La domanda sorge spontanea, soprattutto riguardando il primo episodio di Settimo Cielo, la serie composta da undici interminabili stagioni che occupava buona parte dei nostri adolescenziali pomeriggi televisivi, a discapito di telefilm decisamente più divertenti.
Ma a qualcuno piaceva davvero Settimo Cielo?
Intendo dire, togliendo quella sarcastica vena polemica che appartiene a una sempre più vasta porzione di telespettatori, la serie sulla famiglia Camden può realmente vantare uno stuolo di fan? Consenzienti e non afflitti da qualche incomprensibile sindrome socio-religiosa?
Chi scrive, ai tempi della messa in onda italiana dello show, aveva solo dodici anni ma era già in grado di avvertire gli effetti redarguitivi dei messaggi che il reverendo Camden trasmetteva dallo schermo. Finendo per chiedersi alla fine di ogni episodio che tipo di errori avessero portato i suoi genitori a crescerla con quella che in paragone alla dottrina dei Camden doveva per forza sembrare l’anticamera dell’anarchia e del vuoto emotivo.
Eppure eccoci qui, a distanza di ben 23 anni da quel primo controverso episodio, a guardare lo show e pensare che nonostante la mancata condivisione di tutti gli idilliaci buoni propositi della progenie Camden, non siamo esattamente cresciuti come delle bestie di Satana. E dobbiamo ammetterlo, molte serie tv dall’animo vintage non possono che apparirci stucchevoli e banali messe a confronto con la nostra ormai consumata e sempre più pretenziosa conoscenza del mondo seriale.
Settimo Cielo, però, in qualche modo riesce a sbigottirci, portandoci a fare delle ovvie e ciniche considerazioni. Dieci per l’esattezza.
1) La mala educación
La prima cosa che emerge dalla visone a vent’anni di distanza del pilot è che il reverendo Camden e la moglie avranno insegnato anche ai figli ad evitare l’inferno ma di sicuro non a bussare a una dannata porta.
Neanche si trattasse dell’unico bagno della casa di una famiglia molto hippie, chiunque entri in camera dei genitori appena svegli lo fa senza bussare e senza porsi il problema di disturbare. Questi ragazzini, tutti sorridenti e invadenti come i promoter nei centri commerciali di qualche compagnia telefonica (che ormai hanno finito di bersi la balla che ti suona improvvisamente il cellulare appena provano ad arpionarti), si infilano nel letto di mamma e papà il sabato mattina, dandosi appuntamento lì come se fosse il bar del paese.
A casa mia volavano ciabatte per molto meno.
2) Il vero segreto del successo genitoriale
La seconda questione che balza alla curiosità dello spettatore vintage, è sicuramente il più utile dei consigli che il reverendo fornisce durante tutte le 11 stagioni della serie.
Con grande arguzia, come ogni religioso in grado di fornire un prodigioso segreto in grado di cambiare realmente le vite dei suoi fedeli, rivela suddetto consiglio in modo vago, infilandolo brevemente dopo la sigla dello show (la sigla, poi arriviamo anche lì.) Così da mettere alla prova i veri credenti e fan della serie, dal momento che solo i più attenti avranno colto il portentoso suggerimento.
Ossia che l’unico modo per sopravvivere a una famiglia con cinque figli è bere di nascosto in cucina mentre loro sono riuniti in un’altra stanza, lontani dal segreto del successo.
3) La sigla di Settimo Cielo rimasta nel nostro backup
La terza ovvia considerazione che ci colpisce come un brutto schiaffo riguardando il primo episodio dello show che ha lanciato la splendida Jessica Biel, è indiscutibilmente la sigla.
Proprio come molte sigle di apertura di celebri show che hanno accompagnato la nostra adolescenza negli anni Novanta, anche quella di Settimo Cielo si è indelebilmente impressa nella nostra memoria musicale, che anche a distanza di anni si attiva prepotentemente alle prime note di “7th Heaven“.
When I see their happy faces, smilin’ back at meeeee…
L’hai letto cantandola, lo sappiamo. Credevi di essere schiavo solo di “Ainouannauei” e “Sombody saaaaave meeee”? Illuso.
Ora scendiamo più nello specifico e immergiamoci nella trama, o almeno in quello che possiamo intuire di essa dai primi 40 minuti offerti dal pilot. Nonostante #7th Heaven si spacci per una serie basata sui sani principi, osservandola con un’ottica adulta e più cinica, si possono notare alcune notevoli discrepanze tra i valori predicati dal capofamiglia e i risultati assimilati dai suoi figlioli.
4) Il primo segnale dell’opera mefistofelica di Simon
La quarta contraddizione che notiamo nel pilot è la dimestichezza con cui il piccolo Simon, che come tutti quelli che hanno visto la serie sanno bene essere l’Anticristo (dal momento che avrà a che fare con birra, rap e dita medie alzate in slow motion), usa il potere della coercizione.
Avvalendosi dell’incrollabile fede del padre, che risponde ai suoi dubbi sull’esistenza di Dio con un perentorio perché lo dico io, lo manipola al fine di riuscire ad avere il tanto desiderato cucciolo in famiglia, utilizzando la sagace strategia del “Se Dio esiste davvero farà in modo che io abbia finalmente un cane“.
Subdolo, geniale, sfacciato. Dov’è finito il suo meritatissimo posto tra le aule di Suits?
5) Lucy, il vero villain dello show
La quinta considerazione che facciamo sul pilot dello show è una realtà che ci accompagnerà per il resto della serie, ovvero che il personaggio di Lucy è totalmente insopportabile.
Non ci pentiamo di definirla borderline, specialmente quando va in escandescenze per l’arrivo del primo ciclo mestruale, convinta che l’intera cittadina ne parli con lo stesso scioccato sdegno che usa per il salumiere che si porta a letto la sorella della moglie. Spocchiosa e mal vestita, Lucy lascia capire già dai primi 40 minuti che ricoprirà il ruolo di Sotuttoio per il resto dello show.
E infatti finirà pure per diventare reverendo. Quando la predica is a state of mind.
Torniamo a Simon e al secondo indizio nel pilot che il ruolo di pecora nera zizzaniosa della famiglia gli spetta di diritto, a discapito degli occhioni azzurri e dei capelli biondi cherubini che possono trarre in inganno.
6) Il sospetto di misoginia nello show
Il sesto avviso che in Settimo Cielo qualcosa non torna, riguarda un episodio che se fosse stato proposto oggi, avrebbe scatenato una marea di hashtag seguiti dalla parola shaming a tutta birra.
Costringendo il povero David Gallagher, interprete del sovversivo bambino, a scusarsi pubblicamente sui social a causa della brutta gaffe. Parliamo di nuovo del cane Happy e della divergenza di opinioni sulla sua adozione da parte dei religiosi genitori. Mamma dice sì, papà dice no e Simon il sobillatore si gioca la carta del “puoi decidere da sola con la tua testa, vero?“, seguito da un altro commento misogino a cane ottenuto del tipo “La mamma non avrebbe mai deciso da sola“.
#abbassoilpatriarcato
7) I cliché porno
Procediamo alla settima nota che grazie alla lucidità dell’adulta ci fa pensare che forse Settimo Cielo non era la propaganda cattolica a cui eravamo abituati a pensare.
Perché a metà del primo episodio ecco che Mary e Matt danno vita all’intro di uno dei cliché porno più usati nei filmini per adulti. Il fratello maggiore che insegna alla sorella (bona) minore come si limona. Giuro, le battute usate a chi ha più di tredici anni suoneranno terribilmente maliziose.
8) La menzione al disonore del parrucchiere della povera Catherine Hicks
La quale nel pilot, ma sfortunatamente per lei anche dopo, viene presentata sul set con una capigliatura che Riccardo Fogli dei Pooh può soltanto accompagnare. Va bene, erano gli anni Novanta e la moda era quella che era: ma sul serio non si poteva fare di meglio? La poveretta sembrava la nonna dei suoi stessi figli.
9) La manipolazione del reverendo
La nona colpisce duro su un altro argomento scottante dei giorni nostri, ossia la prevaricazione religiosa.
Pur di assicurarsi la presenza del figlio teenager fancazzista nei banchi della sua Chiesa, lo stesso reverendo che predica bontà e onestà non si fa problemi a mentire al figlio, invischiando nei suoi loschi tranelli anche un’anziana fedele. Costretta a recitare la parte di una recidiva fumatrice prossima alla morte. Un utilizzo della spietata influenza religiosa del reverendo su cui è bene interrogarsi.
10) La chiusura episodio stile Mulino Bianco
Arriviamo alla decima e ultima considerazione fatta sul pilot della serie, che non può non soffermarsi sul giudicare la scelta della scena di chiusura dell’episodio.
Una delle più banali e scontate chiuse possibili, degna giusto di una pubblicità della Polident o tutt’al più dell’Otto per Mille. Perché non importa cosa sia accaduto poco prima o che nefasta notizia sia appena stata data alla madre di famiglia. Lo show deve terminare con i genitori in preda a un riso estasiato che guardano i figli adolescenti rotolarsi gioiosi sul prato di casa, neanche fossero i Teletubbies.