L’emozione per Vikings cresce a partire dalla sigla, If I had a Heart… inevitabilmente evocativa.
Ogni singola nota della riuscitissima, vibrante e cupa sigla di Vikings (una delle migliori sigle seriali esistenti) è un passo di avvicinamento verso il Valhalla, il banchetto con gli Dei, a cui possono prender parte solo i migliori guerrieri andati nell’aldilà. Entriamo nota dopo nota, rombo dopo rombo, nel clima pagano di una delle popolazioni più abili nell’arte della guerra, i guerrieri temibili dal fisico resistente temprato dai lunghi e glaciali inverni. Le immagini allusive e visionarie si stagnano nella memoria dello spettatore: ritualità e realismo sempre a confronto. Il corvo nero presagio di sventure e di morte, le armi che scivolano lentamente sul fondale marino insieme ai corpi, il mare nero in una notte agitata e le imbarcazioni dei guerrieri nordici in marcia continua. Il rombo del tamburo che si fa portavoce di emozioni di guerra e sembra sincronizzarsi con il battito del cuore di chi sta per combattere e morire; il tamburo come miglior strumento per intonare una funesta marcia di morte, il rumore come ansia febbrile dell’estasi di battaglia. Si inizia ad apprezzare (in modo esagerato) Vikings a partire dalla sigla, non credo esista un essere umano disposto a negarlo.
Mentre i Vichinghi fanno razzie, e distruggono un intero monastero, il biondo protagonista in un lampo di genio, capisce che tenere in vita il frate Athelstan può essere la migliore mossa possibile, lo scacco matto che donerà conoscenza e instaurerà poi una sincera amicizia tra i due.
Ragnar è l’Odisseo di Vikings, l’incarnazione dell’ambizione, la sintesi di come la ricerca della conoscenza sia più nobile e sacra che quella della felicità.
Vikings è una serie imperdibile, la caratterizzazione dei personaggi è riuscita e lo sviluppo delle stagioni è un continuo climax di tensioni e adrenalina. Nella serie abbiamo la luce, l’oscurità, il paganesimo estremista e totalitario di Floki, una stupenda e incredibile donna guerriero come Lagertha, il dualismo “odi et amo” tra Rollo e Ragnar. Nella vita del protagonista subentra il Cristianesimo che diventa un vero e proprio amante adulatore di Ragnar, lo corteggia fino a far vacillare la sua venerazione per gli dei, e il sacerdote Athelstan ne è lo strumento.
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L’ immaginario collettivo ha fatto “assimilare” all’opinione generale la figura del vichingo, intesa come quella di un barbaro nordico dedito a razzie e barbarie, esaltato nell’arte della guerra e fedele ai suoi culti pagani. Impossibile non pensare ad un’analogia tra i nordici e medievali Vichinghi e i più antichi Spartani, nati, vissuti e morti da guerrieri.
Eppure grazie al carattere ed emotività di Ragnar, vediamo gli occhi che vogliono perscrutare, intuire; occhi di un vichingo dubbioso e carismatico, che intuisce di essere diverso e vuole evadere dagli stretti confini nordici, della sua amata Kattegat.
L’intuitivo visionario che vuole far capire al suo popolo di cessare negli scontri fratricidi che portano puntualmente al nulla. Far capire al mondo vichingo di non sperperare più il proprio sangue, in scontri nati per la banalità di un appezzamento di terreno, o battaglie interne per l’ennesimo titolo di “Re”. Le vicende di re Horik, e lo jarl Borg sono l’emblema delle contese infinite tra famiglie nordiche, che lottano ancora per diritti e titoli feudali più o meno legittimi.
La terza stagione seriale è quella della preparazione all’assedio di Parigi, la stagione della trattativa tra Ragnar e Re Ecbert del Wessex, con uno dei più riusciti e incredibili colpi di scena nelle ultime puntate (con Ragnar protagonista). La crescita di Bjorn (Fianco di Ferro) figlio di Lagherta e R.L. sembra ormai esponenziale, è il guerriero valoroso e audace che l’oracolo aveva predetto. Si conclude con Rollo rimasto in suolo francese e gli altri ritornati a Kattegat, Rollo viene adescato dall’imperatore Carlo, intenzionato a fargli sposare la figlia Gisla. Rollo siglato l’accordo deve ora difendere Parigi dalla nuova ondata vichinga dei suoi vecchi compagni, e Ragnar non sarà mai più suo fratello, ora sangue e pura vendetta saranno i motivi dominanti nella quarta stagione di Vikings, ancora più che nelle precedenti. Neanche un buon pagano poi battezzato da cristiano come Ragnar può riuscire a perdonare nuovamente il fratello invidioso, il contrasto è ormai insanabile.
Vikings è guerra e lacrime, sangue e tradimento. Vikings è una serie bellissima ed assolutamente imperdibile.