La solitudine è una condizione dello spirito. La solitudine è interiore e personale ma nuda e visibile, ci appartiene ma può essere percepita. Si può non essere soli, ma solitari, eppure Ivar, è più solitario, che solo. Ivar si estrania totalmente, si eclissa, pur brillando costantemente di luce propria. L’episodio 4×16 di Vikings sviluppa l’intero spettro dei sentimenti tormentati di Ivar: il pianto liberatorio, l’insoddisfatta e strozzata voglia di rivalsa, l’urlo funesto, la rabbia cieca.
Ragnar, lo aveva già previsto:
“Senza rabbia, non sei nulla“
Questa perentoria frase riecheggierà spesso nei prossimi episodi. Lo spettatore sa ormai che Vikings dona un valore poetico e premonitore ai suoi superbi dialoghi (peculiarità che poche altre serie possono vantare).
Ivar è con i suoi fratelli, ma l’esperienza traumatica l’ha isolato da chiunque. Ivar-The Boneless, ha ormai capito che l’amorevole compassione di Aslaug e l’ardore guerriero del ramingo Ragnar, sono dei ricordi da conservare per sempre nel suo cuore, ma la sua veemente rabbia prevale ormai su tutto. È ancora un’ira cieca e funesta, senza controllo, furibonda e nera. La descrizione dell’ira funesta del Pelide Achille che perde il caro Patroclo, accanendosi sulla carcassa del valoroso Ettore, la sua immagine speculare; è il racconto dell’ira turpe di un Caino, che uccide il fratello Abele.
Una rabbia motivata ed ancora soltanto implosa, pervade ora il cuore del temerario Ivar.
Il destino farà sì che questa materia oscura possa essere canalizzata in altri contesti. La sorte, il caso e la compartecipazione metafisica di un qualche dio pagano, permetteranno alle astratte parole di Ragnar di mutare in fatto concreto.
“Tutti conosceranno Ivar il Senz’ossa“
‘L’urlo nero’ è la sinestesia più forte dell’intera poesia, non solo della poesia italiana. Pascoli la usa per accavallare la vista di un colore, all’ascolto di un suono, l’urlo nero simboleggia una disperazione estrema, giustificata, incontrollabile, qualcosa che ci permette di capire la commistione tra rabbia e dolore. Ragnar è andato incontro alla morte (dolore del ricordo), Aslaug è stata uccisa (rabbia della perdita). Dolore e rabbia si disperdono nuovamente nelle acque glaciali e sanguinarie di Kattegat: il dolore è nero e la rabbia è rossa, il rosso del sangue ed il nero della morte.
Colori, metafore e sinestesie compartecipano nel dare un valore eterno e catartico, nonchè una forte simbologia, a tutti questi sentimenti indissolubili. Il valore non quantificabile della poesia, deriva proprio da questo, la condivisione di un sentimento vissuto da altri che finisce con l’appartenerti, una sensazione dispersa che riemerge grazie ad essa, il passato e futuro che diventano presente.
La rabbia di Ivar e il suo urlo nero, ecco gli indiscussi protagonisti dell’episodio 4×16 di Vikings. Il picco emotivo si raggiunge nella solitudine di Ivar sulle alte rocce della grigia Kattegat:
“Mother, father…father”.
L’indugiare sulla figura paterna ha una duplice valenza: Ragnar ha dato un compito ad Ivar, senza abituarlo alla compassione materna di Aslaug, Ragnar vuole che suo figlio trasformi la rabbia in opportunità. Lo scontro Lagherta-Ivar non c’è stato, la rabbia deve essere confinata nella sua fase quiescente. Ivar avrà una qualche vendetta.
Per quanto concerne la missione in terra ispanica di Bjorn e soci, vediamo il ritorno imperituro della ciclicità degli eventi. Tutto si ripete, ma mai perfettamente nello stesso modo (Rust Chole e Nietzsche docet). Ragnar e Rollo che uccidevano i frati del monastero, con Ragnar che risparmiava il caro Athelstan. Floki che uccise Athelstan in preghiera, ora risparmia e protegge gli islamici mentre pregano, come se lo spirito di Ragnar avesse condizionato questa azione di Floki, impossibile non pensare a questo parallelismo.
Vikings continua a brillare in modo esagerato, Ivar continua ad essere il nuovo vero protagonista dopo la dipartita di Re Ragnar. Non sarà Ivar a seguire i suoi fratelli, saranno i fratelli a seguire Ivar. Ivar il Senz’ossa è imprevedibile, iracondo ed unico, ha conosciuto ormai ogni tipologia di dolore, divenendo uomo prima di tutti i suoi fratelli.
Ivar, è la vera e nuova luce di Vikings.
“Io ti prometto figlio mio, che un giorno l’intero mondo, conoscerà e temerà Ivar il Senz’ossa“
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