SPOILER da WandaVision e dagli ultimi film/prodotti del MCU.
WandaVision è una piccola perla sorprendente scovata in mezzo all’oceano e non credo che su questo qualcuno abbia qualcosa da ridere. A prescindere dalla simpatia per i due protagonisti, dall’interesse per le storie in bianco e nero o persino dalla passione per l’MCU, ossia il Marvel Cinematic Universe, non è possibile ignorare l’enorme potenziale innovativo di questa serie, sia in termini di sceneggiatura che di impatto sul mondo stesso di cui si trova a far parte.
WandaVision: le origini
La miniserie nasce apparentemente come una sit-com che ha come protagonisti Wanda/Scarlet e Visione, i due Vendicatori dell’universo Marvel. S’incastona alla perfezione nella continuità del franchise, ossia si svolge dopo gli eventi di Avengers: Endgame, e rappresenta il primo prodotto Marvel/Disney+ della cosiddetta quarta fase del MCU. Dopo la morte del fratello Quicksilver in Avengers: Age of Ultron e la morte dello stesso Visione in Avengers: Endgame, rivedere Wanda in questa veste idilliaca e felice ci lascia un po’ felici e un po’ (molto) straniati. La serie sembra prendere spunto da House of M, crossover pubblicato dalla Marvel Comics che s’incentra sulla trasformazione della realtà da parte di Wanda nella quale dà alla luce due gemelli, assistita da Visione e dai suoi cari in un ambiente di apparente felicità. Vi ricorda qualcosa?
Una struttura a più livelli
Home: it’s where you make it
Già un’occhiata fugace del primo episodio di WandaVision rende chiaro come qualcosa non stia andando per il verso giusto. Ovviamente, se si pensa che la serie s’iscrive nello stesso mondo degli Avengers, è la stessa sovrastruttura a sconvolgere non poco i telespettatori: una sit-com anni ’50, registrata in 4:3 e in bianco/nero, con risate di sottofondo non è certo quello che si aspetterebbe qualsiasi fan di prodotti sui supereroi. Tuttavia, il primo senso di straniamento e rimpiazzato da risate titubanti, di quelle che si fanno guardandosi intorno alla ricerca delle telecamere. Mai come questa volta la recitazione dei protagonisti si vede e non nel senso classico del termine: è una recitazione nella recitazione quella a cui stiamo assistendo, la sensazione fastidiosa in un angolo del cervello di stare osservando delle maschere che agiscono su un palco seguendo un copione prestabilito, sotto il quale c’è qualcos’altro ancora. Un gioco di scatole cinesi infinito, tra le cui crepe filtrano pezzi di realtà che qualcuno si affretta a riavvolgere, cancellare, trasformare, dimenticare.
Oggi sappiamo che è Wanda questo qualcuno. E che quella che stiamo osservando è una realtà distorta da lei creata, una recita appunto, per affrontare il lutto della morte di Visione. Tuttavia, la domanda che nasce spontanea è perché tra tutti quelli esistenti Wanda abbia scelto, consapevolmente o meno, proprio il format della sit-com per plasmare la propria realtà e, soprattutto, perché la preferenza sia ricaduta proprio su Vita da Strega.
Vita da Strega: tra scelte di vita definitive e reset infiniti
Vita da Strega passò alla storia come una delle sit-com più popolari degli anni’60. Andata in onda per ben otto stagioni tra il 1964 e il 1972, racconta la storia della giovane strega Samantha che decide per amore di abbandonare la magia per sposarsi con il mortale Darrin Stephens; tutto con la disapprovazione della madre di lei Endora, strega potentissima e ficcanaso.
Così come tutte le sit-com, la serie si caratterizza da episodi molto semplici e dallo sviluppo verticale, i cui intrecci non hanno quasi mai ripercussioni sulla trama orizzontale che è comunque molto labile. La serie racconta storia quotidiane legate alla vita di una coppia suburbana della media borghesia, nella quale ogni tanto fa capolino la magia a sparigliare le carte ma che a fine episodio torna come prima. Vita da Strega si muove quindi in una sorta di paradosso: Samantha ha preso la scelta definitiva di abbandonare il mondo delle streghe per seguire il suo amore, ma allo stesso tempo qualsiasi altro aspetto della serie, compresa la magia, si muove in uno stato di temporaneità perché ogni cosa si resetta a fine giornata.
Ne consegue che, nelle sit-com, tutto ciò che è negativo non dura, compresi incantesimi falliti, errori fatali, litigi insormontabili e la morte stessa
WandaVision: la sit-com
Da questa breve descrizione di Vita da Strega, il parallelo con WandaVision risulta non solo chiaro ma, man mano che analizziamo i due prodotti, scoviamo nuovi elementi che contribuiscono a stratificare ancora di più la complessa realtà della visione di Wanda.
Vita da Strega è innanzitutto un inno alla felicità e al candore. Guardare una sit-com è sempre stato sinonimo di staccare la mente dalle preoccupazioni per immergersi in un mondo perennemente e felicemente uguale a se stesso, dove qualsiasi intoppo viene risolto prima del tramonto del sole. Darrin e Samantha si ritrovano sempre in situazioni assurde, ma a fine giornata tutto torna come prima e ogni dissapore viene cancellato. Allo stesso modo, in WandaVision sembra chiara la volontà della ricerca di una felicità a tutti i costi, forzata attraverso una recitazione (quella di Wanda) caricaturale e innaturale. Gli ostacoli sono pochi e risolvibili senza mai perdere il sorriso. Come in Vita da Strega, la visione superficiale è quella di un’atmosfera un po’ surreale ma felice, divertita e leggera.
Anche se attraverso la patina di frivolezza, Vita da Strega ha comunque cercato di analizzare il ruolo di Samantha in costante equilibrio tra due mondi che fanno comunque parte di lei. Questo equilibrio è messo a dura prova proprio dalle due persone a lei più care, suo marito e sua madre, che rappresentano i due estremi di queste due realtà. Samantha è una strega che consapevolmente ha rinunciato alla sua natura per vivere con suo marito, ma questa filtra attraverso la vita umana che si è creata, spesso forzata dagli eventi. Allo stesso modo, Wanda ha adoperato su se stessa una forma simile di censura della propria natura, ignorando quella che lei è davvero e la realtà alla quale appartiene per immergersi in una realtà diversa. E, allo stesso modo di Samantha, la sua vera natura filtra tra le pieghe forzate dagli eventi che non sono in suo controllo.
Persino Darrin e Visione hanno molti più punti di contatto di quel che può sembrare a prima vista: Darrin, pur essendo a conoscenza del segreto di sua moglie, vive molto spesso in totale ignoranza di ciò che gli capita. È spesso vittima di agenti magici e la magia ha su di lui e la sua vita lavorativa un effetto negativo. Visione rappresenta l’estremizzazione di questa ignoranza, in quanto non solo è ignaro di ciò che sta accadendo ma probabilmente non è altro che una proiezione di Wanda stessa. Laddove, Darrin è spesso un fantoccio nelle mani di Edora e della magia di Samantha, Visione è una creazione della magia di Wanda, che è libera di muoverlo a sua volontà.
La sensazione generale più profonda è che Wanda stia sviluppando un mondo favolistico che possa renderla felice e che sia sotto il suo controllo. La scelta della sit-com è immediato per gli effetti che il format ha sulla sua psicologia di bambina, mentre Vita da Strega richiama un immaginario in cui i suoi poteri non siano un problema, ma una soluzione; in cui possa far combaciare la sua vera realtà/natura con quella nuova che ha creato; in cui il suo rapporto con Visione sia sempre perfetto.
In questo modo, Wanda riesce a sublimare il suo senso di colpa non solo per essere fuggita dalla verità, creando una realtà-bolla alternativa dove intrappola persone in una felicità autoindotta estenuante, ma anche per aver reso Visione una specie di fantoccio senza una vera volontà e completamente alla sua mercé.
E qui si vede, la crepa sotto la sit-com, che restituisce la trappola psicologica di una mente infragilita dal dolore e dove il sorriso, per quanto smagliante, è solo apparente.
Il Negativo fotografico è l’immagine ottenuta su lastra o pellicola fotografica, con toni di colore invertiti rispetto a quelli dell’originale riprodotto
Wikipedia
Se vogliamo, potremmo dire che WandaVision è una sorta di Vita da Strega in negativo: ne riprende quasi totalmente gli aspetti estetici e superficiali, così come le tematiche generali ma a colori invertiti. Bianco di felicità e candore, di leggerezza e frivolezza in Vita da Strega. Nero di tristezza e tendenziosità, profondità e gravità in WandaVision.