“Non hai bisogno di me, Ivar il Senz’ossa, flagello del mondo” come gli dice Floki abbracciandolo mentre piange come un bambino. Quando il suo unico amico prende il mare verso lande sconosciute, Ivar lascia andare tutto quello che lo rende ancora debole. Dove per “debole” si intende umano, ossia ostacolato da sentimenti di compassione, amore e legami. Da quel momento nasce una vera piaga per tutti i reami europei e anche per tutti i re dei vichinghi. Perché questo ragazzo incapace di camminare non ha alcuna intenzione di dividere il potere con nessuno.
Interpretato magistralmente dal giovane Alex Hogh Andersen, Ivar rappresenta, come si è detto più volte, una delle personalità più aggressive tra i figli di Ragnar Lothbrok. Quella più affamata di gloria e conquista, quella rimasta ancorata al suo sangue vichingo. E’ forse proprio per questo che Ivar finisce per essere quello che più somiglia al padre. Non a caso Ragnar ha portato lui nel suo ultimo viaggio, quello culminato dalla sua morte per mano di Re Aelle. E quando Ragnar muore e Odino lo riporta nel Valhalla, è come se qualcosa fosse nato nel cuore di Ivar. Il desiderio di non di eguagliare, ma di superare suo padre, diventando il più famoso vichingo della storia. Anche se Ivar ci è apparso fino a ora nelle sue vesti più feroci e aggressive, è innegabile: dalla morte di Ragnar diventa lui il personaggio cardine della saga di Vikings.
Di seguito, un bel po’ di ragioni per cui non si può non amarlo.
1) Intelligenza
Questa è la sua principale dote. Nessuno dei figli di Ragnar sembra aver ereditato la sua proverbiale intelligenza. Eccetto, appunto, Ivar. Tutte le strategie che hanno portato l’esercito vichingo alla vittoria sul suolo inglese sono state ideate da lui.