Attenzione, nonostante il riferimento a fatti e personaggi realmente esistiti sia puramente casuale, la lettura potrebbe portare a qualche piccolo spoiler sulla serie Vikings (e forse anche a qualche puntata di Ulisse)
Prima di continuare il racconto è necessario specificare che Alberto Angela è un giornalista, divulgatore scientifico, scrittore, conduttore televisivo e paleontologo. Ma non un paleontologo come Ross Geller, è più il tipo di scienziato che viene eletto uomo più sexy della tv italiana nonostante gli inossidabili pantaloni cargo color kaki. Tenete quindi ben presente la sua voce calma, le sue scarpe perfettamente allacciate e l’inconfondibile gesto, ripetuto quasi come un tic, che prevede un ritmico e ipnotizzante avvicinamento della punta delle dita. Immaginiamolo quindi affrontare questo meraviglioso viaggio attraverso la vita affettiva dell’uomo comune ai tempi di Vikings.
Anteprima.
Come vivevano le popolazioni scandinave nel IX secolo? E come si svolgeva la vita quotidiana nella tranquilla Kattegat? I matrimoni in Vikings sono paragonabili alle unioni moderne? E i coniugi come si organizzavano per quanto concerne l’educazione dei figli? A queste e a molte altre domande cercheremo di rispondere in questa nuova puntata di Ulisse: il piacere della scoperta.
Sigla.
Kattegat è una piccola cittadina rurale situata in quella che potremmo identificare come la moderna Norvegia. Lì la popolazione autoctona viveva principalmente di pesca e caccia, ma anche di razzie, battaglie, torture e sgozzamenti. Nonostante l’apparente brutalità degli abitanti, la vita familiare scorreva abbastanza tranquilla all’interno delle modeste case del villaggio.
Avviciniamoci quindi a quello che costituisce il fulcro dell’intera città: la dimora del sovrano, all’interno della quale venivano organizzati di frequente banchetti e cerimonie, la maggior parte delle volte senza che ci fosse alcun reale buon motivo per festeggiare. Il Re e la Regina si circondavano di concittadini e amici e, cosa non frequente in molte altre culture dell’epoca, condividevano con loro il proprio cibo e le proprie bevande. Bevande che spesso si riducevano alla sola birra. È da queste antiche popolazioni infatti che abbiamo appreso il preziosissimo insegnamento di non mescolare gli alcolici se non si vuole l’emicrania del mattino dopo. È importante, a questo punto, sottolineare che uomini e donne partecipavano felicemente a questi momenti di condivisione, portandosi da casa dei grossi recipienti come bicchieri. È probabile che da questi rudimentali boccali siano derivati i nostri moderni vasi da fiori.
I festeggiamenti duravano diverse ore, cementificando il rapporto coniugale (e sul coniugale le dita del nostro Alberto, che prima solo si toccavano, si intrecciano proprio), trasformandoli da semplici marito e moglie a veri e propri compagni di sbronze. Gli studiosi hanno individuato i prodromi della sbornia nella decisione irrazionale di tagliarsi vicendevolmente i capelli con le accette, strumenti dalle quali il vichingo medio non si separava mai, ma ahimè con discutibili risultati in fatto di stile. Tuttavia è sui postumi che ancora non si è fatto del tutto luce, ma è probabile che a seguito dei festeggiamenti, sovente avvenisse il concepimento di un bambino. È il caso per esempio, del piccolo Hvitserk o della dolcissima Angrboda, i cui nomi sono un chiaro riferimento a momenti di scarsa lucidità.
(A questo punto dovete immaginare il nostro Alberto saltellare agile su una fredda spiaggia deserta). Un altro aspetto inusuale della vita coniugale ai tempi di Vikings, si delinea nella scelta di molte donne di seguire il marito in battaglia. Apparentemente la scelta avveniva per ingraziarsi, con una forma di eroismo, il volere degli Dei. Tuttavia appare evidente dalla storia di numerose Shieldmaiden, Lagertha su tutte, che le donne avevano appreso, grazie all’esperienza, un importante insegnamento: per evitare di conoscere la nuova moglie del proprio marito, è sempre meglio seguirli in guerra. D’altra parte da ogni battaglia combattuta fianco a fianco, Ragnar è tornato al massimo con un monaco, invece il ritorno dal tempio di Uppsala è stato segnato, in maniera piuttosto prosaica, dal concepimento in successione di quattro figli, grazie all’incontro con un’estranea.
Dato l’inospitale clima di questi luoghi, c’è anche chi dagli esotici luoghi delle battaglie non è proprio mai tornato. Gli studiosi hanno identificato il conte Rollo di Normandia, come il fratello di Ragnar Lothbrok, Re di Kattegatt. Rimane ancora un mistero come non parlando la lingua, non capendo usi e costumi, non avendo nemmeno cultura e interessi comuni, il buon Rollo sia riuscito comunque a convincere la giovane ed elegante figlia di Re Carlo, Gisla, a sposarlo. Si tramanda però fosse un uomo dai solidi principi. Sarà stato quello.
Non fate però l’errore di credere che fosse tutto semplice nella vita coniugale di questi vichinghi. Purtroppo nemmeno loro erano esenti da litigi e problemi, con l’aggravante che la terapia di coppia è stata una scoperta decisamente posteriore (Qui invece dovete figurarvelo mentre esce da un’abitazione spostando una tenda logora). Ai nostri vichinghi non rimaneva altro che confrontarsi con l’oracolo della città. Altro non era che un indovino, un criptico individuo capace di dire la cosa giusta nel momento sbagliato. Dei pronostici del tutto inopportuni, insomma. Un precursore di alcuni popolari astrologi, a conti fatti. Ma più pessimista e spesso sorprendentemente più preciso.
Tuttavia, al contrario di quello che potrebbe sembrare a un occhio superficiale, essere genitori in Vikings non era poi così complicato. Le famiglie erano spesso numerose e i bambini crescevano liberi e spensierati fra un banchetto e una razzia. D’altra parte, gli studiosi hanno portato alla luce degli antichi reperti che sembrerebbero provare alcune falle nelle teorie pedagogiche dell’epoca, raccontando come un’infanzia sanguinaria e segnata da genitori tendenzialmente assenti, o comunque piuttosto ottenebrati per la maggior parte del tempo, abbia provocato in alcuni giovani uno scarso controllo della rabbia e un precoce disturbo di megalomania.
Chissà quanti altri misteri gli storici avranno modo di scoprire in queste remote terre scandinave e chissà quali altre inusuali usanze saranno capaci di riportare alla luce, perché, vale la pena ricordarlo, quelle che vi abbiamo appena raccontato sono soprattutto ipotesi e congetture. Il nostro viaggio ai tempi di Vikings finisce qui con un’ultima importante riflessione: se dopo centinaia di anni queste popolazioni continuano ad affascinarci è perché in qualche modo, sentiamo ancora di poter imparare qualcosa da loro.
Grazie per averci seguito e buona notte.
Sigla.