In sei stagioni Vikings ha raccontato la storia degli Uomini del Nord, la loro cultura, le loro leggende. In particolare quella di Ragnar, un contadino diventato re, e dei suoi figli. Due di loro sono i protagonisti della sfida di oggi. Bjorn (avuto con Lagertha) e Ivar, nato dal matrimonio con Aslaug. In Vikings si sono già affrontati nel finale della quinta stagione. E, come successe allora, anche qui ne uscirà vincitore soltanto uno. Per capire chi trionferà costruiamo una griglia di valutazione. I criteri da prendere in considerazione sono:
- La storia alle spalle del personaggio, come si presenta la prima volta sullo schermo: ha un background sufficientemente interessante?
- L’aspetto psicologico-caratteriale: quanto è complesso il personaggio? La sua personalità è ben definita e dettagliata?
- Le relazioni con gli altri personaggi: che dinamiche si instaurano tra lui e gli altri membri della serie tv?
- L’evoluzione del personaggio: durante i vari episodi c’è uno sviluppo coerente?
- Gli obiettivi e i traguardi raggiunti dal personaggio: riesce a combinare qualcosa nel corso della storia?
Dunque, non perdiamoci in ulteriori divagazioni. Che lo scontro tra Ivar the Boneless e Bjorn Ironside abbia così inizio.
Per il primo punto il discorso è breve dato che i due non hanno un grande background alle spalle. Bjorn (qui la vera storia del leggendario guerriero) appare per la prima volta quando era solo un ragazzino di 12 anni, desideroso di diventare un abile guerriero, di essere riconosciuto come un uomo e di combattere insieme al padre. Ivar lo vediamo già nelle premonizioni di Aslaug. La donna avverte Ragnar che, se avessero fatto sesso in quel momento, sarebbe stato concepito un mostro. Il vichingo però non resiste al suo desiderio. Da quell’unione arrivò Ivar, un neonato dalle ossa deboli e gambe deformi. La sua vita sarebbe un incubo, Ragnar vuole risparmiargli questa sofferenza. Ma non riesce ad andare fino in fondo. Tutto sommato è suo figlio.
La storia di Ivar non inizia nel migliore dei modi. E questo ha forgiato il suo carattere in Vikings. Perché in una società che fa della forza fisica il suo valore principale, nascere con una disabilità è una calamità.
È vero, è un personaggio sadico, manipolatore, spesso preda di un delirio di onnipotenza. Rappresenta il lato aggressivo del padre, la fame di gloria e di conquista. Mosso da una rabbia incontrollabile, che lo alimenta e che lui stesso nutre. Perché è sempre stato un emarginato, sottovalutato. Perché ha più da dimostrare rispetto agli altri a causa della sua malformazione e del suo famoso padre. La sua forza di volontà lo fa andare avanti, dimostrando a tutti la sua tenacia, il suo carisma e la sua intelligenza. Armi che gli hanno permesso di diventare re. Quella stessa psicologia però, spesso, rimane un mistero per lo spettatore.
Ecco cosa rende Ivar un personaggio ben costruito: la sua personalità è lì, in bella vista, eppure c’è sempre qualcosa di nascosto. Un po’ come succedeva con Ragnar.
Bjorn invece si presenta con un carattere più semplice di Ivar. Favorito dagli dei, ha tutto quello che un vichingo può desiderare. Perseguitato però dall’idea di essere solo un figlio di Ragnar cerca la gloria e, come il padre, è un viaggiatore intrepido, spinto dalla curiosità di trovare nuove terre. È leale ma irrequieto e impaziente. Spesso infatti prende decisioni avventate e ha bisogno del consiglio di qualcuno per capire i suoi errori. Una voce della coscienza come suo fratello Ubbe e sua moglie Gunnhild. È un leader nato, con buone capacità strategiche. E nella sesta stagione si scopre anche vulnerabile dopo tutte le sconfitte subite, soprattutto perché nate da suoi errori.
E le relazioni con gli altri personaggi? Bjorn ha sempre avuto un buon rapporto con i suoi fratelli, soprattutto con Ubbe che diventa suo fidato consigliere. Mentre Ivar con il suo comportamento da invasato e manipolatore allontana tutti, compreso Hvitserk, l’unico che era rimasto al suo fianco.
Bjorn e Ivar sono però uniti da alcuni sentimenti: l’amore per la relativa madre, l’ammirazione per il padre e il rispetto per entrambi.
Ragnar non è solo una pesante eredità da onorare e di cui essere fieri. È una guida per i due ragazzi. Molto più presente nella vita di Bjorn con il quale molte volte entra in conflitto, preché il ragazzo non vede il quadro generale dei piani di Ragnar. Stando al fianco del padre ha capito che c’è altro oltre l’azione. Eppure la persona che ama di più è la madre, Lagertha. Gli ha insegnato ad andare avanti, non importa se le circostanze sono avverse. A non aver mai paura. Lo ha forgiato come uomo, è l’unica persona a rimanergli sempre accanto, il suo faro nella nebbia.
La vera figura paterna per Ivar (qui la vera storia del personaggio) è Floki. E Ragnar ha rimediato portandolo in Inghilterra. Lì vede nel figlio una mente che nessun altro vedeva. Gli fa capire che la sua debolezza in realtà è una forza. Con la madre, invece, Ivar ha un rapporto speciale. L’ama profondamente. L’unica persona che gli ha sempre mostrato attenzione e amore.
Passiamo all’evoluzione dei personaggi in Vikings. Da ragazzino coraggioso – tanto che non ha paura di dividere i suoi genitori in una lite – Bjorn si trasforma in un uomo. Una lenta crescita dove compie molti errori con donne, genitori, alleanze. E quando guadagna il trono capisce i problemi di essere re, capisce finalmente suo padre. Perché se prende una decisione sbagliata compromette tutto. E di conseguenza si circonda di persone fidate, sagge, scaltre e dirette. Un aiuto necessario per mitigare il suo carattere avventato e sprovveduto. E tuttavia di errori ne continua a compiere parecchi.
L’evoluzione di Ivar è più rapida rispetto a quella di Bjorn. Subito trasformato nel villain che ci aspettavamo. In veramente poco tempo è passato dall’essere uno storpio a uno dei figli di Ragnar più potenti. Solo perché aveva un piano di battaglia, perché voleva rimanere in Inghilterra o perché i vichinghi si schierano con lui? È successo, senza che ce ne accorgessimo. Ed è diventato immediatamente un pazzo scatenato. Ora che invece ha perso tutto il suo personaggio è diventato il più interessante della sesta stagione di Vikings. Tutto ciò che lo riguarda sta iniziando ad avere un senso. Meno irrazionale e psicotico, più calmo e calcolatore.
Ultimo punto della lista: i traguardi raggiunti. In Vikings entrambi hanno fatto grandi imprese, hanno vinto e perso molto. Bjorn esplora il Mediterraneo, va in Inghilterra e in Francia. Uccide un orso con solo un’ascia, respinge diversi tentativi di ucciderlo. Diventa re, sconfiggendo proprio Ivar. Gli ostacoli di fronte al cammino di Bjorn sono nulla se paragonati a quelli di Ivar. Nonostante la sua condizione è riuscito a diventare re. Non con la forza ma con l’intelligenza, la strategia, il carisma. Ha condotto spedizioni in Inghilterra, comanda le truppe russe grazie al suo genio militare. Visita nuovi territori, approdando in Russia. E non avrebbe perso la corona se non fosse stato per Freydis. Perché anche a Kattegat aveva vinto.
Manca solo il verdetto finale. Dopo questa attenta analisi, nonostante siano entrambi dei bei personaggi, è Ivar a uscirne vincitore. È complesso, pieno di luci e ombre, imprevedibile, misterioso. Pieno di rabbia, vendetta e genialità. La sua vita non è facile, è l’outsider della situazione. E conquista più di quanto può, andando oltre i suoi limiti. Non è un caso se è considerato uno dei migliori personaggi di Vikings.