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#VenerdìVintage – 5 traumi infantili causati dalle Serie Tv

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Partiamo da un presupposto: sarà impossibile accontentare tutti. A meno che non abbiate avuto un’infanzia lunga 30 anni sarà difficile che ognuno di voi riesca a rispecchiarsi nelle storie e nelle Serie Tv che elencheremo.

Però se, come il sottoscritto, avete passato gli anni più puri della vostra vita incollati a quel caleidoscopico calderone Trash passato alla storia come “Televisione degli anni ’90 e primi 2000“, allora sì che siete nel posto giusto, diamine!

Per la generazione nata a cavallo tra gli ultimi decenni del XX secolo, tra un crollo del Muro e una guerra nei Balcani, la Tv è stata qualcosa di più di un passatempo, per certi versi è stata una nutrice, una maestra di vita e una seconda mamma (per chi aveva entrambi i genitori lavoratori in carriera facciamo anche una prima).

Ore e ore passate davanti al tubo catodico (ebbene sì, le Tv avevano una profondità, almeno esteriore) a stordirsi di Cartoni, Video su Mtv e, ovviamente, Serie Tv e Telefilm.

Giornate ben spese nell’intento di costruirsi un modello di vita per l’età adulta, prendendo spunto da qualche improbabile americano figlio di sceneggiatori evidentemente dediti a potenti sostanze psicotrope. Tanti, tanti pomeriggi e, perché no, anche qualche mattinata, quando l’allineamento dei pianeti, la precessione degli equinozi e le antiche profezie Maya ti causavano quegli improvvisi mal di pancia, esattamente – vedi te la sfiga – quando alla terza ora c’era la verifica di matematica.

Ma non è tutto oro quel che luccica, e ce ne siamo accorti troppo tardi. Le Serie Tv di quegli anni ci hanno lasciato traumi profondi, a volte insanabili. Di alcuni ce ne siamo accorti subito, per altri abbiamo dovuto attendere anni.

Ma, prima o poi, tutti hanno mostrato il loro salatissimo conto.

Willy il Principe di Bel-Air

WILLY, QUANDO STRANO NON VUOL DIRE FIGO

Lui è cresciuto giocando a basket con gli amici, tu col calcio, ma su questo poco cambia. Lui si metteva le giacche della divisa scolastica al contrario e le ragazze lo guardavano adoranti, tu un giorno ti sei presentato in classe con la maglietta al rovescio e ancora adesso i tuoi ex compagni ormai semitrentenni ti sfottono su Facebook. Lui aveva in casa un maggiordomo simpatico, te se per caso chiedevi a tua madre di portarti qualcosa dovevi sentire la tirata del “Questacasanonèunalbergoiononsonolavostraserva” per interi giri di orologio. Della lancetta piccola.

Willy non è mai andato in una scuola media italiana. Parlava strano, faceva versi e la gente rideva con lui, mentre tu eri costretto a esprimerti sbiascicando per colpa dell’apparecchio. Ma anche in quel caso la gente rideva.

Di Te.

i bagnini di baywatch

CHI CI SALVA DAI BAYWATCH?

La vedevi sulle spiagge della California e non ti sembrava vera. La osservavi correre sul bagnasciuga, sperando che quella sigla in slow motion non finisse mai. Sua Plasticità Pamelona Anderson ha turbato i sogni di un’intera Leva di preadolescenti. Il 2000 si avvicinava e con lui la promessa di una pubertà che sembrava dietro l’angolo. Hai provato anche a far finta di affogare, un pomeriggio in piscina.

Hai annaspato, hai bevuto, sei persino andato in stato di semi-incoscienza. Speravi, come una sorta di Biancaneve testosteronico, di avvertire il tocco delle sue labbra sulle tue, intente praticarti la respirazione bocca a bocca. Finché le hai sentite, hai aperto gli occhi e hai guardato in faccia la tua salvezza.

Già, peccato che quella faccia era nascosta dall’acne adolescenziale tipico dei diciassettenni sudati e un po’ in sovrappeso. Proprio quelli che cercano di svoltare due soldini facendo i bagnini d’estate alla piscina pubblica. Vasca dei piccoli.

Joy e Pacey di Dawson's Creek

BASTANO DUE LETTERE PER SPEGNERE DAWSON

Quanto è bello l’amore da piccoli? Puro, sincero, forse a dei livelli mai più raggiungibili in nessuna fase dell’esistenza. Molto spesso, la tua Beatrice è la compagna di banco, o quella seduta davanti a te. La guardi e immagini di comporle poesie.

Poi vai a casa, segui Dawson’s Creek e capisci che l’amore è proprio così come te lo sei immaginato. Lunghi monologhi sui sentimenti, emozioni condivise e struggenti dichiarazioni improvvisate, intrise di filosofia, saggezza e una dolcezza infinita.

A quel punto decidi che sì, devi farlo anche tu. Prendi il coraggio a due mani, o meglio a una, perché l’altra afferra il Nokia 3310 regalo della cresima, e digiti:

“Cara Ermenegonda (nome di fantasia, ndr), ogni notte sogno le tue mani sul tuo viso, i tuoi capelli che volano nel vento e il suono di mille baci che mi attirano verso di te. Il destino ci a scelti (non eri una cima in italiano, e ci credo se passavi tutto il tempo a fissarla… ndr 2), quindi perché non ci mettiamo insieme?”

Secondi, minuti, ore di trepidante attesa… poi la suoneria di “Tre Parole” realizzata col compositore ad annunciare la risposta.

“No”

“Ma come? E il destino, il vento, i capelli… almeno dimmi perché?”

“xk no. nn m piaci”

“Ah, ok. Per favore nn dirlo agli altri ke poi mi sfottono”

Dawson, perché non sei morto tu?!?!?

La Tata è ebrea, non italiana

LA TATA DELLE SERIE TV NON È ITALIANA

Non di solo amore vive il ragazzino. Anche le risate vogliono la loro parte, insieme a un pizzico di patriottismo. A far veleggiare alto l’onore e la simpatia tricolori sui cieli di Manhattan c’era lei e solo lei. L’unica, inimitabile Tata Francesca.

Mora, mediterranea, dalla battuta pronta e ricca di aneddoti sulla sua infanzia in Ciociaria. Eh… quanto orgoglio, con Francesca ti sentivi davvero rappresentato. Grandissima…

Già, una grandissima bugiarda. Il giorno in cui ho scoperto la verità, per merito – o colpa – di Wikipedia, una nube ha oscurato e ovattato i ricordi di quei momenti.

Francesca Cacace è italiana solo nella nostra versione. In quella originale si chiama Fran Fine, è di origine polacca ed è ebrea. Gli zii non sono zii, sono i genitori. Zia Yetta non è zia Yetta, è la nonna Yetta (in effetti il nome doveva suggerire qualcosa), Fran la Ciociaria non l’ha mai vista neanche col binocolo.

Era la famiglia perfetta, ora è buona solo per uno Spin-Off di Beautiful.

Il padre di Malcolm è Walter White

ERA UNA COSÌ BRAVA PERSONA…

Lo dicevamo all’inizio, ci sono traumi dei quali non ti accorgi subito, arrivano dopo e fanno malissimo. Come quando vedi quel dolce papà, un po’ scemo e stravolto da una famiglia impossibile.

Dai quattro figli, in primis. C’era quello ribelle, il grande, e a ruota il teppista, il genio e l’autistico. E la moglie, signori e signore che strega la moglie, che Dio ce ne scampi…

La mamma di Malcolm l’abbiamo odiata tutti e chi non alza la mano è solo uno che mente sapendo di mentire. Il padre no, tenevamo per lui, povero sfigato finito chissà come in una tale gabbia di matti. Sapeva pattinare molto bene, ma la vera dote ce l’ha rivelata anni dopo.

Abbiamo fatto ancora il tifo per lui mentre mescolava le dosi, sfornava i cristalli e fregava i narcos e la DEA. Ci ricordavamo dei suoi trascorsi e godevamo insieme a lui della sua rivincita. Adesso chi è lo sfigato? Ora chi è il vincente? Vai così Hal/Walter/Bryan.

Qual è il trauma? Rendersi conto che, se stai guardando col fiato sospeso uno che prepara metanfetamine e spaccia come se non ci fosse un domani, allora l’infanzia è davvero finita.

Simone Viscardi
@simojack89