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#VenerdìVintage – Ma Street Sharks l’ho vista solo io?

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Era l’ormai lontano 1997 quando noi, piccoli ragazzini nati tra gli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, ascoltavamo per la prima volte le parole di una sigla di un cartone leggendario che avrebbe segnato la nostra adolescenza: Street Sharks. Per colpa di un pazzoide cattivo e genialoide, quattro splendidi fratelli ora sono quattro street sharks. Simpatici e robusti, con denti molto aguzzi, son con noi per far trionfare la giustizia e la verità. Sono un pò uomini e un po’ squali, pescecani! Così inizia la sigla del cartone (qui parliamo di soundtrack seriali) che vede protagonisti quattro ragazzi trasformati in squali e che decidono di impegnarsi a salvare le sorti dell’umanità. Questa è minacciata dal malefico Dr. Paradigm, che è anche il colpevole della loro trasformazione in temibili squali.

I protagonisti sono quindi quattro fratelli John, Bobby, Coop e Clint. Il Dr. Paradigm ruba alcune ricerche effettuate dal Dr. Bolton, padre dei quattro ragazzi, e lo trasforma in un mostro. Il malefico scenziato riesce anche a catturare i quattro fratelli e, per esperimento, inietta ai quattro il DNA di alcuni squali. I quattro umani diventano così quattro squali dalle fattezze comunque antropomorfe caratterizzati da una grande forza fisica. I fratelli decidono quindi di unirsi e formare una squadra per cercare di combattere Dr. Paradigm, l’uomo che li ha trasformati, il quale vuole a tutti i costi sottometterli al suo volere, oltre al suo desiderio di conquistare la città. Per ironia della sorte è proprio grazie alle capacità che il Dr. Paradigm ha dato ai quattro ragazzi squali che questi riusciranno di volta in volta a distruggere tutti i piani del perfido dottore.

street sharks

Come nascono gli Street Sharks?

Tutto nasce dalle action figures. Negli anni ’90 il mercato dei giocattoli per bambini era infatti esploso. In quel periodo storico in ambito televisivo e fumettistico imperversavano i mutanti (qui parliamo delle migliori sit-com di quel periodo). Tantissimi mutanti. Gli anni novanta furono furono infatti l’habitat ideale in cui proliferavano creature con le sembianze antropomorfe. Metà umani, metà qualsiasi cosa. Tartarughe, dinosauri, topi, cinghiali, rinoceronti e squali. Il successo globale delle Tartarughe Ninja aveva travolto generazioni di bambini, che ovunque andassero si portavano nello zainetto i pupazzetti dei 4 fratelli tartarugosi. Al tempo nessuno le chiamava Action Figure. Una ancora giovane azienda, che farà poi la storia del commercio di giocattoli, decise di replicare il successo di vendite del prodotto venduto dalla Playmates Toys e ideò una linea di giocattoli ispirati a uno degli animali più pericolosi della terra: lo squalo.

Ed ecco arrivare sugli scaffali dei negozi di giocattoli statunitensi gli Street Sharks. Rispetto alle Tartarughe Ninja ci fu una cura maniacale nel creare il packaging. Un font aggressivo per il nome, scatole voluminose, uno stile Urban degno dei bassifondi newyorkesi, muscoli ultrapompati, teste enormi, una miriade di denti aguzzi e uno sguardo assetato di sangue e giustizia. Per lanciare e far apprezzare gli Street Sharks al pubblico più giovane, non bastavano però questo look ammiccante e materiali d’alto livello. Come per le Tartarughe Ninja, bisognava abbinare una valida trasposizione su piccolo schermo. Fu così che la Mattel si affidò alla DiC Entertainment, una delle società leader nei cartoni degli anni ottanta e novanta. Nacque così uno dei cartoni animati più belli degli anni ’90.

street sharks

Ma Street Sharks l’ho vista solo io?

Questa è la domanda che mi sorge spontanea, perché parlando con molti miei coetanei, il cartone animato risultava sconosciuto ai più. Ma come è possibile? Cari lettori, ditemi che non sono il solo ad avere visto questa perla nascosta nel mare dell’animazione targata anni ’90. Al di là della storia, al di là delle lotte contro il Dr. Piranha e di tutte le sfide che i nostri eroi hanno dovuto affrontare, quello che rende incredibile Street Sharks è l’attualità del messaggio che vuole mandare. Ovvero che le difficoltà della vita possono essere ribaltate e possono diventare un punto di forza per tutti noi. Solo dopo aver attraversato la notte più buia il sole torna a sorgere.

E questo è l’insegnamento più grande che Street Sharks e tutto quel filone dedicato animato legato a personaggi mutanti ci vuole insegnare. Oltre a questo c’è tanto altro. C’è la redenzione di quei personaggi che, apparsi all’inizio come villain, sono diventati, dopo lotte e battaglie, alleati dei quattro fratelli Ittiformi. L’esempio migliore è quello di Moby Lick, personaggio metà umano e metà orca assassina. Ha una lunga lingua prensile e un aspetto meraviglioso, che ha consentito vendite strabiliante della sua action figure.

Questo, all’inizio villain, in seguito aiuta gli Street Sharks e nel tempo libero conduce battaglie eco-ambientaliste. Insomma, la serie è piena di riferimenti pedagogici per quella fascia di età che dal ’97 in poi ha potuto guardare i 40 episodi di Street Sharks. Se invece siete tra coloro che non avete visto il cartone animato, correte a recuperarlo. Dopo averlo fatto, sarete come noi nostalgici che, in un giorno qualunque, sognano di poter tornare a vedere quattro pinne che solcano le strade, lungo la linea dell’orizzonte. Squali, all’attacco!

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