Il 2004 ha segnato la nostra vita (telefilmica) per la messa in onda di una serie che più o meno tutti abbiamo visto, almeno in parte: sto parlando di Doctor House che, come più avanti farà Grey’s Anatomy, rappresenta una novità nei medical drama. Ma pochi sanno che solo l’anno precedente, il nostro beneamato Hugh Laurie – ovvero colui che presta il volto e l’ironia british all’arrogante medico – aveva interpretato un altro dottore in una comedy. Questa è una miniserie in sei puntate ispirata all’omonimo romanzo di Nigel Williams (scrittore e sceneggiatore inglese).
Già l’inizio è esilarante: Paul Slippery (Hugh Laurie appunto) inizia a sentire i pensieri delle persone che ha intorno. No, non si era messo collante e trucco una sera finendo fulminato nella vasca da bagno mentre si cotonava i capelli (ogni riferimento al film What women want – Quello che le donne vogliono con Mel Gibson NON è puramente casuale!!): semplicemente si è svegliato con questo ‘potere’. In più non riesce a ricordare quando è stata l’ultima volta che ha fatto l’amore con sua moglie, la bellissima e poliedrica Anna Chancellor, qui Estelle Slippery.
Quella che si racconta in Fortysomething è una vera e propria crisi di mezza età (evidente già nel titolo ‘quaranta qualcosa’), ma il modo di narrarla è completamente diverso da quello che si immagina:
non ci sono auto costose, corna o giovani amanti, solo insicurezze e problemi con i figli.
Tra i quali figli c’è un giovanissimo Benedict Cumberbatch che, molto prima di interpretare l’algido Sherlock, si scambiava la fidanzata col fratello maggiore (no, vi prego, ora mia sto immaginando Sherlock e Mycroft che si scambiano la fidanzata e WTF??) e minacciava di ucciderlo con una sega (questa cosa la dovete vedere, ragazzi, non ci siamo capiti!) Non che il personaggio di Cumberbatch, Rory, sia particolarmente sveglio, ma lui era ancora più carino nel 2003 e questo non guasta mai. E già se la cavava benino a livello recitativo, eh!
Inoltre Laurie e Cumberbatch che interagiscono sono una gioia per gli occhi, un po’ come vedere Laurie interagire con un altro attorone del cast, un uomo che un giorno, nell’allora lontano 2014, sarebbe diventato IL Dottore. Sì, sto parlando proprio di Peter Capaldi, che in questa serie è il medico rivale di Paul, tale Ronnie Pilfrey. Ronnie invidia a Paul la sua vita ‘perfetta’, la sua famiglia, sua moglie, e soprattutto il suo carisma. Paul, infatti, è molto amato, soprattutto dai pazienti, che spesso lo preferiscono a Ronnie. Ancora una volta Capaldi fa un ruolo da burbero, da scorbutico, forse perché si addice bene alla sua faccia da gufo.
Insomma, Fortysomething narra la crisi di mezza età evitando i soliti cliché, ma con il sesso bene in evidenza: da Paul che cerca di fare l’amore con la moglie (senza riuscirci perché ogni volta ne succede una!), dal figlio minore, un adolescente ossessionato dal sesso perché è ancora vergine, ai figli maggiori che, come ho già detto, finiscono per scambiarsi le fidanzate.
Insomma, se vi piacciono i drammi familiari, Fortysomething è esattamente quello che fa per voi. Oltre a non poter mancare nella collezione di un serial addicted anche solo per il cast!