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#VenerdìVintage – Cos’hanno in comune Steve Urkel, Camera Cafè ed Everwood

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L’UNDERDOG DELLA SERIALITÀ AMERICANA IN ITALIA: EVERWOOD

Everwood

Di Everwood e di come e perchè sia arrivata in Italia ho già parlato più dettagliatamente qui. Mi limito a riassumere: ci troviamo di fronte a una splendida botta di culo, semplicemente.

Non era ancora il tempo in cui Mediaset, pur di mandare serie in onda, avrebbe assorbito il mercato spagnolo della sua Tele Cinco (“Il segreto”, il Sospetto, “Una vita”) e mandare qualcosa, in questo ramo, diverso da Beautiful e compagnia cantante, era ancora visto come un azzardo. Partito per caso e senza aspettative, quindi, Everwood ancora oggi monopolizza il palinsesto annuale, venendo riprodotto ciclicamente anche anni dopo la sua fine come finora non è capitato a nessun prodotto americano presente in Italia negli ultimi anni.

Quello che la Canale 5 non si aspettava è che le avventure del Dr Brown sarebbero riuscite a mediare due diverse generazioni di pubblico: da una parte le vicende familiari abbastanza convenzionali da soap opera avrebbero attirato il pubblico degli “anta”, dall’altra, oltre ad un linguaggio spesso fresco e giovanile (“ehi? hai capito cosa ti ho detto?” “Scusa, non parlo lo stronzese!”) dei monologhi di qualità altissima e una colonna sonora piena di classici americani avrebbero attirato ragazzi e palati più raffinati. Rimettere Everwood vuol dire garantirsi sempre una fascia costante di pubblico. Non male per un semplice tappabuchi, vero?

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