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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla 6B di Vikings.

We are Vikings. We are travelers. We are traders. That is our destiny!

Il 30 dicembre scorso, Vikings ci ha salutato con i suoi ultimi e sorprendenti episodi. Nonostante alcune lacune, l’epilogo è riuscito a emozionarci e a chiudere adeguatamente il percorso dei protagonisti. Se la 6A era servita a introdurre una nuova minaccia e a mostrarci la fine di Lagertha, la 6B ci ha invece narrato due realtà diverse, incarnate dai figli di Ragnar. Dopo l’addio di Bjorn (di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione), i fratelli rimasti vanno infatti incontro a due destini diametralmente opposti, ma ugualmente inevitabili. Da una parte abbiamo Ivar che, affiancato da uno smarrito Hvitserk, sceglie la via della guerra. Dall’altra invece abbiamo Ubbe, che intraprende un lungo e travagliato viaggio per raggiungere la Terra Dorata.

Nonostante non abbia mai avuto il carisma di Ragnar, Ubbe è stato comunque una delle sorprese più piacevoli delle ultime stagioni. Il secondo Ragnarsson è infatti quello che finirà per somigliargli di più. Un’affermazione alla quale potreste ribattere sottolineando quanto ogni figlio abbia ereditato qualcosa dal padre. D’altronde, Bjorn non ne incarna forse la leggenda ed eroismo? E che dire dell’astuzia e la sete di potere di Ivar? Senza poi contare l’inquietudine e le dipendenze di Hvitserk. Ma ciò che Ubbe eredita, e poi renderà suo, è lo spirito di avventura e scoperta di Ragnar. La sua vera essenza, oltre che la forza motrice che nella prima stagione lo aveva spinto verso ovest.

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Legato al padre da una straordinaria somiglianza fisica (che verrà notata sia da Lagertha che Floki, due dei personaggi più vicini a Ragnar), Ubbe è un esploratore desideroso di spingersi ai limiti delle mappe conosciute. Sogna infatti di trovare una terra fertile in cui poter coltivare, ma soprattutto ricominciare lontano dalla violenza del passato. Curioso e inquisitivo, è un pensatore in cui coesistono la responsabilità nei confronti del suo popolo e il fascino per ciò che non conosce. Consapevole dei suoi doveri e affascinato da quel Dio che non è poi così diverso da Odino, prenderà la decisione di convertirsi per instaurare un’alleanza con Re Alfred. E anche quando si renderà conto di trovare conforto solo negli dei norreni, la sua apertura mentale rimarrà comunque intatta.

Una tolleranza che invece non troviamo in Ivar, che eredita il lato più machiavellico e crudele del padre. È infatti un grande stratega, una furia sul campo di battaglia. Un guerriero ancora estremamente legato alle tradizioni, tanto da non riuscire a distaccarsene nemmeno in punto di morte. Pur cambiando molto nel corso dell’ultima stagione, il minore dei Ragnarsson non riuscirà mai ad allontanarsi dalla cultura che l’ha plasmato. Aggrappandosi al passato, finisce per incontrare lo stesso destino del padre. Non si può dire invece lo stesso di Ubbe che, rinunciando alla violenza della cultura vichinga, viene ricompensato con la possibilità di entrare in una nuova era.

Confrontandosi con il diverso, Ragnar aveva messo in dubbio le sue certezze e la sua fede. Scoprendo il Nord America, Ubbe invece si rende conto di quanto la devozione al divino prenda forme diverse in luoghi diversi. È proprio questa terra meravigliosa che fa da sfondo al suo destino finale.

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Diciamocelo, Vikings non sarebbe stata la stessa senza il sangue e le grandi battaglie. Però non si può neanche negare la quieta bellezza della storyline nordamericana. La scoperta di questa terra è un momento catartico: la natura vergine, l’orizzonte dorato, l’incontro con i nativi americani. In ogni ripresa del Nuovo Mondo c’è un senso di scoperta, di meraviglia, di profonda emozione. Sentimenti più che legittimi, soprattutto se si considera la tormentata escursione affrontata in mare. La ripetitività di queste sezioni di viaggio potrà non essere piaciuta a tutti, ma se non altro è servita a trasmetterci l‘incertezza provata dagli esploratori vichinghi durante la loro spedizione. Effettivamente, le difficoltà fronteggiate e i lutti subiti scalfiranno le certezze di Ubbe, o almeno fino al momento in cui avvisterà l’agognata terraferma.

L’attesa dei personaggi, così come quella degli spettatori, viene infatti ripagata con l’arrivo in una terra verde e rigogliosa. Circondato da meravigliose foreste e rinfrescato dalle acque dei fiumi, Ubbe trova esattamente ciò che il padre aveva sempre cercato, riuscendo così a vivere la vita che avrebbe desiderato. Come sappiamo, alla fine Ragnar metterà da parte questa ricerca a favore del suo desiderio di conquista. Al contrario, Ubbe riuscirà nell’intento originale del padre poiché capace di fare la scelta che lui non aveva fatto: abbandonare la violenza e la guerra.

Vikings Ubbe & Othere 640x327

Ubbe diventa così il leader della colonia vichinga in Nord America, senza però avere l’ambizione o la sete di potere di Ivar. È una guida che riconosce quanto il potere debba essere usato con cautela, e mai per i propri scopi personali. Così come Ragnar odiava il peso della corona, Ubbe non vuole prendere il posto di Bjorn dopo la sua morte. In fin dei conti, per uno spirito libero come il suo, sedere sul trono non significherebbe niente. Come verrà spiegato magnificamente da Harald, essere re porta poca felicità e soddisfazione, così come l’illusione del potere può portare alla pazzia. Quello che il Re di tutta la Norvegia vuole davvero, e ciò che Ubbe riuscirà ad ottenere, è la liberta. Liberare il proprio spirito vichingo, prepararsi per un nuovo viaggio, una nuova conquista. Sentire il vento gelido sul volto e l’acqua salata del mare prima di raggiungere una nuova destinazione.

Se il desiderio di gloria determina il percorso di Ivar, quello di scoprire nuove terre definisce quello di Ubbe, che ha la possibilità di far parte di un nuovo mondo. Un paradiso in cui ritrova anche l’amatissimo Floki, il celebre costruttore di navi che fungerà da ponte fra la cultura vichinga e quella aborigena. La sua presenza, così come il consiglio di Othere, servirà a far capire ad Ubbe quanto sia necessario abbandonare parte delle sue tradizioni per poterne abbracciare di nuove. L’esecuzione di Naad ne è un perfetto esempio: per giustiziarlo il Ragnarsson decide di ricorrere all’Aquila di Sangue, parte del suo passato. Tuttavia, alla fine preferirà tagliargli la gola non solo perché riconosce quanto il compagno non sia degno del Valhalla, ma anche perché consapevole della brutalità dell’esecuzione.

Dunque, anche se i suoi occhi blu sono un simbolo di pericolo per il popolo Mi’kmaq, al di là di essi c’è comunque la volontà di cambiare affinché gli errori del passato non si ripetano. Di scrivere una nuova pagina della storia vichinga, libera dalla violenza di ieri e pronta per le possibilità del domani.

Ubbe & Native Americans 640x325

Dunque, pur essendo un personaggio più moderato rispetto al leggendario Bjorn o al feroce Ivar, Ubbe porta a termine quel sogno che aveva accompagnato Ragnar durante tutta la sua vita. Spingersi sempre più avanti. Trovare una terra ricca di possibilità dove poter prosperare. Una realtà in cui trovare la pace e mettere a tacere il desiderio di cercare qualcosa di meglio. Vikings era iniziata con Ragnar e Floki ansiosi di partire e scoprire nuovi territori. E dopo 6 stagioni si è chiusa con Floki e Ubbe (il figlio più simile al padre) che siedono sulla spiaggia, appagati e grati di ciò che hanno.

Ricorrere a un finale così intimo in uno show in cui la violenza ha sempre fatto da padrona poteva essere rischioso. Ma credo che molti di noi si siano emozionati ascoltando l’ultimo, significativo confronto fra Floki e Ubbe. C’è infatti un’agrodolce poesia nei riflessi del tramonto dorato, nel ricordo di Ragnar, ancora così vivo in entrambi i personaggi, e nella fremente incertezza del futuro. Chissà, forse sarebbe stato meglio se lo show avesse chiuso i battenti dopo la morte di Lothbrok. Ma se fosse stato così, non avremmo mai potuto vedere il suo spirito portato avanti dai suoi figli, e in particolare da Ubbe. Che viaggio incredibile, che personaggi memorabili! Questa sarà anche stata la fine di Vikings, eppure l’epilogo ha il sapore di un magnifico inizio, di una nuova avventura che, ahimé, potrà prendere forma solamente nella nostra immaginazione.

Ubbe & Floki 640x377

Ubbe: “I don’t care what you say, I love you Floki”
Floki: “If you don’t care what I say, then I won’t say anything. In any case, I will be dead soon”
Ubbe: “Is that the end?”

A voi l’ardua risposta.

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