista Tony Soprano è un uomo di mezza età, boss di una cosca mafiosa. E’ interpretato da James Gandolfini (3 emmy e 1 golden globe) attore italoamericano, come la stragrande maggioranza del cast, che è già diventato leggendario. Il volto di James Gandolfini (1961-2013) è una delle espressioni più enigmatiche ed uniche della storia del cinema, tra le più sincere e commoventi. Rievoca l’amara e poetica risata di un clown, la sofferenza che convive con l’orgoglio, ed un volto che parla, anche quando è in silenzio.

I Soprano sono infatti una delle più note famiglie mafiose del New Jersey, hanno vecchi parenti di origini avellinesi e detengono gran parte degli affari illeciti di New York: estorsioni, scommesse, gestione di un Hotclub, riciclaggio vario. Qualche episodio è anche girato a Napoli, nel “viaggio d’affari” del clan Soprano per incontrare alcuni affiliati e mettere in piedi una “nuova trattativa”, il gergo mafioso d’altronde, altro non è che uno strano riadattamento di concetti economici. Senza scomodare l’antropologia criminale, possiamo dire che il cast è semplicemente quello che doveva essere: i volti della vecchia e nuova generazione della malavita riescono ad avere un forte impatto sullo schermo. Attori giusti al posto giusto, tutti rendono alla perfezione, anche i personaggi secondari sembrano nati per dover recitare in quest’opera…Volti e sguardi iconici, espressivi e rappresentativi.

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L’immagine ripropone il famoso quadro di L. Da Vinci, Tony è nella posizione di Cristo e 12 figure (molte, poco “apostoliche”) gli gravitano intorno. Anche tra questi è presente un altro “Giuda”.

Chris Moltisanti, Ralph Cifaretto, Silvio Dante, Adriana La Cerva, Zio Junior, Livia Soprano, Sal Bonpensiero, Bob Baccalieri, Carmela Soprano, Paulie Gualtieri, Phil Leotardo, Johnny Sac ogni personaggio della serie è fortemente marcato, ossessionato da qualcosa ed eternamente insoddisfatto. Essere un mafioso, un uomo d’onore, è una costante crisi di nervi e coscienza, “la famiglia” viene prima di ogni cosa, gli affari subito dopo, e la vita personale scivola inesorabilmente in terzo piano. Ogni personaggio meriterebbe un capitolo o un articolo a parte.

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Paulie, “bacchetta” il giovane Chris. Nuova e vecchia generazione della mala, a confronto.

Chris Moltisanti considera Tony come suo padre. E’ un personaggio atipico, vuole diventare uno scrittore e un regista hollywoodiano, sogna il grande cinema pur non avendo grandi capacità di scrittura, nè grande originalità. Diventa uno schiavo dell’eroina, finisce per consumare sè stesso e parte di ciò che ha costruito; Chris spesso mente a sè stesso, vuole sentirsi sempre più famoso e realizzato, scalare le gerarchie del clan, ma è terribilmente consapevole nel sapere che i pesi sulla coscienza diventano come macigni. L’autodistruzione vista come via di fuga dalla vita, sogni disturbati e il rapporto ossessivo con Adriana, sono il suo personale mix di garantita rovina. Il rapporto tra Tony e il nipote Chris è uno dei motivi-chiave della serie, rapporto di eterno e indissolubile odi et amo.

Ralph Cifaretto, incarna il delirio di onnipotenza, alterna rapidamente momenti seri e sarcasmo; un personaggio che strappa fiumi di sincere risate, nonostante le spiacevoli e brutali situazioni, in cui finisce a trovarsi. Eccessivo, violento, ironico e incontenibile, è indubbiamente un personaggio sui generis. Ossessionato e disturbato “letteralmente” dal film “Il Gladiatore“, si trova a citare spesso le strepitose battute di Russell Crowe del celebre colossal, nei contesti più impensabili e disparati; è irritante e folle, non riesce ad autogestirsi. Interpretato divinamente, da un attore fantastico come Joe Pantoliano che ottiene uno strameritato Emmy nel 2003 per questo ruolo.

Siamo tutti già morti” come dice Russell Crowe, “possiamo solamente scegliere come morire”

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Ralph Cifaretto

Ne I Soprano ritroviamo la nostra Little Italy nelle passioni culinarie, nel modo appariscente di vestire, nell’ingombrante senso e concezione di famiglia, nell’attaccamento alla religione, nell’esagerata e vuota ostentazione, nel pranzo della domenica…e anche l’ufficio\retrobottega della macelleria da Satriale’s, il ristorante Nuovo Vesuvio, nella bellezza mediterranea di Maria Grazia Cucinotta e in mille altre cose.

Nella serie c’è in qualche caso, una tendenza allo stereotipo e al pregiudizio (ebrei, italo-americani, tossico dipendenti, afroamericani, omosessuali) ma non è qualcosa di fisso e immutabile, tutto cambia a seconda del punto di vista. Lo stesso Tony si rende conto della vuota essenza di molti preconcetti, e a volte ne soffre, come non ci si aspetterebbe certo da un boss della malavita. La diversità che spaventa o distrugge, sempre e soltanto, senza mezze misure.  L’omosessualità nella mafia è vista come il “disonore assoluto“, seconda soltanto al tradimento dei fratelli del clan, mentre invece non arreca nessun fastidio o danno, e tutti ne sono consapevoli. Il clan si sporca di un disonore, colmo di preconcetto e svuotato di umanità, nell’apprendere che un loro membro è stato sorpreso in un locale a ballare con un altro uomo… la storia di Vito Spatafore è emblematica in tal senso. Vito ora, nella “famiglia”, ha i giorni contati solo per questo motivo; concetti primitivi, ma tra i comandamenti sacri della malavita vecchio stampo.

Tony Soprano è il protagonista indiscusso, personaggio fortemente realistico ed originale; il lavoro, la famiglia e le situazioni quotidiane lo stressano e lo sfiniscono. T.S. ha dei momenti di cupa tristezza e crisi di panico, e vuole in qualche modo confortarsi e trovare un rimedio, da qui l’idea di rivolgersi ad una psicologa. Freud, il complesso edipico madre\figlio, le crisi emotive del paziente, l’interpretazione onirica, saranno le tematiche ricorrenti dell’indagine della dott.ssa. Jennifer Melfi. Il rapporto tra psicologa e paziente, instaura un forte legame tra i due, tra depressione, momenti di ironia e profonda riflessione sul contrasto eterno tra ciò che siamo e chi vorremmo essere.

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Paulie, Chris, Tony, Silvio

Silvio Dante è invece il braccio destro di Tony, il suo fidato consigliere e gestore della “contabilità“, insieme a Paulie Gualtieri e Christopher, rappresenta il nucleo vitale e principale della Soprano family, il paragone suggerirebbe “i fantastici 4 della malavita nel New Jersey”. Tra alti e bassi, nella gestione del loro stressante mestiere, saranno comunque sempre al fianco del boss. La famiglia, l’onore e il rispetto. Dall’altro lato troviamo paradossalmente i suoi veri familiari Zio Junior e mamma Livia, che svolgono il ruolo di semi-antagonisti, vogliono limitare “le aspirazioni” di Tony, tendono a sminuirlo quando possibile, amano sentirsi vittime e colpevolizzarlo. La rappresentazione classica della famiglia ingombrante, che non riesce a staccarsi dal passato e sfocia nel patetico. La demenza senile di Zio Junior creerà situazioni assurde e difficili da dimenticare.

Se in qualche modo, c’è un filo conduttore nel genere mafia\crime\drammatico che collega I Soprano al grande cinema, è senz’altro riscontrabile in “Quei bravi ragazzi” di Martin Scorsese. L’attenzione e l’analisi del lato nevrotico e maldestro della malavita, che sfocia in alcuni casi in situazioni tragicomiche; nell’opera televisiva ci sono moltissime analogie con il film di Scorsese, piuttosto che la costante dell’infallibile sicurezza metodica di Don Vito Corleone e quell’idea di sicurezza in generale, suggerita da “Il Padrino” di F.F. Coppola. Qualche riferimento o meglio tributo a “Il Padrino” (totalmente reinterpretato) esiste anche : l’attentato fallito a Tony dopo la spesa dal negoziante di fiducia, le continue imitazioni di Silvio Dante su Al Pacino, lo sfarzo e l’appariscenza tipica del funerale di stampo mafioso.

The Sopranos 7Nell’opera televisiva c’è quella eterna e inappagata voglia ossessiva di imporsi, di superare il prossimo e arricchirsi per sperperare o semplicemente possedere…La sovrapposizione del significato della superazione del proprio io, che sfocia nel sopraffare il prossimo, il vero egoismo allo stato puro. Una sorta di darwinismo mafioso del vizio e della corruzione, con la specie più viziosa e violenta, che scala posizioni nella società. La cultura illusoria del tutto e subito. Troppe altre parole e molti concetti, servirebbero a spiegare la marea dei contenuti esistenziali e delle sensazioni che questa serie, suscita e rievoca.

Il New York Times l’ha definita “la più grande opera della cultura pop contemporanea“, IMDb rileva una votazione di 9,2/10 e Metacritic 96/100 , la serie ottiene 3 Emmy Awards e 5 golden globe e circa 70 altri premi della critica … in sintesi: RISULTATI BOLSCEVICHI !!!

Azione, introspezione psicologica, comicità e malessere : poche cose nella televisione sono state reali e profonde, crude ed emozionanti, come I Soprano. Lo stesso finale “aperto” e atipico, ha spaccato il pubblico in due correnti di pensiero. Una serie che rimarrà per sempre nell’eternità. Semplicemente, la forza e la magia delle grandi storie e dei grandi attori.