Ci siamo. Dopo un viaggio durato sei lunghi anni Vikings è giunto al capitolo finale della sua storia. Il prossimo 4 dicembre History manderà in onda il primo episodio della sesta e ultima stagione della serie storica di Michael Hirst. Mentre in Italia potremo vederla in chiaro dal giorno seguente. Noi abbiamo guardato in anteprima, grazie a TIMVISION, i primi due episodi e ci siamo fatti un’idea di ciò cui assisteremo durante questo ultimo capitolo della serie. Con molta probabilità continueremo a seguire in modo equamente distribuito le trame di quel destino voluto dagli dei per ognuno dei protagonisti.
La morte di Ragnar infatti ha significato molte cose nella storia raccontata da Vikings, ma per la serie in sè ha significato soprattutto una svolta narrativa. Una svolta che ha spostato il mirino da un protagonista forte e di debordante presenza a un racconto più corale.
Così abbiamo avuto la Vikings delle avventure di Ragnar, assieme a Lagertha, Rollo e Floki. E abbiamo avuto dopo la sua morte la Vikings dei figli di Ragnar.
In questa seconda fase si sono alternate le vicende poste in essere dalle prove che ognuno di loro ha dovuto affrontare per imporsi come vero vichingo. Vicende che hanno visto momenti di grande unione tra coloro nelle cui vene scorre il sangue di Re Ragnar. L’unione nella vendetta, nella conquista, nella morte dei nemici, molto più che nella fratellanza in sè. E vicende che hanno invece visto contrasti e divisioni tra i più forti guerrieri della Scandinavia nel IX secolo. Che ognuno di loro fosse nel giusto o nel torto poco importa. Il cammino verso la tavola imbandita del Valhalla è costellata di prove che Odino e gli altri dei hanno voluto per ognuno dei figli di Ragnar. Un destino dal quale un norreno non può sfuggire.
È la sensazione che percepiamo anche dopo aver visto i primi due episodi di quest’ultima stagione, che i protagonisti del mondo lasciato da Ragnar percorrano, uno ad uno, i passi di un destino che sembra segnato. Passi che li condurranno verso nuove prove da superare. O da perdere. Tutto finalizzato alla consolidazione di quell’essenza che dà spirito al vero vichingo.
Alla fine della scorsa stagione li avevamo lasciati a quella che sembrava la fine di una lunga e insana guerra fratricida.
Bjorn, Ubbe e Hvitserk vittoriosi sul campo di battaglia di una Kattegat riconquistata e liberata dalla tirannia del fratello minore. E lo sguardo gelido di un Ivar che abbandona il regno che fu suo con l’aria di chi non è stato del tutto sconfitto. Sicuramente non nell’anima. Ora li ritroviamo alle prese con quello che viene dopo. Cosa non semplice con cui avere a che fare. Perchè il re soldato si concentra sulla battaglia, sulla necessità di vincerla. Ben poco su cosa fare quando ciò avviene, quando si indossa la corona della vittoria. Può sembrare facile, una strada in discesa in cui nulla sarà più difficile come fu prima. Ma non è così. E ognuno di loro se ne renderà conto.
Ogni figlio di Ragnar dovrà avere a che fare con nuove decisioni da prendere, spesso tutt’altro che semplici. Con nuove forme di saggezza da applicare, nuovi piani, nuovi progetti per il futuro. Ognuno di loro insomma, dovrà avere a che fare con un nuovo se stesso, schiacciato tra i demoni del passato e le visioni del futuro.
Ma anche con le numerose variabili della vita. Vikings infatti ha deciso di rinnovarsi per la stagione finale, proponendo a noi come ai suoi protagonisti nuove sfide e avventure. Ma anche nuovi personaggi.
Per qualcuno significherà nuovi alleati, per qualcun altro invece altri nemici. In un mondo in cui entrambi i concetti vanno presi con le pinze e l’ascia in pugno, nascosta dietro la schiena. Perchè nel duro mondo degli uomini del nord le cose possono essere cambiate sì, nel corso dei quarant’anni di storia raccontati, ma una regola resta sempre uguale: è un mondo in cui si nasce soli. E come tali si vive. Si agisce per se stessi. Chi a questo punto della storia è maturo e saggio abbastanza da far proprio questo concetto prenderà la propria strada. Senza sapere se porti alla felicità o meno, ma sicuro che porti a se stesso. Chi invece non ci riuscirà dovrà ancora vedersela con scelte giuste prese per ragioni sbagliate.
E poi ci sarà chi non rientrerà in nessuna delle due categorie, ma vorrà essere il fantasma che gioca a guardia e ladri con i demoni del proprio passato. Ma debole o forte che ciò li renda, ci saranno conseguenze da affrontare. Per se stessi e per gli altri. E sono queste le conseguenze cui assisteremo lungo quest’ultimo tratto di cammino verso il Valhalla.
E non vediamo l’ora di vedere su quale capo calerà, alla fine di questo emozionante cammino, il martello vendicativo di Thor.