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L’eredità di Wayward Pines

Perché una serie tv che finisce è come quel vecchio zio d’America che, crepando, ti lascia ettari e ettari di terreno edificabile e abbastanza mila dollari da cambiarti la vita per sempre. Oddio, una serie tv che finisce potrebbe anche essere lo zio del piano di sopra che, crepando, ti lascia debiti e un bel po’ di grane. Siamo qui per capire quale tipo di zio sia stato per noi Wayward Pines. A luglio, infatti, si è conclusa la prima e unica stagione della serie tratta dai romanzi di Blake Crouch, un prodotto che è stato perlomeno capace di dividere il pubblico. C’è chi tampina la FOX implorando una seconda stagione, ma esiste anche chi deambula per chiese accendendo ceri affinché non se ne senta più parlare, e lo fa già dalla messa in onda del pilot. Che una serie ci sia piaciuta o meno, che ci abbia preso il cuore o solo infiammato l’intestino tenue, che l’abbiamo odiata o amata, qualcosa di quanto abbiamo guardato ci rimane. Funziona così per qualsiasi esperienza estetica o culturale; anche quando non sembra, si insinua in noi e lascia, in un angolo recondito della nostra memoria, qualche piccolo seme: che poi ne cresca un baobab, una rosa o solo sterpaglia, ce lo dirà solo il tempo. Nel bene e nel male, dunque, dobbiamo ammettere che Wayward Pines qualcosa ci ha lasciato, che sia anche solo la meravigliosa gamma di espressioni di Matt Dillon (Ethan Burke).

A conti fatti, qual è l’eredità di questa serie?

DI TWIN PEAKS CE NE È UNO SOLO – Il lancio della serie è stato a dir poco maestoso. Uno dei punti chiave sui quali ha spinto la FOX per la pubblicità di Wayward Pines è stato che la trilogia di Crouch, da cui è tratta la serie, fosse dichiaratamente ispirata a Twin Peaks. Dopo la presa visione dell’adattamento di Chad Hodge, possiamo affermare con veemenza quanto già sospettavamo: di Twin Peaks ce ne è solo uno! Psss! Vi dico un segreto: tutte le serie tv che guardiamo sono debitrici di Twin Peaks e Wayward Pines non è stata la prima e non sarà l’ultima.

 CITAZIONISMO – Partiamo dai primordi: il tanto discusso pilot. Un insieme, come abbiamo già detto, di già visto, lì a dimostrarci che la maggior parte delle cose sono già state fatte, scoperte, sperimentate e inventate, ma che saperle mettere insieme nel modo giusto, saper trovare un equilibrio, la perfetta crasi, seppur con un gioco di manifesto citazionismo, può essere una mossa vincente, e un ottimo esperimento estetico.

ERRORINI & ERRORONI – Si è molto discusso circa le “sbavature” tecniche o narrative della serie. Non che essa sia un prodotto scadente, tutt’altro. Solo che più volte la sospensione dell’incredulità dello spettatore è stata messa a dura prova! Al di là del fatto che questi sono ipersorvegliati, ma se aprono i rubinetti riescono a eludere il sistema di microfoni e scambiarsi informazioni top secret (mah!); inoltre, ci sono tutti questi disastri temporali per cui Pilcher nel 2014 è più anziano di quello che arriva nella cittadina nel 4028. Solo qualche esempio per dire che, insomma, a certe inezie si poteva stare un pelo più attenti!

GOLLUM- La papabile esistenza della progenie di Gollum, che riesce a essere persino peggiore di un esercito di cloni di vostra suocera: gli Abbie!

UNA DOMANDA IMPORTANTE – Ma tra le tante cose di cui Wayward Pines ci lascia eredi ce ne è una che vale quanto i famosi ettari del vecchio zio d’America. Wayward Pines, che ci sia piaciuta o meno, ci lascia con una domanda. Una di quelle domande che ti possono anche tenere sveglio tutta la notte e la notte dopo, e quella dopo ancora. Dopo averci ricordato che non è facile essere Dio (c’è spazio in questa vita per un Dio che non sia impietoso?) e che comunque ti faranno fuori – che da Nietzsche in poi per qualsiasi Dio non è storia facile – l’ultima puntata ci presenta un’amara condizione di ritorno dell’uguale, come a dirci che l’uomo non cambia mai, che è destinato a ricommettere gli stessi errori dei suoi avi, che mai si libererà dalla sua arroganza fallace. Qual è la domanda? La domanda è: è davvero così?

 Probabilmente questo quesito è destinato a rimanere insoluto, nel peggiore dei casi a noi resta almeno la vana speranza che l’Algida si metta a produrre cornetti al rum!

algida - Wayward Pines

Elisa Belotti

Un saluto agli amici di Serie tv, la nostra droga, Seriamente Tv e Wayward Pines Italia!