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Il madornale fallimento di Wayward Pines

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Qualcosa è andato storto in Wayward Pines. Cancellata dopo la prima stagione, le venne data incredibilmente un’altra chance; chance che, però, non è riuscita a sfruttare. Infatti, da febbraio di quest’anno, a due anni dalla fine della seconda stagione, sappiamo che Wayward Pines non ne avrà una terza. La Fox ha cancellato la Serie definitivamente. Dopo aver visto la seconda stagione, non si può certo dire di essere sorpresi. Perché, vi starete chiedendo? Insomma, questa Serie aveva tutto per diventare un prodotto di successo: trama, cast, regia, produttori… E allora, che cosa ha portato a questo fallimento? Ripercorriamo insieme le tappe di Wayward Pines per capire dove ha fallito.

Wayward Pines è una città dell’Idaho dove l’agente federale Ethan Burke si ritrova a causa di un incidente. Ethan è spaesato: come ha fatto a finire proprio lì? Il suo spaesamento coincide con quello del pubblico: attraverso gli occhi di Ethan, scopriamo che Wayward Pines non è una cittadina idilliaca e utopistica come vuole apparire. Nasconde qualcosa di oscuro che Burke vuole scoprire a tutti i costi. I primi 4 episodi, prima del cliffhanger di metà prima stagione, sono piuttosto lenti ma funzionali alla trama: dobbiamo capire, insieme al protagonista, che cosa sia veramente questa strana cittadina.

Twin Peaks

Burke vede numerose stranezze: gli abitanti, freddi, insensibili, che divagano a qualsiasi domanda del protagonista; piccole casse che riproducono il rumore di insetti e uccelli nei cespugli. Le regole sono poche e inusuali:

 “Non provare ad andare via, non parlare del passato, non parlare della tua vita precedente. Rispondi sempre al telefono se squilla. Lavora sodo, sii felice. Goditi la vita a Wayward Pines”.

E poi, telecamere e ripetitori ovunque: qualcuno spia i cittadini, come se si trovassero sotto l’occhio del Big Brother orwelliano. Non si può lasciare Wayward Pines: Ethan ci prova più volte, ritrovandosi sempre al punto di partenza, come se la strada iniziasse e finisse nella città. Inoltre, una recinzione elettrificata circonda il perimetro, tutti gli abitanti hanno un microchip con cui vengono controllati e chi contravviene alle regole viene giustiziato.

“Dove siamo capitati?”, ci chiediamo insieme a Ethan. La verità arriva solo nel quinto episodio, attraverso le parole di Megan Fisher, un’insegnante. La Serie passa così da essere un semplice thriller-action, simile a Twin Peaks (qui trovate le parole di David Lynch che tutti temevano), alla fantascienza più esplicita, con futuro distopico, mutazioni, criogenia, ecc.. David Pilcher, folle e geniale professore, ha compreso che l’umanità si stava estinguendo e ha creato una sorta di arca: Wayward Pines. Ha rapito centinaia di persone che ha poi ibernato, portandole con sé fino all’anno 4.028, anno in cui dell’umanità non è rimasto più nulla se non delle orrende aberrazioni chiamate Abbies.

wayward pines

Sconvolgente, no? In effetti il cliffhanger di metà stagione è stato uno dei momenti più alti e più belli di tutta la Serie, che l’ha riscattata dalla banalità. Qualche problema inizia a palesarsi nel finale di stagione. In preda a un delirio di onnipotenza, Pilcher, sentendosi tradito dalla città, decide di ricominciare tutto daccapo. Così, disattiva le difese della città, lasciando che gli Abbies uccidano l’intera popolazione. Inutile dire che toccherà a Ethan aiutare quante più persone possibili a salvarsi ma non tutti ce la faranno… compreso Ethan stesso.

Una morte da eroe che, alla fine, si rivela inutile. Wayward Pines non cambia: stessa città, stesse regole, stesse persone inconsapevoli; invece di ricostruire una cittadina con abitanti consapevoli e che collaborano per risolvere il problema Abbies. Quando gli uomini non sono in grado di affrontare un problema, scelgono di chiudere gli occhi, preferendo vivere in una realtà fasulla.

La prima stagione peccava solo nel finale; la seconda stagione, invece, ha diversi problemi. A tre anni dalla morte di Ethan, la cittadina dalle villette a schiera, sorta nell’anno 4440, è gestita dalla Prima Generazione con a capo il figlioccio dell’ormai deceduto David Pilcher, Jason Higgins. Quest’ultimo comanda con il pugno di ferro, combattendo la Resistenza, capitanata da Ben, figlio di Burke. La dittatura della Prima Generazione ha reso la città una prigione in cui vige solo la legge del più forte. Ciò che non rientra nei “canoni” viene eliminato e gli abitanti sono come schiavi.

Nonostante alcuni dei personaggi della prima stagione siano sopravvissuti, il focus principale è su quelli nuovi; primo tra tutti, il medico chirurgo Theo Yedlin, che diventa il nuovo Ethan Burke. Questa volta, però, di misteri da risolvere ce ne sono pochi, se non rivelazioni che hanno poco a che fare con la trama principale. Questa stagione, più che concentrarsi sulla storia in sé, preferisce approfondire i personaggi, compresi gli Abbies (si dà un quadro più preciso di queste mutazioni in continua evoluzione). Numerosi sono i flashback che, però, distolgono l’attenzione dal nucleo della Serie. Sembra uno stratagemma per sopperire alla mancanza di concretezza di molti degli avvenimenti narrati nella Serie.

La mancanza di originalità e un cast poco all’altezza si fanno presto sentire. Ancora una volta, il finale di stagione non rende giustizia alla Serie: risente troppo delle problematiche di Cycle (qui ne trovate la recensione), l’episodio che chiudeva la prima stagione; risulta essere ripetitivo, scontato e indigesto. Arrivati a circa metà episodio, si continua a temporeggiare, così come in tutta la stagione che, paradossalmente, scorre più velocemente della prima, ma all’interno di un loop temporale che non si spezza. Non si riesce mai davvero a tirare le somme finali della trama, proprio perché c’è un’eccessiva concentrazione sui singoli personaggi che, tuttavia, non porta a nulla. Il risultato? Un groviglio di trame che non riescono ad arrivare alla conclusione del loro percorso.

Se la Fox l’avesse rinnovata, avrei continuato a vederla più per inerzia o curiosità che per un vero piacere o interesse, giusto per sapere se gli umani sono riusciti a sopravvivere.

Questi sono, a mio modesto parere, i motivi per cui questa Serie ha fallito miseramente. Un peccato, perché si poteva fare decisamente meglio con il materiale a disposizione. Le tematiche erano profonde e di spessore: basti vedere in Wayward Pines una critica della società attuale, che reprime ciò che è debole o diverso, che uniforma e non aiuta. Una trama del genere era originale, innovativa e brillante. Almeno, io non l’avevo mai sentita. Considerando che pochi avevano letto il libro, scommetto che molti saranno saltati dalla sedia quando la verità su Wayward Pines è venuta fuori.

E poi, la magia è scomparsa. Forse gli autori speravano di trascinare la seconda stagione sull’onda del successo della prima. Pessimo errore. Non se lo possono permettere Serie più longeve e di successo, figuriamoci una che vantava appena una stagione. Quindi, perché sprecare la propria ultima chance producendo qualcosa di ripetitivo e già visto? Come si dice, errare è umano, ma perseverare è diabolico, oltre che stupido.

Leggi anche – Wayward Pines vs Twin Peaks: Serie a confronto.