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Lasciate in pace Mercoledì Addams

Mercoledì
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Lasciate in pace Mercoledì Addams. Lasciate in pace i suoi capelli nero corvino, la sua frangetta e le sue lunghe trecce che cadono fino alla schiena. Lasciate in pace il nero dei suoi occhi, quello dei suoi vestiti e quello delle sue scarpe. Lasciate stare i suoi lunghi pantaloni neri, e la camicia bianca che contrasta l’oscuro del suo aspetto. Lasciate in pace la sua bianca carnagione, e lasciate in pace lei. Lasciate che si avvicini, e non forzatela a trovare corrispondenza tra il suo mondo e il vostro. Lasciate che faccia le cose con i suoi tempi. Sono queste, forse, le cose che tutto il resto dei personaggi avrebbe dovuto sapere prima di approcciarsi a lei, prima di chiederle un abbraccio o un movimento del viso che simulasse un sorriso. Sono queste le raccomandazioni che chi la conosce avrebbe dovuto fare ai suoi futuri compagni, mettendoli così nella condizione di capire che non si può impedire alla pioggia di venire giù. Perché Mercoledì Addams non è come tutti gli altri, e non nel senso più banale del termine. Si porta dentro un’oscurità che non possiamo conoscere e capire, un’oscurità di cui non siamo lontanamente a conoscenza. E come non lo siamo noi, non lo sono neanche il resto dei personaggi con cui pian piano Mercoledì si interfaccia. Perché lei non è la nuova versione di Eleven di Stranger Things. Ciò che le due condividono ha a che fare soltanto con il senso di inadeguatezza, ma i processi che le vedono protagoniste sono ben differenti: perché se Eleven deve costruire, Mercoledì deve distruggere, demolire quell’equilibrio che le ha permesso di isolarsi dal caldo e dal freddo della realtà da cui lei ha cercato di rimanere sempre più distante.

Chiunque faccia parte della sua vita deve comprendere che con lei sia necessario del tempo, tanto tempo. Perché Mercoledì Addams non ha paura di nulla, tranne che dei rapporti umani.

Mercoledì (640×360)

Ognuno dei personaggi che hanno cercato di instaurare un rapporto con Mercoledì ha dovuto aspettare che lei non si accorgesse di averlo già, quel rapporto. Il suo fare distaccato non le ha infatti permesso di capire che – per quanto li respingesse – i rapporti più importanti della sua vita stavano oramai prendendo piede. Ma il trucco era sempre e solo uno: lasciarla stare, farle credere che non si stesse in realtà creando nulla di importante. Non ha mai cercato il famoso filo che, inevitabilmente, ti collega a un altro essere umano, e tantomeno ne aveva l’esigenza. Perché, al contrario di molti altri personaggi delle Serie Tv, Mercoledì è davvero disillusa, è davvero priva di quella necessità che ti porta a voler condividere un pezzo di te con qualcuno, qualsiasi sia il suo ruolo.

E’ così, e solo così, che Mercoledì può essere conquistata. Nel silenzio di un gesto altruista e senza mai farle notare che avesse degli amici, la protagonista ha piano piano collezionato una serie di rapporti che le hanno fatto capire una cosa fondamentale su di sé: non si tratta di esigenze. Lei sa come camminare da sola, come mettere un piede di fronte all’altro giungendo al traguardo, ma non vuole più farlo. Per questa ragione non avrebbe mai inseguito chi scappava, e per la stessa non avrebbe mai ammesso che le persone accanto a sé fossero degli amici. Non era pronta a restituire un nome alle cose, e non era pronta neanche a lasciarsi andare a quelle braccia che avrebbero potuto muoversi tanto da conficcarle una pugnalata alle spalle. Questa paura, così spietata e da sempre totalizzante, diventa presto realtà quando scopre che il primo ragazzo per cui abbia mai provato qualcosa fosse in realtà il cattivo della storia.

Pensandoci, però, è stato giusto così. Attraverso questa delusione Mercoledì ha sperimentato anche cosa significhi fidarsi davvero di qualcuno per poi rimanere con nulla in mano. Ha scoperto che cosa si nasconda davvero dietro alla delusione, il motivo per cui tutti si struggevano a causa dei sentimenti. Prima non lo sapeva e, semplicemente, viveva con la presunzione di non dover mai affrontare questa situazione. Credeva d’esserne immune, e che il suo disagio fosse lo scudo perfetto per evitare qualsiasi tipo di sofferenza. Perché se non ti butti mai privandoti di ogni cosa, tutto rimane come lo hai lasciato. Il suo equilibrio per questa ragione non era mai stato alterato ma, al contrario, era sempre stato preservato con cura. Attraverso gli otto episodi Mercoledì scopre però che l’universo non è fatto soltanto di scudi e meccanismi di difesa, ma anche di variazioni e di disequilibrio. Non tutti sono pronti a farti male, così come non tutti sono pronti a farti davvero del bene, e per questo nessuno potrà mai far nulla.

Mercoledì (640×360)

Nella peggior maniera possibile così Mercoledì scopre cosa significhi abbandonarsi a qualcuno proprio nello stesso istante in cui questo si rivela ciò che realmente è. Ma anche questa lezione di vita era necessaria. La sedicenne doveva scoprire il bello e il brutto dei rapporti umani, doveva toccare quell’ago capace di rompere quella bolla di solitudine in cui ha sempre deciso di ripararsi. Perché Mercoledì non era un’emarginata che cercava un proprio posto tra i banchi di scuola, ma qualcuno che aveva scelto accuratamente il modo in cui comportarsi, il metodo perfetto per isolarsi dal caldo e dal freddo dei rapporti umani. La storia che Tim Burton ha così scelto di raccontare non è quella di una ragazza che dal nero passa al bianco. L’evoluzione di Mercoledì non è stata immediata e, soprattutto, è ancora in corso. Non migliora e non peggiora, semplicemente rimane la stessa ma con delle nuove consapevolezze che la portano a conoscere un lato di sé a cui non aveva mai dato alcuna possibilità. Nessuno, all’interno della storia men che meno noi, può provare davvero a mettersi nei panni di questo personaggio, motivo per il quale è bene lasciarlo in pace e attendere il momento giusto per scovare uno spiraglio di luce.

Lasciate dunque in pace Mercoledì Addams se la vostra intenzione è quella di vedere il solito percorso narrativo già visto in altre produzioni. Mercoledì non è Ted Mosby, non è Jessica Day, e non è neanche BoJack Horseman. Non è nulla delle cose che avete accuratamente guardato in questi anni, e non è nulla che i personaggi della serie abbiano mai incontrato durante la loro vita. Mercoledì è diversa perché non aveva mai sperimentato ciò che per tutti noi è naturale: i rapporti umani. Quelli che aveva intrattenuto fino a quel momento erano soltanto dettati dal grado di parentela, e non dalla possibilità di scegliere chi avere accanto. Una volta giunta nella nuova scuola Mercoledì ha imparato questa lezione, radunando intorno a sé un numero di persone in cui, come la normalità racconta, non poteva non esserci anche una delusione. Perché Mercoledì ha finalmente conosciuto la parte della vita in cui nulla viene risparmiato, quella parte in cui il bene e il male fanno a turno privandoci di quell’equilibrio che ci permette di rimanere saldi nonostante tutto.

Mercoledì Addams non è un fenomeno da baraccone o un animale da circo da scrutare per vedere che cosa combinerà. E’ un’eroina dalla complessa emotività che merita tutto il diritto d’esser lasciata in pace mentre, con attenzione e angoscia, scopre che le cose spaventose della sua esistenza hanno ben poco a che fare con i ragni o con i fantasmi. La sua vera paura sono i legami ma, ancor di più, la consapevolezza di poter avvertire la sensazione di terrore. Credeva di essere invulnerabile, e alla fine ha scoperto ciò che noi sapevamo già da tempo: nessuno lo è. Neanche Mercoledì Addams.

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