La complessità narrativa, tecnica e tematica in Westworld può funzionare solo grazie a una cura maniacale dei dettagli e nascondendo in cose apparentemente ordinarie verità e riferimenti importantissimi. E il prodotto della HBO (disponibile in Italia su Sky e Now) lo fa in maniera egregia, riuscendo in questo modo a raggiungere la grandezza. Ad esempio, sapete che il costo del parco è di 40mila dollari al giorno e 280mila a settimana? Che, tra parentesi, sarebbe più di un viaggio spaziale commerciale. Oppure che Ford tiene dietro la sua scrivania le teste di Dolores e Teddy, i suoi host preferiti? O ancora, che il negozio di abbigliamento dove vanno Dolores e Caleb prende il nome dal neuroscienziato che ha contribuito a creare la cosa più simile che abbiamo dell’Intelligenza Artificiale?
E sono solo tre di quella massa di suggerimenti, metafore, significati, citazioni, nomi e rimandi presenti in Westworld. Anche se è impossibile trovarli tutte, siamo riusciti a individuarne 15. Non ci resta che vederli insieme.
1) Il logo di Westworld
Uno dei migliori colpi di scena della prima stagione è rappresentato dalle due linee temporali in cui si svolgono gli eventi. Qualcuno, però, poteva già averlo compreso attraverso un piccolo e apparentemente insignificante dettaglio, difficile da notare. Si tratta del logo del parco, che cambia a seconda dell’epoca in cui è ambientata la serie HBO. Se ne compare uno dall’aspetto retrò anni ’70, come quello visto quando Angela introduce William nel parco, allora siamo nel passato. Se invece c’è una W elegante e tondeggiante, uguale a quella che fa da sfondo a Lee Sizemore, mentre mostra la sua nuova narrativa nel secondo episodio, allora siamo nel presente dello show. Una curiosità su questa trama: Ford la bocciò, riutilizzando però gli host creati per l’occasione nel suo apocalittico racconto.
2) Il pianoforte del Mariposa
La musica è molto importante in Westworld e, nelle varie scene al Mariposa, i piaceri violenti sono interrotti dal rilassante suono del pianoforte, automatizzato come ogni cosa nel parco; tuttavia, le melodie suonate sono familiari a un orecchio attento. Infatti, sentiamo canzoni come Paint it Black dei Rolling Stones, Black Hole Sun dei Soundgarden e No Surprises dei Radiohead. Fu Nolan stesso, in un’intervista passata, a spiegare le ragioni di questa scelta: secondo il regista, la musica contemporanea è potente perché tutti ci entrano in relazione, crea un’attaccamento emotivo al mondo moderno e riassume con poco un sentimento o un’idea.
C’è, però, un altro dettaglio interessante riguardante quello strumento. Quando Logan, Bernard e Dolores sono dentro la Forgia, vedono un braccio robotico intento a scrivere le parole di James Delos nel libro che reca il suo nome; il contenuto di quest’ultimo ricalca esattamente le linee di musica suonate dal piano del Mariposa.
3) La musica e il cinema
Nell’episodio Genre Caleb sperimenta diversi generi cinematografici nel suo trip mentale, evocati attraverso la musica. Sentiamo Ride of the Valkyries di Wagner, presente nella sequenza dell’attacco in elicottero di Apocalypse Now, mentre nella parte horror del viaggio di Caleb si alza la minacciosa colonna sonora di Shining. Risuona poi il tema di Love Story durante la sequenza romantica e, infine, Nightclubbing di Iggy Pop che venne utilizzata all’interno di Trainspotting.
Ma i riferimenti cinematografici non finiscono qui nella serie tv HBO.
Due esempi li abbiamo nella terza stagione: il finale è simile a quello di Fight Club, con Caleb e Maeve che guardano la città distrutta dalle bombe; nel pilot, invece, quando un ragazzo cerca di riprendere il controllo della sua casa dall’hackeraggio di Dolores, il sistema risponde come l’IA di 2001: Odissea nello spazio, dicendo: “Ho paura di non poterlo fare”. La spiaggia del parco ricorda quella del Pianeta delle scimmie; mentre lo Shogun è ispirato ai Sette Samurai di Kurosawa. La città western è quella de I Magnifici Sette, la narrativa di Sizemore richiama nel titolo Il fiume rosso di Hawks e ci sono tanti rimandi a Sergio Leone: ad esempio, il nome Man in Black ricalca il Man with no Name di Eastwood nella trilogia del Dollaro e Sweetwater è un diretto riferimento a C’era una volta il West (disponibile anch’esso su Sky e Now).
4) Game of Thrones in Westworld
Tutti abbiamo notato il cameo di Drogon nella terza stagione di Westworld. Solo alcuni, però, si sono resi conto che i tecnici nella stanza erano gli sceneggiatori di Game of Thrones, David Benioff e DB Weiss. Pochissimi hanno colto quello che dicevano: c’era un possibile acquirente per Drogon in Costa Rica. Queste parole non solo ci portano a credere che Westeros sia uno dei parchi della Delos, ma che l’Isla Nublar di Jurassic Park – che si trova, guardate un po’, in Costa Rica – esista nello stesso mondo. Ed è plausibile, dato che l’autore del film originale di Westworld e del romanzo di Jurassic Park è il solito (Michael Crichton). C’è pure una citazione diretta: Felix pronuncia la stessa frase di John Hammond (“Come on, little one”) di fronte alla nascita di una nuova creatura.
Precedentemente c’erano stati altri due riferimenti al grande successo della HBO. La spilla di Logan somigliava fin troppo a quella del Primo Cavaliere indossata spesso da Tyrion Lannister. Nella seconda stagione, all’interno della Forgia, è possibile vedere un astrolabio identico a quello nella sigla della serie di Martin, presente su Sky e Now.
5) Alice nel paese delle meraviglie
È abbastanza chiaro che una delle ispirazioni per Dolores venga da Alice nel paese delle meraviglie. L’host sembra progettata per assomigliare ad Alice con i suoi capelli biondi, il caratteristico vestito blu, l’intera trama del non distinguere la realtà dal sogno e del risveglio in un mondo surreale. Ma ci sono pure dei rimandi diretti al libro di Carroll. Nel settimo episodio Bernard ne legge un estratto al figlio; nel terzo è l’uomo – o meglio, la sua versione umana Arnold – che si fa leggere un passo da Dolores, molto significativo per lei:
“Povera me! Come ogni cosa è strana oggi! Pure ieri le cose andavano secondo il loro solito. Non mi meraviglierei se stanotte fossi stata cambiata!”
La cosa, poi, è ancora più interessante quando scopriamo che lo stesso passaggio è letto da Jack al figlio di Claire in Lost. E noi alle coincidenze crediamo poco.
6) Le altre citazioni letterarie in Westworld
“La vita o la morte di un uomo non sarebbero che un piccolo prezzo da pagare in cambio della conoscenza che cerco, del dominio che potrei acquisire”: con un passo tratto da Frankenstein di Shelley, Ford giustifica la morte di Theresa. Non solo ci fa capire le sue tendenze nichiliste, ma anche che tra il dottor Frankenstein e lui c’è più di una somiglianza. Ciò è esemplificato dai minuti prima dell’uccisione di Theresa, dove Ford è alle prese con la creazione di un nuovo host. Sempre in quella scena, l’uomo ricorre all’Amleto per indicare il fatto che gli umani (in questo caso Theresa), a differenza dei robot, non possono rinascere dopo la morte: “E in quel sonno di morte, quali sogni possano venire?”.
Non è la prima volta che sentiamo Shakespeare, dato che la serie tv HBO ne è piena. Peter Abernathy cita Re Lear, Enrico IV e La tempesta nel suo monologo; tuttavia, quella più immediata proviene da Romeo e Giulietta e permette agli host di ricordare o innescare nuove narrative (come Wyatt per Dolores): “Queste gioie violente hanno violenta fine”.
Mentre alcuni romanzi di Philip K Dick riecheggiano nelle visioni degli host, Bernard e Ford si chiamano come i personaggi di Brave New World di Huxley e le tre leggi della robotica di Asimov vengono ribaltate, i criminali Ash e Giggles dimostrano di essere più intelligenti di come Rehoboam li considera, citando ad esempio il protagonista de Il principe e il povero di Mark Twain.
7) Delos e la mitologia greca
Non è un caso la scelta del nome Delos. Così si chiama l’isola greca in cui, dopo mille peripezie dovute a Era e al serpente Pitone, Latona fece nascere Artemide e Apollo. Essendo un luogo sacro, il tiranno Tucidide introdusse la legge secondo cui è illegale morire o partorire nell’isola. Un po’ come in Westworld (almeno per la prima stagione) dove i visitatori non potevano essere uccisi dagli host e quest’ultimi non morivano mai perché continuamente riavviati.
Se per le due divinità è complicato trovare un collegamento non forzato, i riferimenti ai serpenti sono ovunque. Ford ne incanta uno, Armistice ha un tatuaggio che raffigura l’animale e il labirinto tanto cercato da William si trova là “dove i serpenti depongono le uova”. Oltre a essere un simbolo di saggezza e delle cose non visibili sulla superficie, rimanda all’Uroboro, il serpente che si mangia la coda, a rappresentare la ripetizione e l’immortalità dei robot. Inoltre, il labirinto potrebbe essere un richiamo al mito del Minotauro, avvalorata in parte dalla presenza dall’uomo con una maschera simile che attacca Teddy e William.
8) Le mosche e le gazzelle
Le mosche giocano un ruolo importante in Westworld: simboleggiano l’imminente distruzione che sta per arrivare nel parco e i segni del malfunzionamento degli host.
In generale, nessun robot dovrebbe avere delle reazioni quando questi insetti si posano su di loro ma, alla fine del pilot, Dolores ne uccide una. Ecco che sta iniziando a risvegliarsi, perché altrimenti non avrebbe potuto compiere un gesto simile, dato che non può ferire un essere vivente. Dello stesso significato è quella che compare nella terza stagione, durante la conversazione tra Serac e il presidente brasiliano Filo. L’insetto rappresenta il “malfunzionamento” di quest’ultimo nel non volersi allineare alle richieste di Serac; tuttavia, non riuscendo a ucciderlo, dimostra di essere troppo debole per ribellarsi al suo creatore politico.
Nella 3×04 c’è un altro animale significativo. Nell’incontro tra Serac e Maeve viene inquadrato il soffitto, affrescato con delle gazzelle. Esse incarnano l’animale di Maeve: lei, costantemente sottovalutata, si è trovata spesso in pericolo, ma ha sempre usato il suo ingegno per sfuggire al cacciatore di turno. Esattamente come una gazzella.
9) Il mondo reale non è tanto diverso da Westworld
L’immagine del labirinto percorre tutta la serie tv su Sky e Now; uno schema che cambia quando gli host lo completano: nel pilot, infatti, l’omino al centro ha le braccia distese, mentre il puzzle finale mostra uno dei due bracci che tocca la testa.
Nella terza stagione, però, ne appaiono parecchi anche nel mondo reale. Un esempio è il graffito nel vicolo in cui passano Charlotte e il figlio. In questo modo lo show HBO vuole rafforzare l’idea che gli esseri umani non siano tanto differenti dagli host e, dunque, devono anch’essi essere svegliati dai loop che ripetono inconsapevolmente e dalla vita fasulla in cui sono rinchiusi. Ciò è confermato dall’immagine degli occhi, perché Rehoboam li osserva sempre; dalle strutture in cui Serac rinchiude i pericolosi, che ricordano sinistramente i laboratori della Delos; infine, dal primo incontro che abbiamo con Caleb: le inquadrature di lui che si sveglia e affronta la giornata richiamano quelle di Dolores nella prima stagione.
10) Charlotte è Dolores
Ormai abbiamo imparato che i personaggi della serie in streaming su Sky e Now non sono mai quello che sembrano, compresa Charlotte. La sua vera identità era sotto il nostro naso, attraverso le molteplici immagini speculari collegate a lei e a Dolores. Poco prima che si ribelli, invece, vediamo una di quelle figure rispecchiate da sola, prefigurando così la sua indipendenza. C’è un indizio anche nella scena in cui Charlotte rade William, che richiama il momento della prima stagione in cui l’uomo costringe Dolores a farlo. Non solo le due donne sono la stessa persona, ma il potere tra l’host e Man in Black è cambiato: è lei a essere vestita di nero e, dunque, in controllo.
Un cambiamento visibile anche quando Dolores cade nelle braccia di Caleb, come successe nella prima stagione con William. Se però in quest’ultimo caso era una damigella in pericolo da salvare, con Caleb ha imparato a usare questo stereotipo per manipolare.
11) L’importanza dei costumi in Westworld
È attraverso i costumi che ci viene fornito l’indizio più importante sull’identità del Man in Black nello show su Sky e Now. Inizialmente dà una lunga occhiata ai cappelli neri (che rappresentano i cattivi) prima di sceglierne uno bianco (i buoni). Nel corso degli episodi, il cappello viene contaminato da colori sempre più scuri, fino a diventare nero, e la sua camicia da marrone si colora di grigio, simbolo della sua etica sempre più ambigua. E il suo riconoscere Angela non è così rilevante finché non realizziamo la (prima) verità su di lui.
Nella stagione iniziale, poi, sono presenti degli abiti anacronistici per l’epoca western, il che però funziona all’interno dello spettacolo HBO. Ad esempio, Logan si tira su la zip dei pantaloni da cowboy, ma è qualcosa che sarebbe stata inventata solo dopo il 1893. Se consideriamo che sono vestiti nuovi, ma destinati a sembrare come se provenissero dal passato, la cerniera ha senso. Senza contare che sono gli abiti moderni della foto di sua sorella a provocare un malfunzionamento in Peter.
12) Bernard e gli anagrammi
In un perfetto colpo di scena alla Lord Voldemort/Tom Marvolo Riddle, Bernard Lowe non solo è un host, ma l’anagramma del suo nome è Arnold Weber; il che significa che sono la stessa persona. Westworld è stata brava a distrarci perché tanti erano gli indizi a riguardo: porte mancanti, luci che si accendono solo con la presenza di umani, la targa nel flashback di Dolores, la foto di Ford più giovane con un uomo che poi si è rivelato essere il padre e non il socio (che doveva farci scattare un campanello d’allarme), infine la moglie di Bernard. Durante una videochiamata con lei, lo schermo lampeggia rapidamente e mostra la faccia di Ford per un istante; successivamente viene rivelato che è quest’ultimo a dare la voce a Lauren per far credere a Bernard di essere umano.
Anche il nome che usa nel mondo reale è un anagramma: Armand Delgado è “Damaged Arnold”. Potrebbe essere il modo in cui Bernard si percepisce o il fatto che possiede i ricordi di Arnold. Del resto, la sua perla è l’unica sfumata di rosso (sono quelle per gli umani), a differenza delle cinque nere (quelle per gli host) di Dolores, a significare che in lui coesistono due coscienze.
13) Nomi infernali
Considerando che Ford stava progettando la distruzione della Delos, è plausibile che alcuni nomi dei personaggi rimandino all’Apocalisse, come Teddy Flood e Hector Escaton: il cognome del primo si riferisce al diluvio universale; quello del secondo richiama la parola eschaton che significa fine del mondo. Wyatt è descritto come una pestilenza, che è uno dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse. I riferimenti biblici non finiscono qui. Le varie macchine di Serac si chiamano come i re del testo sacro (Saul, David, Salomone e Roboamo), mentre il titolo della premier della terza stagione, Parce Domine, è un canto quaresimale che in Westworld assume due significati: rappresenta il viaggio nel mondo reale di Dolores, che diventa la Messia degli host; è una supplica di misericordia verso i nuovi dei, ovvero i robot. Inoltre, non è solo Contrappasso a ricordare l’Inferno dantesco, ma l’interno parco lo evoca sinistramente.
14) Logan: ultimo scotch, ultime parole
Ecco un dettaglio difficile da cogliere, ma che dimostra l’attenzione della serie tv su Sky e Now, oltre che la spietatezza e la meticolosità di William. Quest’ultimo, infatti, durante i test di fedeltà a James Delos, gli porta una bottiglia di scotch. Quello che sembra un gesto carino si rivela una crudeltà, dato che è lo stesso che Logan stava bevendo durante l’ultima conversazione con suo padre. Sappiamo, poi, dal viaggio che Bernard e Dolores fanno nella Forgia, che sono state create 18 milioni di versioni di Delos, prima di arrivare a quella giusta. Lì dentro, oltre a una marea di libri che recano i nomi di alcuni personaggi (come Charlotte Hale), si imbattono in una delle copie più aggressive e disturbanti di James, che ripete in continuazione “I’m all the way down”. Queste non sono altro che le ultime parole che Logan ha detto al padre prima di scomparire; il che spiega perché Delos, ogni volta che arriva a quei ricordi, impazzisce.
15) Le missioni di Maeve
Durante il finale della prima stagione, Maeve ha un breve assaggio di libertà quando riesce a salire sul treno per lasciare il parco. In quel momento sentiamo un annuncio che dice che il mezzo partirà tra quindici minuti. Esattamente quelli che mancano alla fine dell’episodio. E non è tutto. Pensiamo che Maeve abbia scelto di scappare di sua volontà, ma l’inquadratura sul tablet di Bernard dice il contrario: Ford ha programmato i passaggi per lei in “Reclutare”, “Fuga”, “Manipolare” e “Infiltrazione nel continente”. È riuscita, però, a guadagnare il libero arbitro quando ha deciso di scendere dal treno, abbandonando la sua missione per cercare la figlia.
Ciò le ha permesso di conoscere altre parti del parco, entrando in contatto con il mondo dello Shogun. E non sarà la prima volta che ha a che fare con l’Oriente. In missione per Serac si imbatte nella Yakuza. La loro distilleria si chiama “Itaidoshin”, termine buddista che significa “molti nel corpo, uno nella mente”. Non solo racchiude l’intera filosofia dello show, ma compare pochi istanti prima della rivelazione che le perle di Dolores sono copie di sé stessa. Straordinario, no?