Una delle domande più importanti che sono sorte prima della messa in onda della nuova versione di Watchmen di Damon Lindelof su HBO era legata a come la serie avrebbe gestito i personaggi iconici della graphic novel originale. Il co-creatore di Lost, fin dall’inizio del progetto, aveva descritto la sua interpretazione di Watchmen come un “remix“. Un parallelo dell’opera originale, ma che si concentrava su personaggi diversi e con un’ambientazione storicamente successiva. Infatti Watchmen della HBO è ambientato decenni dopo la fine della graphic novel, ma comunque presenta e segue gli eventi narrati nel fumetto in modo sottile e brillante.
Uno dei riferimenti più interessati visti fin dall’episodio d’apertura era legato a un personaggio misterioso interpretato da Jeremy Irons, che quasi tutti presumevano stesse interpretando Adrian Veidt alias Ozymandias, colonna portante del romanzo grafico. I primi tre episodi della serie hanno infatti mostrato piccoli interludi che avvenivano lontano dall’ambientazione principale di Tulsa, in Oklahoma. Qui vedevamo il personaggio di Irons fare cose particolarmente strane in un maniero apparentemente perso da qualche parte in Inghilterra. Almeno come stile.
Nel terzo episodio arriva la conferma che Jeremy Irons interpreta effettivamente Adrian Veidt, anche se nell’universo Watchmen della HBO era stato apparentemente dichiarato morto, dopo essere scomparso qualche tempo prima. Ci diviene anche chiaro che è un prigioniero di qualche tipo e che ha con sé più versioni di strani esseri organici: Mr. Phillips (Tom Mison) e Mrs. Crookshanks (Sara Vickers). Sono cloni? Robot? Non si sapeva esattamente. Per certo sapevamo che erano abbastanza rudimentali e fondamentalmente usati solo come semplici marionette da Veidt.
Le parole dello stesso Lindelof ci chiariscono quanto affascinante per lui fosse affrontare questo personaggio nel suo Watchmen:
“Adrian Veidt è un personaggio di cui sono ossessionato e sono stato costretto a chiedermi cosa sarebbe successo all’uomo più intelligente del mondo dopo che lo aveva salvato. Cosa gli è accaduto? E Ancora più importante, come gestisci la frustrazione di: “Ho salvato il mondo ma non posso dire a nessuno che ho salvato il mondo“. In questa situazione ammetti che sarebbe credibile vederlo uscire di sé; quindi l’idea ovvia che ci venne in mente fu che fosse confinato in qualche tipo di “arresti domiciliari”. Non sappiamo esattamente come sia arrivato a stare in questa casa o chi sia, a questo punto della storia, il suo carceriere, ma l’idea è fare, con Adrian Veidt, una storia di fuga che assomigli più a Willy Coyote e Road Runner piuttosto che Fuga da Alcatraz.”
Quello che è successo a Veidt è sicuramente il mistero più intrigante messo in scena finora. Con gli episodi 4 e 5 abbiamo visto svelati molti retroscena della nuova ambientazione, come le vicende di Looking Glass (Specchio) e Silk Spectre II (Laurie Blake). Ma le domande riguardo Adrian Veidt sono tutte ancora senza risposta.
L’episodio 5 di Watchmen, Little Fear of Lighting, ci ha rivelato che la prigione di Veidt è su una luna in orbita attorno a Giove. Ozymandias si trova confinato in un mondo creato artificialmente, forse grazie a una tecnologia simile al trasporto dimensionale che sta sperimentando il Settimo Cavalleria.
Lindelof si è espresso, dopo la messa in onda della puntata chiarendo le ragioni, davvero comprensibili, che l’hanno portato a questa scelta:
“Penso che se Adrian Veidt dovesse cercare di scappare da una semplice prigione non sarebbe davvero una sfida per lui. Lo farebbe troppo facilmente. Non esiste una prigione che possa trattenere Adrian Veidt, a meno che quella prigione non sia su Europa, una luna di Giove. Questa soluzione potrebbe essere un po’ più impegnativa. In un certo senso mi sono sentito come se dovessimo davvero rinchiudere questo ragazzo da qualche parte — e nell’episodio 5 non sappiamo ancora chi lo abbia rinchiuso e perché — ma dovrà essere una sfida travolgente per lui riuscire a fuggire. Quindi ci sembrò che Europa, fosse davvero un buon posto dove rinchiuderlo e buttare via la chiave.”
È improbabile che il mistero dietro l’identità del Guardacaccia che vediamo a fine di questo episodio venga svelato velocemente. I creatori di Watchmen si sono indubbiamente divertiti a girare attorno alla trama di Ozymandias, dato che erano stati deliberatamente vaghi riguardo al nome del personaggio di Jeremy Irons. Ci sono stati riferimenti ad Adrian Veidt sin dalla premiere, ma lo spettacolo non ha confermato che il personaggio di Irons fosse in effetti l’autoproclamato “uomo più intelligente del pianeta” fino all’episodio 3, “She Was Killed by Space Junk“. Vi sono stati, tuttavia, numerosi indizi sull’identità del rapitore: principalmente, la strana natura della prigionia di Veidt.
In una recente intervista Lindelof ha confermato che le scene di Veidt nel corso della serie si svolgono tutte a distanzia di un’anno l’una dall’altra. Da qui i festeggiamenti dei compleanni.
“[…]Un anno trascorre tra ogni episodio. È una storia raccontata su una tela molto, molto grande. Ogni puntata si svolge nel giorno dell’anniversario di un altro anno che ha trascorso nella sua prigione.”
Pertanto, chiunque trattenga prigioniero Veidt ha accesso a risorse quasi infinite, una tecnologia avanzata e la capacità di fare lunghi viaggi nello spazio.
Esiste un solo personaggio noto nell’universo di Watchmen che si adatta perfettamente a queste caratteristiche ed è il Dottor Manhattan.
Nella serie l’abbiamo visto una sola volta, per ora. Nella premiere, quando ci viene mostrato velocemente, in un servizio televisivo, mentre sulla superficie di Marte distrugge un edificio delle fattezze simili alla magione in cui è confinato Adrian. Nel terzo episodio episodio Laurie tenta di chiamare il suo ex fidanzato usando una cabina telefonica che trasmette su Marte. Quindi il Dottor Manhattan esiste nella serie tv di Lindelof e apparentemente ha preso dimora stabile sul pianeta rosso.
Ma ci sono anche altri indizi, seppure solo circostanziali, sul fatto che il Dottor Manhattan sia quantomeno coinvolto, se non proprio il diretto responsabile, nella prigionia di Ozymandias. Da un lato lo strano e superbo dramma che Veidt stava scrivendo e mettendo in scena: “Il figlio dell’orologiaio“. La scena ci mostra il drammatico momento cruciale in cui un incidente ha trasformato Jon Osterman, appunto il figlio di un orologiaio, in un essere blu divino e superpotente. Tra tutte le storie di cui Veidt ha fatto esperienza perché scegliere proprio quel particolare momento come soggetto di un’opera teatrale se non per deridere, turbare o semplicemente attirare l’attenzione del protagonista: il Dottor Manhattan?
Inoltre, i cloni con cui vive Veidt, non sono del tutto umani. Né per come li vediamo “nascere“, né ancor meno per come li vediamo crescere e poi comportarsi.
Alla fine del romanzo grafico, una delle ultime cose che il Dottor Manhattan dice a Laurie, prima (presumibilmente) di andarsene per sempre, è che voleva provare a creare una nuova vita. Nel quinto episodio, il guardiacaccia fa riferimento al “Dio“, suo e dei cloni, che li ha abbandonati. Trovando conferma nello stesso Veidt che invece è definito semplicemente “master”, padrone.
Il coinvolgimento di Lady Trieu, il destinatario del messaggio composto da Adrian sulla luna, l’attacco del Guardiacaccia sono solo alcuni dei temi che sono rimasti sospesi nell’ultimo episodio e che non vediamo l’ora di vedere nuovamente affrontati. Come detto da Lindelof ogni sequenza con Veidt è a distanza di un anno dalla precedente, ma non ci ha dato alcun riferimento per posizionarla rispetto alla trama principale. Di fatto non sappiamo “quando” stanno avvenendo quelle scene. Non sappiamo neppure se c’è un qualche legame tra lo strano oggetto piovuto dal cielo nella proprietà della Trieu e la vicenda di Adrian. Neppure se il Doomsday tanto atteso da lei e Will possa in qualche modo coinvolgere lo stesso Veidt.
L’intricato nodo gordiano tanto caro a Ozymandias deve ancora essere sciolto. Ma di una cosa, purtroppo, possiamo essere certi: mancano solo tre episodi alla resa dei conti.