La nuova fase del MCU comincia all’insegna delle serie tv, con WandaVision a fare da trampolino di lancio. Il mastodontico universo costruito in oltre un decennio di saghe cinematografiche necessita di nuove fondamenta dopo la chiusura sancita da Avengers: Endgame e le getta attraverso un formato per lui inedito. In realtà non è la prima volta che vediamo alcuni dei personaggi che popolano l’universo Marvel emigrare sul piccolo schermo (era già accaduto con Phil Coulson in Agents of S.H.I.E.L.D. e Peggy Carter in Agent Carter), ma è la prima volta che si verifica una reale interconnessione tra le due tipologie di prodotti, con gli avvenimenti dei film che si ripercuotono sulle serie e queste ultime che preparano il terreno alle future uscite in sala.
L’ultima serie ad essere sbarcata su Disney+ è The Falcon and the Winter Soldier, mentre l’11 giugno sarà il turno di Loki. E non finisce qui
Le date di uscita sono ancora ignote, ma in programma ci sono anche Hawkeye, She-Hulk, Ms. Marvel, Secret Invasion e tanti altri titoli spasmodicamente dai fan.
Non fate parte di questa schiera di entusiasti? Vi state tenendo volutamente fuori dal fenomeno perché i supereroi non sono la vostra tazza di tè? Una scelta più che comprensibile. Le caratteristiche del genere sono oltremodo note: ritmi vertiginosi, parte action nettamente prevalente, una rigida dicotomia tra l’eroe positivo e il cattivo di turno. Ha senso evitare ciò che non rientra nelle proprie corde; non vogliamo convincervi ad ordinare un piatto che non soddisfa le vostre papille gustative, ma presentarvi una variante della ricetta che si discosta a tal punto dall’originale da avere concrete possibilità di piacervi in ogni caso.
Parliamo di WandaVision, serie che costituisce un’eccezione alla regola a cui si conformano le storie sui supereroi. Per quale motivo? Perché ne sovverte i canoni in maniera sorprendente e innovativa.
La prima scena di The Falcon and the Winter Soldier è un vero e proprio manifesto. Nemmeno il tempo di cominciare che lo spettatore viene catapultato in missione attraverso voli acrobatici e spettacolari mosse di combattimento, con il protagonista che abbatte i nemici come fossero birilli. Ci si aspetterebbe di trovare Wanda (Elizabeth Olsen) e Visione (Paul Bettany) impegnati allo stesso modo, e invece li si vede impersonare due novelli sposi all’interno delle mura domestiche. Gli straordinari poteri di cui sono dotati vengono sì utilizzati, ma per spostare i piatti e agevolare la preparazione dei pasti.
Lo scenario che si offre agli occhi dello spettatore è totalmente ordinario, al pari di quello che si potrebbe avere come incipit in una qualsiasi comedy familiare.
Nel prosieguo della storia è ancora la normalità a farla da padrona. Wanda e Visione, appena trasferitisi a Westview, scivolano comodamente nella loro nuova routine: lui va a lavoro, lei si occupa della casa, insieme coltivano i rapporti con i colleghi e i membri del vicinato. Sono felici, innamorati e impazienti di integrarsi nel tessuto sociale della cittadina che li ha accolti. Sembra tutto perfetto, ma come accade sempre in questi casi non lo è davvero. Alcune inquietanti stranezze lasciano captare la presenza di un inganno nascosto dietro la patina di perfezione che ricopre la vita della coppia, un segreto che è possibile intravedere sin dal principio ma che viene svelato solo gradualmente.
Ed ecco il motivo per cui WandaVision è in grado di catturare l’interesse di chiunque lo guardi: per il modo peculiare e ragionato in cui è strutturato.
Alla consueta impostazione basata sulla formula eroe vs antagonista si sostituisce un gioco articolato su più livelli che solo con il tempo rivelano i loro punti di intersezione. Uno di questi piani apre a una dimensione metatestuale che rende i personaggi interpreti non solo della storia di base, ma di un’altra ancora che è posta al suo interno come una matrioska. Anche il ruolo di spettatore è bipartito: non lo riveste soltanto chi sta davanti allo schermo, ma anche alcuni dei personaggi che ci si trovano dentro.
La voglia di vederci chiaro vi porterà a divorare gli episodi uno dopo l’altro, fino a quando il puzzle non sarà del tutto ricomposto.
Non vi interessa il genere supereroistico, ma siete appassionati di comedy? Allora non potete perdervi i brillanti omaggi che WandaVision reca ai grandi cult della comicità televisiva. La serie non si limita a riprenderne l’estetica, ma ne riproduce le atmosfere e ne mutua gli stratagemmi narrativi, il tutto con una fedeltà impressionante. Persino le sigle dei singoli episodi sono plasmate su quelle dei prodotti presi a modello.
In WandaVision nulla è lasciato al caso, tant’è che la scelta di questa impostazione troverà una giustificazione interna legata al background della protagonista.
Il motore degli eventi non è una minaccia da sventare, ma il trauma subito da Wanda per via dell’ennesimo lutto che le è piombato addosso. Dopo i genitori e il fratello, la lotta contro Thanos le ha portato via anche il grande amore della sua vita, lasciandola sola per l’ennesima volta. Il dolore arrecatole dalla perdita avrà delle conseguenze estreme che vedremo dipanarsi a mano a mano che la storia entra nel vivo.
In WandaVision tutto ruota attorno alla condizione psicologica della protagonista.
I ritmi della narrazione sono al servizio della sua presa di coscienza e non vengono mai accelerati in favore della spettacolarità. Le fasi del lutto di Wanda si manifestano tramite le svariate facce che il personaggio assume: la moglie leggera e civettuola dei primi episodi cederà presto il passo ad altre versioni la cui successione convergerà in un’incredibile rivelazione sulla natura del potere della giovane Vendicatrice.
Siamo riusciti a farvi cambiare idea? Se sì, non vi resta che imbarcarvi nel recupero della serie. In caso contrario, concedetevi ugualmente un tentativo: sarà il pilot stesso a convincervi.