Quando il 22 settembre 2004 è andato in onda il primo episodio di Veronica Mars (qui potete scoprire che fine hanno fatto i protagonisti), il mondo non era nemmeno lontanamente pronto per Veronica Mars, l’eroina in giacca di pelle dallo spigoloso caschetto biondo. E come biasimarlo: chi mai avrebbe potuto prevedere l’effetto dirompente che la protagonista di un teen drama, per quanto atipico e straordinariamente maturo, avrebbe avuto sulla rappresentazione dei personaggi femminili in televisione? Eppure, dopo la visione dell’episodio pilota di Veronica Mars rimangono pochi dubbi circa l’importanza rivoluzionaria dell’adolescente investigatrice privata interpretata da una giovanissima Kristen Bell (che presto potrebbe riprendere uno dei suoi ruoli di maggior successo).
Incontriamo Veronica mentre è nel suo habitat naturale, nascosta dietro l’obiettivo di una macchina fotografica, appostata nel parcheggio di un motel mentre, nemmeno maggiorenne, con il suo cinismo caustico e un sorriso ironico appena accennato, scatta alcune foto che non sono che l’ennesima prova di quello che la nostra protagonista ritiene essere una verità assoluta: le persone non fanno che nascondersi, mentono agli altri e a se stesse, non si mostrano mai per come sono davvero finché qualcuno non le coglie sul fatto. E a Neptune, la ridente cittadina californiana dove è ambientata la serie, quel qualcuno è immancabilmente Veronica Mars, liceale, investigatrice privata, paria inavvicinabile. Infatti, fin da subito comprendiamo che la vita della nostra eroina viaggia su due binari suo malgrado paralleli, che vedono da una parte le sue serate trascorse a indagare sui piccoli misfatti che scuotono la pace apparentemente imperturbabile di Neptune, mentre dall’altra troviamo la sua realtà di studentessa liceale brillante ma esiliata dai compagni, che mostrano nei suoi confronti un’aggressività che comprendiamo presto non poter essere casuale, che nasconde un’origine precisa, un peccato originale che ha reso Veronica la ragazza più odiata della città.
L’episodio pilota di Veronica Mars, Benvenuti a Neptune, scritto interamente dal creatore della serie Rob Thomas, ci trasporta allora al momento in cui l’esistenza di Veronica ha iniziato a viaggiare su due strade differenti, in un intreccio magistrale di piani temporali e misteri che getta le basi per l’intera prima stagione di uno dei migliori teen drama – per quanto riduttiva questa etichetta possa considerarsi quando applicata a un prodotto così inaspettatamente complesso – di tutti i tempi. L’apparente pace di Neptune viene presto smascherata come una finizione, un teatrino portato avanti collettivamente da quando, un anno prima, Lilly Kane (interpretata da un’insospettabile Amanda Seyfried), migliore amica di Veronica e figlia di un ricchissimo imprenditore locale, è stata brutalmente uccisa nella sua stessa casa. In seguito all’omicidio di Lilly, l’allora sceriffo Keith Mars – padre della protagonista – aveva puntato il dito contro il padre della vittima, ma quando un altro uomo confessa di avere commesso il crimine, viene costretto a lasciare la carica in polizia ed esiliato dalla comunità di Neptune. Veronica, profondamente turbata dalla morte dell’amica e al tempo stesso sospettosa dell’inaspettata e incomprensibile confessione che avrebbe scagionato i Kane dall’accusa di omicidio, resta al fianco del padre, consapevole che le indagini da lui condotte avrebbero potuto far luce sui nebulosi eventi riguardanti gli ultimi momenti di vita di Lilly, e questo nonostante la vicinanza con Keith comporti automaticamente la rapidissima caduta di Veronica Mars ai piedi della piramide sociale del liceo di Neptune.
La lealtà imperturbabile della protagonista della serie risulta allo spettatore ancora più straordinaria nel momento in cui la stessa Veronica, con quel suo linguaggio asciutto, sempre permeato di un sottile e ironico cinismo, racconta quanto devastanti sono state realmente le conseguenze delle indagini di suo padre e della decisione della ragazza di schierarsi con lui. La madre di Veronica, alcolista e con un passato segnato da comportamenti instabili, non ha sopportato l’onta che ha colpito il marito e ha abbandonato lui e la figlia senza dire una parola di addio, mentre il risentimento dei compagni di classe per avere cercato di trascinare la famiglia Kane nel fango ha fatto sì che, durante una festa, la drogassero per farla restare indifesa nel momento in cui qualcuno, la cui identità rimarrà a lungo un mistero tanto per Veronica quanto per il pubblico, abuserà di lei. Dunque incontriamo Veronica Mars quando, sola al mondo se non per il padre, costruisce fortezze, individua debolezze, si lascia proteggere dalle sue capacità investigative e non lascia avvicinare nessuno, nemmeno per sbaglio. Veronica è profondamente traumatizzata dagli eventi dell’anno precedente, ma è decisa a non mostrare a nessuno quanto sanguinanti siano le sue ferite, non vuole che il padre capisca fino a che punto la figlia abbia rinunciato alla sua vita per lui, tenta con successo di affrontare i compagni a testa alta, senza lasciare loro vedere nemmeno la più piccola delle crepe nella sua impenetrabile armatura. Veronica Mars affronta il suo dolore nell’unico modo che conosce, che di sano ha poco, che forse la porta solo più vicino al baratro: indaga, si pone domande, impegna ogni minuto della sua vita nel trovare un modo di rimettere a posto i pezzi, salvo poi scoprire che a volte anche avere tutte le risposte non aiuta a lenire la sofferenza, anzi, la rende solo più evidente.
Eppure, ciò che rende la persona di Veronica tanto rivoluzionaria è che, nonostante il trauma, nonostante il linguaggio sfacciato e l’apparente sfiducia nei confronti di qualunque essere umano con la sola eccezione di suo padre Keith, è un personaggio profondamente positivo, perché capace di riconoscere i propri limiti e aperta al dialogo e al miglioramento del sé, perché durante la serie impara a crescere e ammettere i suoi errori. Veronica Mars è indipendente e sfacciata, non ha bisogno di nessuno, è perfettamente in grado di badare a se stessa, ma non chiude mai del tutto la porta alla speranza, a chi anche timidamente le tende la mano. Un’eroina forte e un modello di protagonista femminile quanto mai necessario, poiché in grado di mostrare che essere vulnerabili è una condizione umana, sempre compatibile con la forza e la capacità di rialzarsi, di resistere, di diventare migliori. Il viaggio di Veronica è movimentato, il mare spesso in tempesta, ma lei è saldamente al timone della sua nave e, quando ha bisogno di una pausa, impara col tempo che esistono persone che possono temporaneamente prendere il comando e tenerci al sicuro quando ne abbiamo più bisogno. Veronica capisce che la vera forza non è mostrarsi infallibili, ma avere il coraggio di essere vulnerabili. Una lezione di cui forse abbiamo bisogno oggi più che mai, nonostante siano passati quasi vent’anni da quell’episodio pilota che ha cambiato le sorti di così tante vite.