ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Vikings.
Everything that Ragnar dreamed of. Everything he dreamed of the first time he sailed away from Kattegat. This is what he was searching for. And I found it.
Quando si parla di Vikings, il primo personaggio che viene in mente è sicuramente Ragnar (qui le sue citazioni più memorabili). Sin dalla prima stagione, il vichingo ci ha infatti conquistato con il suo carisma e ingegno, così come con quella curiosità e ambizione che gli permetteranno di spingersi laddove nessun’altro era mai arrivato. Ma per quanto la sua storia sia stata avvincente, lo show non ha mai voluto concentrarsi unicamente su di essa. È vero, non possiamo negare l’importanza del personaggio di Travis Fimmel, ma allo stesso tempo dobbiamo anche riconoscere quanto l’era dei grandi vichinghi sia stata esplorata attraverso il punto di vista di diverse personalità: Lagertha, Floki, Rollo. Re Ecbert, Athelstan, Re Harald. Fino poi ad arrivare ai figli di Ragnar, personaggi che, dopo la morte del padre, ci hanno dimostrato quanto il suo spirito fosse ancora incredibilmente vivo.
In ognuno dei fratelli abbiamo infatti trovato qualcosa del padre: Bjorn ne eredita la leggenda e coraggio, Ivar l’astuzia e la violenza, Hvitserk i dubbi e le dipendenze. Ma è in Ubbe che abbiamo ritrovato quella che era sempre stata la vera essenza di Ragnar: lo spirito di scoperta e avventura. La forza motrice che nella prima stagione lo aveva spinto verso ovest, verso terre in cui sperava di poter coltivare e far prosperare il proprio popolo. Una visione che, come ben sappiamo, Ragnar non riuscirà mai a realizzare completamente. La sua ambizione lo porterà infatti sempre più lontano da quella che era stata la sua missione iniziale, ponendolo su una strada fatta di violenza, rabbia, rimpianti. E di quel potere che, pur non avendo mai desiderato, finirà per corromperlo.
Sarà solo grazie a Ubbe che il sogno di Ragnar vedrà la luce.
Grazie a quel figlio che, pur condividendo alcune delle sue caratteristiche, riuscirà a forgiare un percorso diverso, cambiando per sempre la storia del popolo vichingo. Nonostante sia legato a Ragnar da una straordinaria somiglianza fisica (così come da alcune movenze), Ubbe dimostrerà sin da subito di essere una persona a sé stante. Il personaggio che ci viene presentato nella quarta stagione è infatti quieto e inquisitivo, onesto e dalla forte morale, pronto a scendere a compromessi quando necessario. Un esploratore che desidera scoprire nuove terre, un pensatore in cui coesistono la responsabilità nei confronti della sua gente e il genuino desiderio di comprendere ciò che non conosce.
Ubbe è infatti disposto ad aprirsi al diverso, a immaginarsi un futuro in cui non sia più necessario ricorrere alla violenza che aveva sempre contraddistinto la storia del suo popolo. Nonostante sia un vichingo a tutti gli effetti, il terzogenito di Ragnar non vuole continuare a saccheggiare e uccidere per il resto della sua vita. Ciò che vuole davvero è scoprire il mondo, costruire alleanze con nuovi popoli, così da poter raggiungere una pace che possa garantire un futuro migliore per ognuno di loro. Si tratta di una visione che, oltre a mostrarci le ampie vedute di Ubbe, hanno messo in luce anche la sua capacità di essere un ottimo leader.
Nel corso di Vikings, l’uomo si ritroverà infatti più volte a dover guidare la sua gente.
Così come a prendere decisioni difficili, sia sul campo di battaglia che al tavolo politico. Due realtà in cui lo abbiamo visto maturare sempre di più, tanto da essersi rivelato una delle sorprese più piacevoli di Vikings. Se in passato la sua moderazione lo aveva reso quasi invisibile rispetto a Bjorn e Ivar, durante la quinta stagione si rivelerà invece essere una delle sue qualità migliori. Una volta arrivato in Wessex, Ubbe non si lascerà infatti sopraffare dal rancore, dal senso di vendetta o dalle sue convinzioni religiose. Consapevole di dover pensare prima di tutto al bene della sua gente, l’uomo acconsentirà infatti a convertirsi al cristianesimo, un atto che non solo gli permetterà di “studiare” quel dio che non è poi così diverso da Odino, ma anche di creare un rapporto di reciproco rispetto e stima con Re Alfred.
Pur sapendo di star sfidando l’ira degli dei, Ubbe agisce affinché il suo popolo possa ottenere benefici reali in terra, senza dover attendere la gloria del Valhalla. Una mossa che ci ha mostrato la razionalità del Ragnarsson che, pur preferendo la moderazione, saprà anche quando usare la violenza. Lo scontro corpo a corpo con Re Frodo ne è un perfetto esempio. Appurata l’irremovibilità del re danese, Ubbe reclamerà la sua vittoria fra il sangue e il fango, scongiurando una guerra e realizzando uno dei sogni del padre. Sarà infatti dopo questo duro scontro che Alfred cederà finalmente al popolo norreno le terre che erano state promesse da Re Ecbert.
Una vittoria che, oltre a portare un’incredibile commozione in Lagertha, ricondurrà Ubbe nelle braccia dei suoi dei.
Tuttavia, ciò non significa che l’uomo perderà la sua apertura mentale. Pur realizzando di trovare conforto solo in Odino, Thor e Freyr, Ubbe capirà anche quanto la devozione al divino prenda forme diverse in luoghi diversi. Una consapevolezza che si rafforzerà sempre di più nel corso degli anni, insieme alla sua curiosità nei confronti del diverso, di ciò che sfida la sua visione del mondo. Non c’è dunque da stupirsi se nella sesta stagione deciderà di partire verso nuovi orizzonti, lontano da Kattegat e dai giochi di potere. Lontano da quell’ambizione che aveva visto corrompere così tanti uomini e donne, ma che non avrà mai alcun potere su di lui. Quando infatti Bjorn gli chiederà di sedere sul trono durante la sua assenza, Ubbe non penserà mai di sottrarglielo. Perché d’altronde, per uno spirito libero come il suo, quale gioia avrebbe potuto dargli la corona?
Ed è così che, una volta adempito ai suoi doveri, Ubbe s’imbarca verso il Nord America, una terra verde e rigogliosa in cui Vikings ha trovato il suo perfetto finale. Circondato da splendide foreste e fiumi, Ubbe trova infatti ciò che il padre aveva sempre cercato, riuscendo inoltre a vivere la vita che aveva sempre desiderato. Un’esistenza tranquilla in una terra fertile, in cui coltivare e prosperare senza doversi preoccupare delle intemperie o dell’ostilità di altre tribù. Una prospettiva che diventerà realtà grazie anche all’incontro con i nativi americani, un popolo pacifico che estenderà sin da subito la propria amicizia.
Dopo aver affrontato un viaggio lungo ed estenuante, Ubbe realizza dunque il suo sogno, così come quello del padre.
E questo perché, libero dall’ambizione e dalla sete di potere, riuscirà a diventare il leader di cui il suo popolo aveva bisogno. Una guida saggia che, grazie al consiglio di Othere e dell’amato Floki, capirà quanto sia ormai arrivato il momento di abbandonare la violenza del passato, di mettere da parte le tradizioni dei vichinghi per abbracciarne di nuove. Di non ripetere più gli errori dei suoi antenati e aprirsi invece alle possibilità del futuro. E nonostante i crimini di Naad, Ubbe riuscirà in questo intento. Riuscirà a dare inizio a un nuovo capitolo nella storia del popolo vichingo, non più macchiato dal sangue e dalla guerra ma adornato dal dialogo e dalla pace.
Considerato ciò, possiamo dire che Ubbe è ciò che sarebbe stato Ragnar se non fosse stato sopraffatto dalla rabbia, dal dolore e dal potere. Il giovane Ragnar delle prime stagioni, pieno di entusiasmo e di speranza per il futuro. Un visionario che non desiderava altro se non dare una nuova possibilità al suo popolo. Come già accennato, Ragnar non riuscirà in questo intento, ma è altrettanto vero che attraverso i suoi successi e fallimenti spianerà la strada per i suoi figli, ognuno dei quali riuscirà a portare avanti il suo spirito. E che lo abbiate amato o meno, Ubbe è sicuramente colui che più di tutti ha consolidato l’eredità di Ragnar, realizzando quel sogno che – arrivato alla fine della sua vita – sembrava ormai impossibile.
Andando incontro a un cambiamento necessario che ci ha condotto a un finale quieto e bellissimo, un epilogo che pur chiudendo la storia di Vikings ci ha lasciato con un meraviglioso senso di speranza per il futuro. Con la trepidante incertezza di ciò che verrà, scolpita sul volto del moderato, quieto e indulgente Ubbe: simile a Ragnar sì, ma solo fisicamente.