E chi l’ha detto che le storie di vampiri sono sempre una garanzia? E’ vero, i racconti, i film e le serie tv dedicati a queste creature sono moltissimi e generalmente apprezzati dal pubblico, e il motivo è semplice: Dracula e compagni sono affascinanti, sexy, misteriosi e spesso interessanti dal punto di vista psicologico (metaforicamente indicano l’essere perfetto e immortale che però si sente condannato a trascinarsi in solitudine attraverso i secoli e a circondarsi di morte e distruzione). Ma proprio quando sembra che la presenza di un succhiasangue in un’opera di intrattenimento apra la via al successo assicurato… Arriva Moonlight.
Per chi non lo conoscesse o non lo ricordasse, si tratta di un telefilm creato negli States nell’ormai lontano 2007 e prodotto niente meno che dalla CBS; la storia narra di un vampiro “buono“, cioè restio a nutrirsi di sangue umano, che a differenza di Edward Cullen decide di utilizzare le sue capacità sovrannaturali per aiutare le persone anzichè andare in giro a piantare grane (si veda appunto il protagonista di Twilight).
Mick St. John è un investigatore privato dotato di una salda legge morale, che però non pretende di risolvere tutti i problemi con un sorriso e una stretta di mano, e di certo non si illude di poter vivere accantonando totalmente il proprio lato mostruoso: al contrario, sa bene che Los Angeles è tutto fuorchè la città degli Angeli, e che quindi a volte sia necessario che la bestia prenda il posto del ragionevole detective…
Moonlight è una serie tv da guardare di notte, se non altro per assaporare l’atmosfera tenebrosa delle ambientazioni e per rendere verosimile l’incursione che la cinepresa ci fa fare nel mondo nascosto dei vampiri; proviamo a seguire un episodio con la luce spenta, e in men che non si dica i nostri occhi diverranno come quelli di Mick e i suoi amici: chiari, le iridi quasi bianche, le pupille nere a spillo fisse sulla preda.
Siate sinceri, state già prendendo in considerazione l’idea di dare un’occhiata a questo telefilm pressochè dimenticato! Vi è bastato leggere la parola vampiri per sentire un brivido piacevole lungo la schiena e ripensare all’energia di Buffy, ai sensuali romanzi di Anne Rice e a Brad Pitt in abiti settecenteschi, con i lunghi canini in bella vista… Peccato però che Moonlight non possa essere annoverato tra i grandi classici dell’immaginario vampiresco: perchè, sapete, a livello di ascolti la prima e unica stagione fu un flop completo, almeno negli Stati Uniti.
Non lasciatevi però trasportare dal pregiudizio, non perdete l’entusiasmo: un insuccesso può dipendere da tantissimi fattori, e non è detto che una serie poco seguita sia una serie di cattiva qualità; in effetti in Moonlight coesistono elementi positivi e negativi, che di seguito analizzeremo prima di elaborare un’ipotesi del reale motivo per cui il grande pubblico non ha gradito Mick e le sue oscure avventure.
E ricordate: non dovete permettere a nessuna critica e a nessuna recensione stroncante di decidere al posto vostro se un telefilm meriti di essere guardato oppure no… Giudicate con la vostra testa!
Una genesi scabrosa
Di sicuro la sua origine travagliata non ha giovato alla buona riuscita del prodotto: dietro alla nascita di Moonlight è infatti celata una vicenda quasi più appassionante della trama degli episodi!
Inizialmente la serie avrebbe dovuto essere uno spin-off di show più famosi come Angel e Buffy, ma gli autori si resero conto ben presto di non volere l’ennesima copia di un’opera già esistente, e di puntare al contrario alla realizzazione di una creatura unica e il più possibile indipendente dalle altre del medesimo genere; questo ci fa capire fin da subito che la CBS e tutte le persone impegnate nel progetto nutrivano speranze assai rosee per Moonlight, e che vi vedevano numerose possibilità di successo.
Sta di fatto però che il pilot fu un disastro di ascolti: evidentemente a dispetto delle loro intenzioni gli sceneggiatori avevano partorito un personaggio e una storia che sapevano ancora troppo di già visto… Il protagonista non era riuscito a far dimenticare agli spettatori il fascino di Angel, la narrazione era troppo ingenua per un pubblico ormai abituatissimo a sentir parlare di vampiri.
Tuttavia ciò non scoraggiò gli autori Koslow e Munson, i quali continuavano a credere nella loro idea e quindi si misero al lavoro per trasformare Moonlight in uno show davvero in grado di conquistare l’audience americano: cercarono l’aiuto di David Grrenwalt, già co-creatore di Angel e Buffy, e insieme si impegnarono per rendere i personaggi più interessanti (gli attori originari vennero sostituiti da interpreti più adatti, e soltanto Alex O’Loughlin venne riconfermato nel ruolo di Mick); ma quando le cose cominciavano a ingranare nel verso giusto Greenwalt decise all’improvviso di abbandonare i giochi, a causa di problemi di salute oppure, si vocifera, di conflitti con la CBS. In effetti, se almeno le sedici puntate della prima stagione sono state girate il merito è del produttore Joel Silver, il quale nonostante questa ennesima sciagura fece in modo che il progetto venisse portato a termine.
Quando finalmente Moonlight venne riproposto in tv, divenne vittima di un meccanismo un po’ strano: non riuscì comunque a raggiungere un buon livello di ascolti, è vero, però è anche vero che si scelse di cancellarlo quasi subito, laddove invece molti telefilm accolti anche più freddamente sono stati riconfermati e trasmessi per vari anni… Insomma, abbiamo l’impressione che tutti coloro che avevano lavorato duramente per questa serie abbiano alla fine gettato la spugna, intuendo forse che l’indubbio potenziale dell’idea non valeva la fatica fatta per realizzare quei pochi episodi ignorati dal pubblico.
Rinunciare alla propria creatura non deve essere stato facile per Koslow e Munson, ma dopo aver perseverato per mesi persino loro si sono dovuti arrendere all’evidenza: Moonlight non piaceva, non abbastanza.
Se non altro, pensiamo che le proteste contro la cancellazione sollevate dalla parte di pubblico affezionata al telefilm abbiano confortato un pochino i due autori: in fondo, perchè una storia raggiunga il suo scopo è sufficiente che faccia sognare anche solo una persona.
Moonlight Sonata e la fretta di concludere
L’episodio finale, intitolato appunto Moonlight Sonata (dal nome di una famosa sonata per pianoforte di Beethoven) non può certo essere annoverato tra i motivi che hanno indotto la cancellazione dello show, poichè fu girato quando la decisione era già stata presa e anzi mirava a dare un epilogo decente a quella che sarebbe stata l’unica stagione della serie.
Ciò non toglie però che rappresenti uno dei difetti principali dell’opera, essendo davvero pessimo (almeno secondo noi).
Gli autori non volevano terminare con un un cliffhanger che non avrebbe mai potuto risolversi, ma la conclusione per cui hanno optato risulta altrettanto insoddisfacente: la trama generale dell’episodio è intrigante (una vampira rinchiusa in carcere minaccia di rivelare a tutta la città l’esistenza della comunità vampiresca, perciò i succhiasangue si riuniscono per farla evadere e poi la condannano al rogo) e contiene uno degli aspetti più originali e positivi di Moonlight, di cui parleremo tra breve; e sì, la scena in cui il marito dell’imputata si unisce alla moglie per condividere con lei persino la morte è intensissima… Però questo riguarda personaggi che appaiono unicamente nell’ultima puntata e non significano niente per lo spettatore. Quel che importa sul serio è il destino riservato ai protagonisti, e proprio qui incappiamo in una terribile caduta di stile: Beth e Mick finalmente comprendono che le loro diversità non devono separarli, perchè l’amore è un dono prezioso, quindi si baciano e tutto il resto; ma come gestiranno il fatto che lui è immortale e lei no? Lui la trasformerà in vampira? Oppure si godranno semplicemente il presente, senza preoccuparsi del futuro? O Mick cercherà di nuovo una cura che gli permetta di tornare umano?
E Coraline? Il passato, grande amore di Mick che fine ha fatto? Era uscita di scena già verso la metà della stagione, ma che ne è stato di lei? E’ morta, è stata riportata dai suoi malvagi fratelli? Boh.
E Josef? La storyline del personaggio migliore è stata bistrattata in modo penoso nel finale, e questo non possiamo perdonarlo: lo lasciamo più o meno innamorato di Simone (della cui esistenza veniamo a sapere solo in Moonlight Sonata, tra l’altro) mentre a New York la sua Sarah giace ancora in coma… Potrà mai risvegliarsi? Non si sa. E lui resterà ancorato al suo ricordo o si lascerà prendere dalla nuova fiamma? Non si sa. Sarà in grado di superare quella “difficoltà a impegnarsi” che confida a Mick di avere nei confronti delle donne? Non si sa, non se ne parlerà più.
E’ chiaro che non dovevamo aspettarci una conclusione perfetta per ogni risvolto della trama, in una puntata di quaranta minuti sarebbe stato impossibile realizzarla e se ci avessero provato ne sarebbe scaturita una gran pagliacciata, ma allora perchè inserire Simone a caso? Per suggerire che anche Josef ha trovato qualcuno, benissimo, però mostrarla per mezz’ora e poi terminare con un nulla di fatto tra lei e il vampiro è stato abbastanza inutile.
E che senso ha avuto Coraline, un personaggio teoricamente importantissimo, se dopo aver rotto un po’ le scatole a Beth e aver fatto conoscere a Mick la Cura è stata spazzata via in men che non si dica?
Mah. Evidentemente gli autori erano forse troppo stanchi e delusi per concentrarsi sul finale (che, lo vedremo, ha comunque qualche lato positivo), ma purtroppo sono questi dettagli a decretare la stroncatura definitiva di una serie tv: Koslow e Munson avevano tra le mani una storia intrigante, avevano i mezzi economici e tecnici per concretizzarla al meglio e godevano dell’appoggio di una casa di produzione come la CBS; eppure non sono stati capaci di far fronte alle proprie aspettative e di sostenere la lunga e difficile creazione di un prodotto davvero originale… Si sono limitati alla mediocrità di un telefilm per metà spin-off sui vampiri e per metà poliziesco di vecchio stampo. E purtroppo il pressapochismo di Moonlight Sonata lo dimostra.
Una comunità di vampiri
Analizziamo però anche le cose buone della serie, perchè non mancano. E una delle migliori si trova proprio in quel sedicesimo episodio tanto bruttino che abbiamo appena finito di criticare…
In Moonlight infatti, a differenza che in Angel o in Buffy, non si parla solo di vampiri che esistono all’ombra degli umani e tirano avanti alla giornata per non essere scoperti: al contrario, qui i succhiasangue formano una vera e propria comunità, organizzata con leggi e organi amministrativi (le “Pulitrici” per esempio, le signore che si prendono l’onere di far sparire i cadaveri delle persone dissanguate o uccise dai vampiri, in modo che la polizia umana non vada a ficcare il naso); Los Angeles è pervasa dai sussurri e dai segreti di tale comunità di mostri, e Mick li riporta alla luce durante le varie indagini.
L’ultima puntata è emblematica in questo senso perchè la struttura interna della società vampiresca viene mostrata chiaramente in due momenti: innanzitutto quando i succhiasangue che abbiamo conosciuto nel corso della stagione si riuniscono ed elaborano un piano per far evadere Emma di prigione; la posta in gioco riguarda ognuno di loro, perciò lavorano insieme molto meglio di quanto sappiano fare gli umani e riescono nell’intento. Il gruppo è composto dal detective geniale, dal riccone snob, dalle sexy Pulitrici, dal nerd che si infiltra nei sistemi di sicurezza della centrale di polizia… Insomma, si tratta dei tipici membri di ogni comunità.
In secondo luogo, verso la fine dell’episodio vediamo come Emma venga condannata a morte (e come la condanna sia eseguita) per aver quasi violato la prima legge della comunità, ovvero il divieto di rivelare ai mortali l’esistenza dei vampiri: minacciando di esporre i compagni alla curiosità degli umani l’imputata è divenuta un rischio per la società, quindi deve essere espulsa da essa.
E qui si nota la differenza tra i castighi più o meno leggeri inflitti dalle persone normali e i metodi drastici dei mostri… Per Emma non ci sono nè carcere nè processo: la sentenza viene espressa e messa in pratica in seguito alla semplice infrazione delle regole, e nessuno solleva la minima obiezione.
Ecco dunque un elemento davvero interessante (l’esistenza di un’ipotetica comunità alternativa composta da creature non umane) che Moonlight ha messo in luce per primo. Peccato che tale spunto non sia stato approfondito come meritava!
Josef Kostan: il comprimario che ruba la scena al protagonista
Un altro aspetto pregevole del telefilm è la presenza di personaggi molto carismatici e affascinanti, frutto della grande opera di riscrittura intrapresa dagli autori con l’aiuto di Greenwalt. In effetti, forse Moonlight trova il proprio punto di forza nel carattere dei protagonisti e nelle interazioni tra loro più che nella trama in sè, poichè le storie delle varie puntate sono diverse (anche se resta sempre un filo di continuità a legarle), ma Mick e gli altri sono presenti dall’inizio alla fine.
La personalità più attraente e complessa è senza dubbio quella di Josef Kostan, migliore amico di Mick e grande uomo d’affari: in lui si scontrano l’orgoglio vampiresco, che lo porta a disprezzare la gente comune, e nello stesso tempo un’umanità profonda e commuovente. Josef è un saggio vampiro di quattrocento anni, capace di dare a Mick ottimi consigli… Però è anche un bambino viziato, distratto da giochini e trastulli e terribilmente bisognoso d’amore.
E’ un egoista che non vuole affezionarsi a una donna per non avere seccature, e insieme è l’amico disposto persino a fare del male a Mick, a ritrasformarlo in vampiro dopo che lui ha preso la Cura, perchè sa che è ciò che Mick desidera.
E’ il mostro che si vanta di uccidere le persone senza fare una piega, e che poi si lascia tormentare dai rimorsi per cinquant’anni per aver ridotto Sarah in coma.
Sebbene venga mostrata in un episodio soltanto, la storyline riguardante lui e questa ragazza (la “Bella Addormentata“) è più intensa e coinvolgente della travagliata relazione tra Mick e Beth: ecco perchè il fatto che in Moonlight Sonata non si accenni minimamente a Sarah ci irrita parecchio… Una cosa è evitare il fanservice esagerato e un lieto fine poco credibile, un’altra attirare le simpatie del pubblico verso una sottotrama che non verrà mai sviluppata.
Josef Kostan è un grande personaggio, e la sua presenza da sola basta a disporci favorevolmente verso il telefilm e il talento di coloro che l’hanno creato…
Tra l’altro, l’attore che lo interpreta è Jason Dohring, che ricorderete come il fidanzato di Veronica Mars: doppi complimenti a lui!
Perchè un flop?
In definitiva, perchè Moonlight è stato così sfortunato? Ne abbiamo sottolineato diverse pecche, è vero, però in tv vengono trasmesse numerose serie anche peggiori e nessuno pensa di cancellarle o accantonarle.
Ora, noi crediamo che uno show possa sopravvivere senza problemi a eventuali debolezze nella trama e nell’esposizione, purchè possieda qualcosa di totalmente unico, qualcosa che affascini lo spettatore e lo convinca a passare sopra alle imperfezioni; insomma, un telefilm può essere mediocre nei contenuti ma ben confezionato o pieno di difetti eppure “speciale”: The Walking Dead, per esempio, ci propina spesso puntate tremendamente noiose e finali di stagione che prendono il pubblico per i fondelli, però ha uno spirito così ammaliante che risulta impossibile interrompere la visione…
Purtroppo Moonlight non è realizzato in maniera impeccabile e non è riuscito, anche se avrebbe potuto, a cogliere quel particolare di genialità che lo avrebbe salvato: è una serie tv sui vampiri, mandata in onda in un periodo in cui i vampiri erano ovunque e in tutte le salse; è piacevole da seguire, ma non sa incatenare l’attenzione; è forse un buon prodotto, ma non un capolavoro.
E sfortunatamente, a volte tali mancanze sono fatali.
Tuttavia, come abbiamo detto, ognuno ha il diritto di giudicare le cose secondo i propri gusti… Perciò, a voi la parola!