Il quinto canto dell’Inferno dantesco è un trattato sull’amore. È una spiegazione totalizzante e appagante sul sentimento che muove il mondo. Non solo un istinto naturale e carnale, ma un principio vitale a cui siamo cuciti per tessere il filo della felicità. Quello tra Paolo e Francesca è Amore che «al cor gentil ratto s’apprende», che si attacca al cuore senza dargli scampo. È Amore che «a nullo amato amar perdona», che non consente a nessuno che sia amato di non corrispondere all’amante. È una forza dirompente e a tratti disarmante, con cui ogni uomo o donna deve fare i conti. Lo sa bene Wanda Maximoff, protagonista assoluta della serie Marvel WandaVision. Wanda è come Francesca, paralizzata e vinta dall’amore.
In Avengers Infinity War, Visione perde la vita a causa del temibile Thanos e si consegna alle braccia di Wanda. Il dolore è straziante, logorante, calpesta il cuore e lo strapazza, senza pietà. È la fine della vita, è l’inizio di un’altra. Quella per cui Wanda non è pronta, quella a cui non siamo preparati. È il mondo del lutto, divoratore cieco e senza scrupoli. Il lutto è un processo, non uno stato. Si porta con se varie tappe e fasi, ma alla fine ci pone la stessa domanda, da sempre: Si può accettare la perdita? Per Wanda la risposta è negativa. Ella fa un passo in avanti (o indietro): cancellare il lutto. Eliminare la perdita.
WandaVision, in effetti, si apre con il classico ciak che strizza l’occhio ai deboli di cuore. C’è Wanda, sì, ma anche Visione. La serie procede, mostrandoci, ogni aspetto che rende questa coppia felice: hanno l’amore dalla loro parte, vivono in una cittadina tranquilla e tengono nascosti i loro poteri così da passare inosservati. Sembra un quadro fuori dal tempo, una vita idilliaca, un sogno gigantesco. Forse è veramente un sogno o meglio, un’illusione. Wanda ha creato tutto questo. Wanda tiene sotto controllo l’intera Westview. Questo mondo fiabesco è stato pensato dalla supereroina per affrontare il grande lutto che ha spento i suoi sentimenti. Generando Visione e tenendo il controllo mentale di tutti gli abitanti, Wanda ha cercato di soffocare la sua solitudine. Ciò che colpisce di questo nuovo show del MCU, è la capacità di descrivere la rimozione del lutto. O meglio, la non rimozione.Nascondendo il tema sotto battaglie e super poteri, la Marvel cede il passo alle vicende umane. È la vicenda di Wanda, una donna qualunque alle prese con la negazione di un’evidenza inaccettabile. È il bisogno umano dell’amore e dei suoi desideri. È il trionfo dei sogni, quello per cui la protagonista crea un universo felice quanto illusorio per perpetuare il suo sentimento nei confronti di Visione.
WandaVision è il racconto di un dramma esistenziale che individua nel bene e nei suoi derivati la salvezza, la pace, la soluzione infinita.
L’opera è l’espressione acuta e cocente della voragine interna con cui ogni giorno facciamo a pugni: la malinconia. Senza gli altri ci sentiamo soli. Siamo persi, incapaci di respirare a fondo.
Se ci sentiamo alienati nei confronti della tragicità, l’opera ingloba il comico come suo sinonimo e finge di farci ridere. Finge sì, Perché di fronte a Wanda e Visione, non ci resta che piangere. I superpoteri di Wanda non sono più assi nella manica o amici su cui fare affidamento, ma punti deboli. Wanda diventa l’antieroe. Ha chiuso tutto il mondo in una barriera, finendo con il portare dolore a tutti coloro che ne sono ammessi. Quello stesso dolore da cui lei scappa e inciampa. Wanda sembra dire che l’unico modo per espiare il dolore sia la sua condivisione. Come se dolore e amore avessero la stessa proiezione. Fuori dai suoi schemi, però, c’è il mondo reale. Fuori da Westview, Visione non esiste, non ha vita. Gli inganni e le bugie della protagonista hanno squarciato il velo dell’abitudine, ma non hanno cambiato le sorti della sua mancanza: l’amore che abbiamo perduto vive solo nella nostra testa.
Ma il lutto è solo l’altra faccia dell’amore. Siamo disposti ad amare ininterrottamente spazzando via le leggi catastrofiche del tempo e inventarne di nuove per sentirci legati a qualcuno.
Cos’è il dolore se non amore perseverante?
Le parole sono scandite da Visione e ci ricordano che l’amore si attacca al cuore per tutta la vita, senza dargli scampo. Come nel quinto canto dell’Inferno. Come quando Paolo e Francesca arrivano a Dante simili a colombe che volano lontano dalla morte. L’amore vince anche sulla morte. L’amore trapassa anche il lutto.
Mentre l’Esa inizia a smaterializzarsi, rivelando la vera Westview che si celava sotto la coltre magica, Wanda e Visione si tengono per mano, consapevoli che si stanno per dire addio ancora una volta. L’opera si chiude così.(qui la recensione dettagliata del finale).Visione non esiste più.Wanda si ritrova da sola nell’appezzamento di terreno che aveva comprato insieme a Visione. È sola con i suoi ricordi, gli unici aneliti capaci di ridare un barlume di speranza. Il ricordo è una forma di amore. Perché se è facile dimenticare, la vera sfida è rammentare. Rammentare le carezze passate.Rammentare tutto.Si può amare qualcuno anche quando non ci sfiora più. E allora WandaVision ci ha insegnato ad amare di più. Prima di lasciare Westview, la protagonista, si gira un’ultima volta a guardare quel posto che chiamò casa.
Ma casa è dove c’è amore. L’amore vive in eterno.
Tu, Visione, sei il pezzo della gemma della mente che vive in me. Sei un corpo di fili e sangue e ossa che io ho creato. Sei la mia tristezza, la mia speranza.Ma soprattutto tu sei il mio amore.
Visione vivrà per sempre in Wanda. Visione non avrà mai una fine.