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Floki: genio, follia e ossessione divina

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Fin dai suoi primordiali gemiti l’uomo ha avvertito il bisogno di venerare qualcosa di più grande, qualcosa che possa trascendere le proprie regole. Ogni religione ha influenzato usi, costumi e consuetudini dei propri adepti generando diversità incomprensibili per i seguaci di altri culti, dissomiglianze che si tramutano in imperdonabili peccati. Floki incarna l’esasperazione di questo principio e conferma il sadismo e la brutalità che l’ossessione per una religione generano, e che possono tramutare il genio in folle, l’Angelo in Diavolo e l’amico nel nemico.

Floki
Floki (1068×555)

Floki è un Vichingo quasi anomalo che ridefinisce i parametri di appartenenza a questo popolo. Nell’immaginario collettivo il Norreno si concretizza nella barbuta montagna di muscoli incivile, armata di ascia e della sua folta chioma, spesso raccolta in sfarzose trecce. Di primo acchitto, e in seguito ad un’analisi superflua e superficiale, Floki non incarna tali, quasi obbligatori, requisiti ma è questa diversità che fa di lui un guerriero imprevedibile. L’ardua chiave di lettura di questo personaggio rappresenta la sua forza ed è ciò che rende Floki un Vichingo molto singolare.

Genio calcolatore che tramuta il mestiere di falegname e di costruttore di navi in arte. Egli eleva la sua predisposizione fino a farla divenire ineccepibile e le sue doti da fabbricatore di imbarcazioni rimbombano in ogni dove, tramutando Floki in merce pregiata. Inusuale conseguenza in un mondo dove l’unico talento consiste nel razziare o combattere. Parlare ai tronchi è solo una delle bizzarrie che lo contraddistinguono perché tale pratica diventa basilare per il suo lavoro, ed è resa talmente enfatica da convincere che il dialogo sia reale. Il suo talento gli consente di entrare nelle grazie di Ragnar con la quale intraprenderà lunghissimi e tortuosi viaggi. La vicinanza al futuro Re permette a Floki di affermare e coltivare la sua arte che diventerà la leva con la  quale il cospiratore Re Horik proverà a corromperlo.

Floki si improvviserà doppiogiochista e complice per il complotto contro Ragnar. La recita comporta l’asservimento totale alla causa compreso lo stravolgimento della sua sfera privata. La moglie Helga non deve esserne al corrente e soffre per la condizione del marito, che d’altro canto non può permettersi una falla nel proprio piano. La sua malefica recita è resa possibile dalla lealtà per Ragnar, infatti le rabbiose parole di Floki a Re Horik nel momento della confessione del suo subdolo doppio gioco, palesano lo scrollamento di un fardello insopportabile:

“Io sono sempre stato fedele a Ragnar”

Anche solo fingere di tradire il suo amico crea in lui un conflitto lancinante!

L’amore che egli nutre per il suo mentore non ha un limite, se non quello della devozione a Odino. Tale fervente ossessione segna il punto di saturazione della coscienza di Floki. La prostrazione totale agli Dei è la priorità, e rispettare il loro volere a qualsiasi costo è la sua ragione di vita. Non importa se il prezzo da pagare è carissimo e di indicibile dolore, essa è l’unica via. Tale eccessiva foga religiosa spingerà più volte Floki a mettere in discussione la sua posizione e quella di Ragnar. Quest’ultimo colpevole di essere troppo aperto ai Cristiani e succube della sua amicizia quasi ossessiva con Athelstan. Quest’ultimo rappresenta l’anello di congiunzione tra il mondo Vichingo e quello Cristiano. Il ruolo emblematico ricoperto da questa figura è inaccettabile per Floki che vede, in una una serie di presagi, il volere degli Dei nell’uccidere Athelstan. Egli si trasforma in carnefice, ed emissario di Odino assassinando il prete reo di essersi riavvicinato al suo Dio. La  sua colpa nella morte di Athelstan rimarrà occulta a Ragnar perché Floki sa che questo atto accondiscenderà il volere di Odino ma distruggerà emotivamente il suo Re, nonché fraterno amico.

Il peso per la brutalità commessa opprimerà Floki che in seguito al dolore della sconfitta di Parigi e di fronte alla bara di Ragnar, apparentemente morto, confesserà la malefatta, ignaro del fatto che all’interno il suo amico sia in ascolto. Piangerà di dolore affermando di amare talmente tanto Ragnar da essere arrivato ad odiarlo. L’uccisione del “prete” secondo la sua visone era essenziale per il volere degli Dei e per il bene del Re stesso.

Ragnar non ha perso solo Athelstan! Ora ha perso anche Floki!

La ritorsione è inevitabile e le sue pene hanno inizio. Legato ad un palo, al freddo, solo con la sua colpa. Punizione che sembrerà un paradiso in confronto a quello che subirá successivamente. Nonostante tutto continua a sentire gli Dei e le torture non lo smuoveranno dalle sue convinzioni. Solo quando verrà appeso (in una posizione di evidente rimando cristiano) per essere sottoposto ad un pesantissimo e ciclico supplizio,  e dopo aver subito anche la morte della figlia, capirà  di essere solo e comprenderà che solamente il suo volere, e probabilmente la sua invidia, l’ha portato ad uccidere Athelstan. Inaspettatamente in quel preciso momento il Dio cristiano da lui bestemmiato e denigrato manderà un messaggio a Ragnar, una sola simbolica, emblematica parola: PIETÀ.

Floki
Floki (700×385)

Libero e redivivo Floki si rintana nella sua casa cercando nella quotidianità il perdono. Gli Dei torneranno a bussare alla sua porta tramite le bellissime sembianze della Regina Aslaug.

Il malessere di Ragnar e la sua frustrazione obbligano la moglie a cercare un nuovo mentore per il suo sfortunato figlio Ivar. Floki, il più atipico dei Vichinghi, dovrà insegnare al figlio del Re come diventare un vero Vichingo.

Floki il matto, Floki il folle, Floki il genio, Floki il guerriero, Floki il costruttore. FLOKI IL VICHINGO! Le 100 facce della pazzia e della cultura Norrena.