«Sono l’agente federale Jack Bauer. Oggi sarà il giorno più lungo della mia vita»
Con questa tagline inizia 24, la lunga avventura di Kiefer Sutherland nei panni dell’agente dell’unità anti-terrorismo di Los Angeles Jack Bauer.
La serie televisiva statunitense prodotta dalla Fox e andata in onda per otto stagioni, dal 2001 al 2010, vede per ogni stagione una minaccia per la sicurezza degli USA (un attentato, un ordigno nucleare, un’epidemia batteriologica, un’operazione militare straniera, spionaggio informatico, ) da sventare in sole ventiquattro ore.
Infatti la genialità di 24 sta nel narrare gli eventi in tempo reale, con una precisa scansione oraria per enfatizzare lo scorrere dei minuti che appaiono nel gigantesco timer ogni stacco pubblicitario.
La tecnica dello split screen (“schermo diviso”) mostra cosa fanno i diversi protagonisti nello stesso momento, è largamente usata e direttamente funzionale ad aumentare il battito cardiaco degli spettatori. Si, 24 non è una serie da godersi stravaccati in pigiama sul divano, al contrario: il senso di immedesimazione e di empatia con gli agenti della Counter Terrorist Unit di Los Angeles è quasi totale, e le loro frustrazioni e dinamiche di gioco ci piombano addosso come un macigno.
Gli ideatori della serie, la coppia di sceneggiatori Joel Surnow e Bob Cochran, già firmatari della brillante Nikita e vincitori di svariati Emmy durante la messa in onda, hanno ben coniugato la voglia di realtà con il thriller adrenalinico, venendo ben ripagati dai seguaci che col passare degli anni si fanno sempre più fedeli.
Purtroppo l’11 settembre ha lasciato una ferita aperta nei cuori degli americani in primis, e poi in tutti i cittadini del mondo, e lo sceneggiatore Howard Gordon ha una magica aurea preconizzante: basti pensare che ogni stagione è scritta almeno nove mesi prima della messa in onda.
Un esempio? La stagione del virus batteriologico durante la trasmissione è andata a coincidere con la scoperta di una banda, reale, che trafficava con l’antrace… e lo spionaggio informatico con il governo cinese? Stessa cosa, periodo di crisi anticipato in tv di quasi un anno.
Se ci pensiamo, è di un tempismo terrificante!
Ha dichiarato Sutherland:
«Amo 24 perché spinge gli spettatori a prendere posizione e a discutere. Qualche volta anche animatamente: e una serie che arriva a far litigare la gente, per me è fantastica».
Ha colto nel segno.
24 genera conflitto, come ogni personaggio delle fiabe segue il suo predestinato arco di trasformazione.
Il problema, o meglio, la genialata, sta nel fatto di aver inserito un personaggio iperrealistico, una specie di Chuck Norris tutto muscoli e tanto cervello, nel circolo vizioso del terrore americano, in un clima ansiogeno sempre sull’onda di una crisi di nervi. Si avverte il bisogno di un eroe che salvi la nazione dalle minacce esterne. Perché il nemico gioca sempre nell’ombra, e tutti hanno bisogno di credere che qualcuno prenderà in mano la situazione e salverà centinaia di vite innocenti.
Ecco perché l’idolatria verso Jack Bauer ha portato alla nascita di un merchandising di altissimo livello, videogiochi con lui protagonista, sinonimo di paragone per gli agenti in carne ed ossa (dopo il fallito attentato terroristico in Times Square a New York del 1 maggio 2010, in seguito alla cattura del responsabile da parte del New York City Police Department dopo 53 ore dall’accaduto, il capo della polizia Ray Kelly ha ironizzato sul fatto che “Jack Bauer lo avrebbe fatto in 24 ore, ma 53 non è male”).
Gli sceneggiatori si sono chiaramente ispirati a Julian Assange nello sviluppo del personaggio chiave, e hanno cercato di integrare nello show alcune riflessioni su questioni d’attualità.
Per quello che riguarda Jack Bauer, personaggio mai schierato politicamente, è un agente atipico, dai metodi certamente discutibili, spesso invischiato in operazioni al di là delle proprie forze che lo portano alla tossicodipendenza, all’espulsione dal CTU, ad inscenare la propria morte, all’allontanamento dalla famiglia e dagli amici.
Non è proprio una vita degna di essere vissuta la sua, quella di un martire sempre pronto a sacrificare i propri interessi per il bene superiore, che spesso coincide con il bene nazionale.
24 ha riscosso un grande successo presso il pubblico, soprattutto per la novità rappresentata dal tempo reale.
La giornata di Jack Bauer è scandita da un orologio digitale che si materializza sullo schermo ad intervalli regolari; l’orologio in realtà non è altro che un accorgimento tecnico atto a introdurre la pubblicità. La schermata dell’orologio digitale infatti compare quattro volte nel corso di ogni episodio e la narrazione riparte sempre dopo quattro minuti esatti, vale a dire la precisa durata di un blocco pubblicitario di qualsiasi emittente televisiva statunitense.