Vikings è senza dubbio una delle serie tv più popolari dell’ultimo decennio. Una fama ascrivibile a diversi elementi. Tra questi l’accuratezza storica di molti elementi della cultura norrena. Una regia che ha saputo mettere in risalto il meglio della storia. Un cast eccezionale, in primis Travis Fimmel, capace di dare tanto spessore al suo personaggio da renderlo immortale. Non di meno una caratteristica fondamentale per il successo della serie è stata la capacità di imprimere a diverse sequenze una potenza quasi surreale.
In queste scene Vikings è riuscita a trasmetterci una gran quantità di emozioni. Tanto forti per i personaggi da essere quasi palpabili.
Oggi vogliamo soffermarci su queste pietre miliari della televisione. All’alba del capitolo finale della serie, vogliamo rendere il nostro tributo al gioiello di Michael Hirst ricordando i suoi momenti più elevati. Quelli che nel bene e nel male ci hanno lasciato dentro un segno indelebile.
10) Re Harald uccide suo fratello Halfdan
Re Harald è un personaggio controverso. Non sempre ci è stato simpatico, eppure non siamo mai riusciti a odiarlo davvero. E questo anche grazie al suo legame viscerale col fratello Halfdan. Quell’unione tanto forte da sembrare indissolubile compensava l’eterna rivalità che ha distrutto il rapporto tra Ragnar e Rollo. Anche per questo vedere Harald squarciare la gola di suo fratello è stato tanto doloroso.
Halfdan voleva esplorare il mondo. E nel farlo ha trovato fratelli non di sangue cui destinare un sostegno indiscusso. Harald, invece, non ha mai chiuso con la ricerca spasmodica di potere. Eppure, nella tragedia, entrambi sono rimasti fedeli al loro amore fraterno. Halfdan muore senza combattere il suo stesso sangue, toccando con mano la solitudine della morte. Harald lo uccide senza desiderarlo, condannando se stesso a un dolore che lo cambierà per sempre.
9) L’ultimo saluto di Ragnar a sua figlia Gyda
Un padre che piange la morte di un figlio è una scena che strazierebbe chiunque. Ma qui Vikings è riuscita a toccare le nostre corde più sensibili esplorando più a fondo l’anima del suo protagonista. Nella Scandinavia del IX secolo guerre, malattie e morte non sono cose straordinaria. Ma soprattutto qui la sensibilità è debolezza. Specie se mostrata per chi non è “importante” abbastanza. Come una figlia femmina. Perchè come afferma Ragnar stesso tra sè e sè: “Dicono che bisogna amare amare di più i figli maschi”. Ma lui non è un uomo comune, è leggenda. E quindi, sulla riva di quel gelido mare, i preconcetti sociali decadono e dinanzi ci ritroviamo semplicemente un padre che ha perso troppo presto la sua stessa carne.
8) Re Ecbert: la preghiera del mattino
Se Ragnar rappresenta la straordinarietà del lato vichingo di questa storia, Re Ecbert incarna senza dubbio quella sassone. Anche lui – proprio come Ragnar – ha vissuto una vita di ricerca. Una vita in cui il ragionevole dubbio e le domande sull’esistenza hanno guidato le sue azioni come e più della sete di potere. E in quella vorticosa ricerca di risposte Ragnar è stato il suo miglior contrappeso. Sua nemesi e suo amico. L’interlocutore che più di chiunque altro ha saputo metterlo alla prova sfidandone dubbi e convinzioni sino all’ultimo istante. E da quel suo ardire Ecbert trae il tumulto emotivo che ci ha regalato uno dei più intensi monologhi mai ascoltati in tv.
“Tutto è vanità e tormento dello spirito.
E colui che accresce la sua conoscenza,
accresce il dolore.”
7) Vikings 4×18 – La vendetta dei figli di Ragnar
La vendetta dei figli di Ragnar sui suoi assassini è uno dei momenti più soddisfacenti dell’intera serie. Tuttavia Vikings è riuscita a regalarci con questo episodio un tripudio di diverse emozioni. Dalla tensione che precede la battaglia all’esaltazione che accompagna la comparsa in Nortumbria del grande esercito pagano. Nell’urlo di Floki sentiamo la furia incontenibile. Negli occhi di Bjorn vediamo la rabbia. Nello sguardo di Ivar, gli albori di una follia quasi razionale. Questa battaglia è unica proprio per la moltitudine di sentimenti che culminano nella drammatica esecuzione di Re Aelle, là dove Ragnar ha esalato l’ultimo respiro.
6) La morte di Helga
Per Floki la morte di Ragnar è stata una profonda crepa nello spirito. Ma è la morte di Helga che ne ha sancito la rottura definitiva. Amica, moglie, madre di sua figlia, compagna di tutta una vita. Helga ha rappresentato così tante cose per Floki da non poter essere elencate tutte assieme. Ma soprattutto Helga stringeva tra le mani quel filo che tratteneva Floki in equilibrio tra ragione e follia. Mandata dagli dei sul cammino del geniale costruttore per fare ciò che nessun altro poteva: comprenderlo nel profondo. E così restargli accanto, leale e instancabile, sfida dopo sfida. Per questo quel giorno nell’attacco, tra le sue braccia non è morta solo la compagna di una vita, ma parte di se stesso. Quella stessa parte che gli ricordava “quanto il mondo fosse troppo piccolo per lui.”
5) La fine dell’antagonista di Vikings: Re Ecbert
Un’altra morte decisamente intensa regalataci da Vikings è stata quella di Re Ecbert. Il re sassone è stato un personaggio cruciale della storia. Senza dubbio il più affascinante degli antagonisti di Ragnar. Già questo desterebbe emozioni al momento della sua fine. Se non fosse stato per la sua abilità nel manovrare gli eventi in modo tanto astuto da portarli dove desiderava. E nel calore del bagno romano in cui lo abbiamo visto immerso tante volte vediamo disperdersi nel suo sangue gli ultimi stralci di un potere senza eguali.
4) L’ultimo scontro a Parigi tra Ragnar e Rollo
Il tradimento di Rollo resta con molta probabilità una delle cose più dolorose cui abbiamo assistito in televisione. Abbiamo odiato Rollo con tutta l’anima quando si è alleato ai francesi. Ancor di più quando ha ucciso i suoi compagni rimasti a Parigi. Ma mai lo abbiamo odiato come quando abbiamo sentito le urla disperate di Ragnar inveirgli contro mentre la flotta norrena chiama la ritirata. In quelle urla c’era tutto il risentimento di chi ha sperato fino alla fine che non andasse così. E quando vediamo gli occhi pieni di lacrime e delusione di Ragnar, dopo la più insopportabile delle sconfitte, sappiamo che si tratta del punto di non ritorno.
3) Vikings 5×20: Bjorn diventa re di Kattegat
La quinta stagione di Vikings non è esattamente la migliore della serie (ne abbiamo parlato qui). Nonostante ciò, ci ha regalato uno dei suoi momenti più romantici. Siamo alla fine, quando un esercito fedele a Bjorn, un suo accorato discorso ai vecchi concittadini e il tradimento di Fredys sanciscono la vittoria di Bjorn Ironside nella battaglia di Kattegat. Tutta la sequenza e ciò che rappresenta sono estremamente potenti. Lagertha che consegna a Bjorn la spada del vincitore. Il suo sguardo perso nel futuro che sarà. Il sangue versato.
Il ricordo delle parole di Ragnar rimbomba nella visione del neo re, seduto sulla cima di quella stessa montagna dove il padre sedette decenni prima. Qui Vikings ci immerge nella visione introspettiva della nuova condizione di Bjorn: essere re solo perchè è giusto così. Essere privo di un vero desiderio di potere. Detenerlo con la consapevolezza di ciò che può fare, di ciò che fece a Ragnar.
“Il potere è sempre pericoloso. Attrae i peggiori, corrompe i migliori. Il potere è dato a coloro che sono pronti ad abbassarsi per prenderselo.”
2) La morte di Ragnar
Che la morte di Ragnar sia il momento più struggente dell’intera serie è cosa quasi certa. Tanto intenso da scatenare una forte reazione emotiva in tutta una serie di altri momenti. L’audacia e la compostezza con cui Ragnar ci abbandona avvolto da serpenti letali compete con la visita di Odino ai suoi figli per annunciar loro la dipartita del padre accompagnato dall’urlo dei corvi.
Non da meno è la scena della 5×18 di Vikings che ci mostra una Lagertha, spaesata e delirante in terra sassone, che rivede in una visione la morte di Ragnar. Collegamenti che rimarcano quanto ampia sia stata l’onda d’urto causata dalla morte di un simile personaggio.
1) Ragnar seppellisce Athelstan
Nonostante la morte di Ragnar ci risulti straziante, una scena della stagione precedente forse è in grado di smuoverci ancor più nel profondo. Il suo addio ad Athelstan. Quantificare la sua influenza sulla crescita e l’evoluzione del vichingo è tanto arduo da essere impossibile. Per questo non risulta difficile immaginare perchè la sua morte rappresenti per Ragnar forse l’evento più doloroso della sua vita.
La devozione per Athelstan è racchiusa nello sforzo di trasportare in spalla il corpo morto dell’amico in cima alla montagna più alta. Tutto perchè riposi il più vicino possibile al suo Dio. E l’incontenibilità del suo dolore traspare da poche semplici parole:
“Perché dovevi morire? Avevamo ancora molto di cui parlare. Ti odio per avermi lasciato.”
Poche battute attraverso cui Vikings ci ha colpito nel profondo, senza pietà. Come pochi altri momenti del panorama televisivo hanno saputo fare.