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#VenerdìVintage – Ti sblocco un ricordo: Il laboratorio di Dexter

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I cassetti della memoria si riempiono man mano che gli anni passano. Ci sono cose belle, cose brutte o cose che semplicemente sono lì perché è giusto che ci siano. Aprire i cassetti della memoria e trovarvi i ricordi della nostra infanzia è ritrovare un mondo che credevamo perduto per sempre. Tutto ciò che è necessario fare è chiudere gli occhi e guardarci dentro. Questo è anche lo scopo della nostra rubrica: Ti sblocco un ricordo. Vogliamo portarvi indietro nel tempo, vogliamo entrare nella vostra mente e visitarla insieme a voi. Vogliamo aiutarvi ad aprire cassetti della memoria che non ricordavate di avere, nel grande armadio della vostra vita seriale (come abbiamo fatto con Lupin III). Chiudete gli occhi quindi e iniziate a immaginare, non prima però di aver letto la parolina magica che sbloccherà il vostro ricordo, il titolo della serie tv di cui oggi vi vogliamo parlare. Era il lontano 1997 quando un bambinetto con i capelli molto arancioni e molto arruffati faceva la sua comparsa sui nostri piccoli schermi grazie a Cartoon Network. Quel piccolo e intelligentissimo monello rimarrà nelle nostre televisioni per sei lunghi anni e per un totale di più di 200 episodi. Parliamo della serie tv animata Il laboratorio di Dexter, un classico della fine degli anni ’90 che ha segnato l’adolescenza di tanti ragazzi e tante ragazze ormai over 30.

Il laboratorio di Dexter è una serie televisiva di animazione statunitense, creata da Genndy Tartakovsky, trasmessa per la prima volta in USA dal 28 aprile 1996 sino al 20 novembre 2003, in Italia, come vi abbiamo scritto qualche riga sopra, arriva un anno dopo. La messa in onda è avvenuta su Cartoon Network, affidando la produzione dapprima a Hanna-Barbera e successivamente ai Cartoon Network Studios. La serie conta ben 221 episodi con una durata di circa 22 minuti, quindi nei canoni delle serie animate che tutti conosciamo. Il protagonista è Dexter, bimbo prodigio di 8 anni con un’intelligenza superiore alla media. Grazie a queste sue innate doti e a una buona conoscenza di fisica e informatica, è riuscito a costruire un laboratorio scientifico segreto, ubicato vicino alla sua cameretta. Dexter è in perenne contrasto con la sorella maggiore Dee Dee, nonché protagonista femminile del cartone, poco intelligente, curiosa e pestifera come pochi. Dee Dee riesce sempre, vuoi per fortuna o per altro, ad accedere al laboratorio segreto, nonostante questo sia perennemente protetto da password e codici di accesso complicatissimi, oltreché da numerosi dispostivi di sicurezza, come il sollevamento di un determinato libro presente nella biblioteca di Dexter per aprirne la porta. Da questi presupposti si evolvono tutti gli episodi, ovviamente antologici, della serie tv.

La genesi di Cartoon Network e la genesi di Dexter

Prima di parlare del messaggio e delle tematiche de Il laboratorio di Dexter però, è utile fare un passo indietro per contestualizzare la situazione che stava vivendo la ancora giovane piattaforma Cartoon Network. Quando sono stati acquistati dal Network, a metà degli anni ’90, gli Hanna-Barbera Studios erano in un momento di grande crisi. Dopo l’uscita dei Puffi nel 1990 non erano più riusciti a produrre serie di successo ed erano rimasti molto indietro rispetto a concorrenti come Nickelodeon, Warner Bros. Animation e Disney. Questo fu il periodo d’oro di produzioni come Animaniacs (qui vi parliamo de Il Mignolo e il Prof) e altri campioni del rinascimento dell’animazione dell’epoca, mentre Hanna-Barbera non aveva nulla di nuovo da offrire. Per osmosi, la neonata Cartoon Network non aveva praticamente niente di eccitante da trasmettere, a parte repliche di vecchi classici come i Looney Tunes, Tom e Jerry e Scooby-Doo. Tutto questo cambiò nel 1995, quando, sotto la guida di Fred Seibert, Hanna-Barbera sguinzagliò una raffica di 48 cortometraggi animati in una serie chiamata What a Cartoon!.

Con un ritorno al passato dell’età d’oro dell’animazione, la serie fu essenzialmente un incubatore per cartoni animati di impronta autoriale offrendo agli stessi animatori un enorme controllo, inclusi i diritti dei loro personaggi. Il risultato fu che un numero esorbitante di nuove idee vennero sottoposte ai responsabili per ottenere l’ambita posizione nel programma. E se What a Cartoon! rappresentava un passo in avanti per Cartoon Network, la sua funzione più importante fu senz’altro quella di servire da piattaforma per le puntate pilota e infatti, con l’eccezione di Ed, Edd ed Eddy e Leone il cane fifone, tutti i “Cartoon Cartoons” che andarono poi a formare la lineup classica di CN degli ultimi anni ’90 e dei primi anni ’00 nacquero da What a Cartoon!. Il Laboratorio di Dexter vinse un voto popolare tra i primi 16 corti che andarono in onda, e venne dunque concesso il via libera per lo sviluppo di una serie completa. Il creatore Genndy Tartakovsky assemblò il suo cast e la sua troupe, e la serie fu trasmessa per la prima volta il 28 aprile 1996, e il resto, come si suol dire, è storia.

Il laboratorio di Dexter, il segreto del suo successo

Il cartone animato presenta un lato comico, dato dal contrasto fra Dexter, classico secchione nerd sempre intento a studiare e la sorella Dee Dee, che pensa solo a divertirsi a discapito del fratello. La vita sociale dei due è altamente stereotipata: Dexter non ha amici, non pratica sport e non ha successo con le ragazze, mentre Dee Dee è circondata da amiche e non ha nessun problema nell’attività fisica, che pratica molto volentieri. Anche se Il Laboratorio di Dexter non fu una serie animata rivoluzionaria, sarebbe stata comunque cruciale per la storia moderna dei cartoni animati anche solo per il suo giovane team creativo. Tartakovsky sarebbe stato poi l’autore di Samurai Jack e Star Wars: The Clone Wars. Tra i suoi collaboratori principali c’erano Craig McCracken, Butch Hartman e Seth MacFarlane, che hanno iniziato la loro carriera in televisione su Dexter per poi creare delle serie iconiche: Le Superchicche, I Fantagenitori e, naturalmente, I Griffin. Con un team così talentuoso sembra naturale che Il Laboratorio di Dexter abbia avuto così tanto successo. Ma il suo retaggio duraturo, a ben vedere, deriva dal fatto di avere avuto un piede nel passato e uno nel futuro della televisione d’animazione. In termini di stile e atmosfera,

Il Laboratorio di Dexter ha radici profonde nei classici cortometraggi animati degli ultimi anni ’40 e ’50. Il design semplicistico di Dexter stesso, di sua sorella Dee Dee e della maggior parte degli altri personaggi della serie non tentava nemmeno di approssimare figure umane realistiche, una differenza radicale rispetto a ciò che Disney stava facendo in quel momento e molto più vicina all’estetica utilizzata dai vecchi cartoni Hanna-Barbera. La madre e il padre senza nome di Dexter sono poi una perfetta dimostrazione di come la serie sia anche una parodia della tipica famiglia da sitcom di quegli anni. In apparenza, ricoprivano ruoli tradizionali: il padre era sempre vestito con una camicia e cravatta bianca, indossando spesso un cappello per lavorare, in tipico stile anni ‘50, mentre la madre era vestita con indumenti da cucina, compresi guanti di gomma e grembiule. In effetti, la decisione di Tartakovsky di non nominare nessuno garantiva che fossero più o meno archetipi invece che personaggi reali. Ma in pratica non erano altro che la tipica coppia di sposi degli anni Cinquanta, con il padre che spesso faceva il buffone e la madre che esercitava un forte controllo su di lui. Questo set-up permetteva alla serie di essere piena di allusioni che solo un adulto può cogliere e di riferimenti alla cultura pop che resero Il Laboratorio di Dexter divertente per i grandi tanto quanto lo era per i bambini e per un canale che dipendeva anche dal sostegno dei genitori un tale equilibrio era cruciale.

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