“È l’uomo tigre che lotta contro il male, combatte solo la malvagità!”, quanti di voi l’hanno letta canticchiandola nella propria mente? La nostra rubrica #VenerdìVintage accoglie tutti i più grandi appuntamenti del piccolo schermo un po’ datati e consumati dal tempo che hanno lasciato un’indelebile traccia nei nostri cuori e sono parte indelebile dei nostri ricordi. Questo nostro appuntamento è dedicato ad uno dei più famosi e apprezzati anime giapponesi andato in onda negli anni Ottanta in Italia: L’uomo Tigre. Chi di voi se lo ricorda?
Nato nel 1969 dalla penna di Ikki Kajiwara, il più grande interprete del genere spokon, Tiger Mask ne rappresenta una pietra miliare. Il successo del manga fu enorme, tanto che dopo pochi anni, nel 1971, si pensò a una trasposizione animata, realizzata da Keiichirō Kimura. Chi sa di cosa sto parlando, ricorderà anche la sua inconfondibile sigla, un vero e proprio richiamo per tutti gli appassionati dei combattimenti del protagonista mascherato. Tiger Mask è una di quelle indimenticabili icone della storia dei cartoni animati e che, al tempo stesso, hanno contribuito a crearla.
Dietro la maschera da felino, si cela il volto di Naoto Date – un giovane rimasto orfano dopo la Seconda Guerra Mondiale – che vive in un orfanotrofio che ha lo scopo di aiutare i più piccoli ad inserirsi nella società. Durante una visita allo zoo, rimane affascinato da una gabbia con all’interno dei grandi felini. Di qui, la sua decisione di volersi allenare per diventare forte come una tigre, sopravvivere in un mondo in cui sente di essere stato dimenticato da tutti e poter combattere le ingiustizie. Fuggito dalla struttura, Naoto incontra l’emissario della Tana delle Tigri, un’associazione clandestina che si nasconde fra le Alpi dove allena lottatori provenienti da ogni parte del mondo allo scopo di temprare i loro fisici e renderli fedeli esecutori di inaudite violenze. Qui il giovane trascorre dieci anni della sua vita fra addestramenti intensi e interminabili.
Diventato adulto inizia a combattere ferocemente come gli è stato insegnato. Tuttavia, un incontro con i suoi vecchi amici e alcuni bambini dell’orfanotrofio risveglia nel suo cuore dei sentimenti che pensava di aver sepolto per sempre. Di bestiale rimarrà in lui soltanto la sua maschera perché da questo momento smetterà di lottare in maniera sanguinaria e sfrenata per poter essere un esempio per tutti – specie per i più piccoli – e utilizzare i propri ricavi per aiutare l’orfanotrofio in cui è cresciuto. Ma ormai Tana delle Tigri lo considera uno sporco traditore da annientare e questo innesca una serie innumerevole di incontri sul quadrato del ring in cui Tiger Man dovrà proteggersi e scampare costantemente alla morte, grazie alla sua smisurata forza.
A spingerlo più di tutti verso il radicale cambiamento è il piccolo e ribelle Kenta, il suo profondo e devoto ammiratore, e la voglia di poter rappresentare un modello da ammirare. Tuttavia, il passaggio dell’Uomo Tigre dal fronte malvagio a quello del bene è pieno di dubbi, incertezze e paure, viste le costanti minacce della Tana delle Tigri che continua a perseguitarlo. Ad avere la meglio sono però i suoi stimabili ideali che lo spingono anche a migliorare la propria tecnica di combattimento e sperimentare nuove mosse come la Super Caduta Tigre, escogitata durante un inaspettato incontro con un orso bruno in cime ad una montagna.
I lottatori inviati dalla Tana delle Tigri per punire il suo tradimento e ucciderlo vengono selezionati e addestrati dal terribile Mister X, un individuo spregevole che sceglie gli avversari più tremendi, capaci di dargli sempre più filo da torcere. Tra questi l’Uomo Gorilla, cresciuto allo stato selvaggio come una belva e dotato di una mostruosa forza. Maschera d’oro, che accesa i suoi avversari con la sua maschera, Dracula che durante i combattimenti succhia il sangue dei suoi avversari indebolendoli e tanti altri.
Naoto Date negli anni di pubblicazione del manga (e poco più tardi in quelli della messa in onda dell’anime) diviene un vero e proprio eroe nazionale, il simbolo di un Giappone desideroso di ripartire, di lasciarsi alla spalle il suo passato. L’Uomo Tigre rappresenta il tentativo che il Giappone stava cercando di fare al termine del secondo conflitto mondiale ossia di espiare la sua colpa di alleato della Germania nazista, per diventare invece il Paese riscattato amato dal suo popolo e dalla comunità internazionale.
L’anime de L’Uomo Tigre si concluse il 30 Settembre del 1971. Naoto Date aveva portato a compimento la sua vendetta contro la Tana delle Tigri e il mondo era un posto migliore, grazie al suo coraggio e alla sua determinazione. La storia dell’Uomo Tigre è l’emblematica vittoria del bene sul male che non può conquistarsi se non a costo di durissimi sacrifici e dolore perdite. Naoto ci ha insegnato che c’è sempre tempo per invertire la rotta e imboccare la direzione giusta, solo che dopo averlo fatto bisogna essere i migliori in ciò che si fa perchè essere insignificanti e deboli non cambia le cose. Al contrario, essere forti e preparati a combattere lo rende possibile.