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7 curiosità su Westworld

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ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Westworld.

HBO è sempre stata la casa di show di qualità, e Westworld è sicuramente uno di questi (qui la nostra guida). Ambientata in un futuro non troppo lontano, la serie di Jonathan Nolan e Lisa Joy ci ha saputo incantare con la poetica storia dei suoi personaggi, fra coscienza, libero arbitrio e le infinite sfumature della natura umana (e androide). Nonostante la terza stagione non sia stata completamente all’altezza delle prime due, Westworld rimane comunque un prodotto intrigante e ricco di spunti interessanti, che speriamo possano continuare a farci riflettere anche nella prossima stagione. Purtroppo dovremo aspettare ancora un po’ prima di poter vedere i nuovi episodi. Dunque, per ingannare l’attesa, abbiamo deciso di andare dietro le quinte dello show e scovare alcune curiosità.

Sapevate che il costo per accedere al Parco ammonta alla modica cifra di 40.000 dollari al giorno? E che dire dello scherzo escogitato da Nolan e Joy per i fan dello show? Consapevoli dei loro tentativi di scoprire dettagli sulla seconda stagione, gli showrunner crearono un trailer che teoricamente avrebbe svelato la trama dell’intera stagione. Tuttavia, il video non mostrava altro se non Evan Rachel Wood e Angela Sarafyan accompagnate da “Never Gonna Give You Up” di Rick Astley, e poi un filmato di 20 minuti di un cane. Inoltre, la prima stagione presenta un paio di easter eggs che si ricollegano a Jurassic Park, scritto da Michael Crichton, regista del film originale di Westworld. Nolan e Joy decisero di omaggiare il regista attraverso alcune battute inserite nello show: quando sta cercando di animare un uccellino robot, Felix Lutz esordisce con “Come on, little one”, la stessa battuta di John Hammond in Jurassic Park quando incoraggia un velociraptor a uscire dal suo guscio. Allo stesso modo, nella 1×10 Dolores sottolinea all’Uomo in Nero come in passato il nostro mondo fosse popolato da bestie grandi quanto le montagne, di cui adesso non rimane altro se non ossa e ambra. Un altro deliberato richiamo al film cult degli anni 90.

Ma i behind the scenes non finiscono qui! Vediamo dunque insieme 7 curiosità su Westworld.

La storia del concepimento di Westworld

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Westworld è basata sull’omonimo film del 1973, che nel 1976 fu seguito dal sequel Futureworld. Nonostante quest’ultimo fosse stato un flop, nel 1980 la CBS decise di riprendere in mano il concept dei film, trasportandolo in una miniserie di 5 episodi: nacque dunque Beyond Westworld, la cui trama si concentrava sul tentativo di John Moore di fermare lo scienziato Simon Quaid dal conquistare il mondo tramite un esercito di androidi. La serie di Jonathan Nolan e Lisa Joy può essere considerata come il proseguimento della storia dei film. Difatti, nella prima stagione è possibile scorgere un collegamento con le pellicole degli anni 70. In un aerea del parco di Westworld, dove si verifica lo smantellamento degli androidi, si può infatti scorgere un globo ai piedi di una scala mobile sul quale campeggia la scritta “Delos“. La stessa scultura con la stessa scritta era presente anche in Futureworld, il che suggerisce che il parco che vediamo nella serie sia stato costruito sopra l’area del vecchio parco abbandonato.

La storia del concepimento della serie è piuttosto tortuosa. Nel 1996, Michael Crichton chiese a J.J. Abrams di scrivere un nuovo film. Tuttavia, Abrams dovette rinunciare perché non riusciva a far funzionare la sceneggiatura come voleva. Nel 2000, il produttore Joel Silver annunciò di star lavorando al remake del film insieme a Richard D’Ovidio, ma anche in questo caso la lavorazione non giunse al termine. Nel 2002 si fece avanti Arnold Schwarzenegger, che stava cercando di creare un remake con l’aiuto degli sceneggiatori John Brancato e Michael Ferris . Ma quando poi l’austriaco fu eletto Governatore della California, dovette farsi da parte. Nel 2005 Tarsem Singh fu annunciato come regista del nuovo adattamento (che fu poi abortito), nel 2007 il film fu offerto a Quentin Tarantino e nel 2008 Billy Ray fu ingaggiato per la nuova sceneggiatura. Si trattò ancora una volta di un buco nell’acqua, ma fortunatamente nel 2013 J.J. Abrams propose a Nolan e Joy di trasformare il film in una serie tv. Una scelta che alla fine si è rivelata vincente.

All’oscuro dell’intera storia

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Nel corso delle stagioni, Westworld ha saputo ingannare gli spettatori con le sue timeline sovrapposte, sconvolgendoci poi con colpi di scena destabilizzanti che hanno ricontestualizzato ciò che avevamo visto precedentemente. Così come il pubblico, anche i vari attori sono stati tenuti all’oscuro di tutta la storia. Difatti, gli showrunner hanno deciso di dare loro solo i dettagli necessari per girare le scene del giorno, così che fossero più presenti e spontanei. Dunque, per gran parte delle riprese il punto di vista degli interpreti è coinciso sostanzialmente con quello degli spettatori, al punto tale che Ed Harris dichiarò in un’intervista di esserci rimasto male quando aveva scoperto che il Labirinto non serviva agli ospiti per arrivare ai livelli più profondi del parco, ma agli androidi per raggiungere la coscienza di sé.

Anche Jeffrey Wright scoprì la verità sul suo personaggio solo nelle fasi finali delle riprese. Nonostante fossero stati seminati diversi indizi, l’attore scoprì che stava interpretando un androide solo nella mattina in cui fu girata la scena del confronto con Ford e Theresa. Tuttavia, c’è un attore che riuscì ad arrivare alla verità prima che gli venisse rivelata. Si tratta di Jimmi Simpson, che grazie a una modifica fatta dal suo make-up artist capì di essere la versione più giovane dell’Uomo in Nero. Ecco che cosa ha dichiarato a Vanity Fair:

Ero con questo incredibile make-up artist, Christian, che stava guardando intensamente la mia faccia. Mi ha fatto sedere sulla sua sedia, mi ha guardato e mi ha detto qualcosa sulle mie sopracciglia: ‘Andrebbe bene se strappassi un paio di peli dalle tue sopracciglia, così da non farle apparire troppo arcate?’

Grazie a questa richiesta, Simpson capì che stavano cercando di farlo assomigliare di più all’Uomo in Nero. L’attore ne parlò poi con Lisa Joy che, con grande sorpresa, non poté che confermare i suoi sospetti.

A Westworld non si può morire

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Una delle regole più importanti di Westworld è che non si può morire, un parametro che si applica sia agli host che agli ospiti. Dopo ogni vita vissuta, gli androidi vengono infatti aggiustati e la loro memoria cancellata, così che possano tornare incolumi nel parco. Dall’altro lato, gli ospiti non possono essere uccisi o feriti dagli host, dal momento che andrebbe contro il loro core code. Il fatto che nel Parco non si possa morire è strettamente legato al nome Delos, la compagnia proprietaria del parco. Delos è infatti anche il nome di un’isola greca diventata famosa nella storia perché, nel V secondo avanti Cristo, fu protagonista di un decreto che proibiva di morire. L’isola era infatti ritenuta sacra e per gli antichi greci non era consentito morire su un terreno consacrato alle divinità. Pensate che nel VI secolo avanti Cristo Pipistrato, tiranno di Atene, aveva ordinato che tutti i cimiteri con vista sul tempio dell’isola fossero rimossi, e con loro anche i corpi sepolti.

La colonna sonora

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La colonna sonora di Westworld è eccezionale e, così come la storia che accompagna, ha saputo emozionare ed entusiasmare gli spettatori. Forse non tutti lo sanno, ma l’autore della soundtrack è lo stesso che si è occupato di quella di Game of Thrones. Stiamo parlando di Ramin Djawadi, artista iraniano che dopo essersi laureato al Berklee College of Music fu notato da Hans Zimmer, che lo ingaggiò per collaborare con la Remote Control Productions. Da quel momento in poi la sua carriera è decollata, e la collaborazione con gli show HBO ne è un perfetto esempio. Per quanto riguarda Westworld, Djawadi si è occupato sia di creare pezzi originali che di adattare canzoni e brani già esistenti. In molte scene di pericolo per esempio vengono suonate una serie di note molto famose nel mondo del western cinematografico, appartenenti al brano di Ennio Morricone Man with a Harmonica” (da C’era una volta il West).

Inoltre, il pianoforte che vediamo a Sweetwater intona canzoni piuttosto famose: The House of the Rising Sun degli Animals, No Surprises dei Radiohead, Something I Can Never Have dei Nine Inch Nails, una versione di Paint it Black dei Rolling Stones riarrangiata da Ennio Morricone. Djawadi ha guardato all’era moderna e ai suoi interpreti (fra i quali bisogna citare anche i Soundgarden, The Cure e Amy Winehouse) e ha riadattato i loro lavori affinché potessero raccontare un mondo passato. Una scelta che ha enfatizzato ancora di più il contrasto fra la modernità del mondo reale e l’ambientazione storica del Parco. Inoltre, dal punto di vista tematico, sono stati scelti brani che potessero in qualche modo parlare dell’intelligenza artificiale e della clonazione, così come del terribile senso di déjà-vu vissuto dagli host.

Jonathan Nolan si è lasciato ispirare da Blade Runner e il mondo dei videogiochi

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Attraverso la loro intricata scrittura, Jonathan Nolan e Lisa Joy sono stati in grado di spingere lo spettatore a riflettere sul libero arbitrio e la natura della coscienza umana e androide, sfruttando soluzioni narrative e temi che si sono dimostrati decisamente attuali. Per farlo, Nolan ha tratto ispirazione da Blade Runner, pellicola fantascientifica del 1982 ambientata in una Los Angeles distopica del 2019. Il regista ha infatti descritto la serie come il prossimo capitolo della storia dell’umanità, nel quale gli esseri umani smetteranno di essere i protagonisti a favore di nuove forme di intelligenza, permeando dunque la sua creazione con lo stesso sentimento che circonda il film di Ridley Scott.

Ma al di là di Blade Runner, sono tante le fonti che hanno ispirato Nolan: la cittadina di Sweetwater all’ingresso del parco è un riferimento alla fattoria di C’era una volta il West, il suo film western preferito. Il nome Dolores deriva invece dal culto spagnolo della Madonna, conosciuta come la “Virgen de los Dolores“. Il modo in cui gli ospiti vivono l’esperienza del parco è invece un riferimento al mondo dei videogiochi. Una volta arrivati a Westworld, gli ospiti hanno infatti la possibilità di scegliere il proprio personaggio, vestirlo come preferiscono e poi entrare in un mondo potenzialmente infinito in cui affrontare avventure di diverso tipo e difficoltà. Costruito nei minimi dettagli, il Parco fornisce dunque un’esperienza che non può che ricordarci quella dei giochi di ruolo, nei quali non solo è possibile seguire numerose storyline o quest secondarie ma anche ottenere upgrade del proprio personaggio ed equipaggiamento.

Il cast poteva essere diverso

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La storia e i temi esplorati in Westworld sono sicuramente due dei motivi principali per cui vale la pena guardare la serie. Tuttavia, lo show non sarebbe stato lo stesso senza l’eccezionale cast scelto per questo racconto fantascientifico. Da Evan Rachel Wood e Thandie Newton fino a Jeffrey Wright e l’immenso Anthony Hopkins, i vari interpreti hanno saputo vestire i panni dei loro personaggi alla perfezione, riuscendo a mostrare tutte le loro sfumature e complessità. Tuttavia, prima che il cast venisse definito, anche altri professionisti del settore erano stati presi in considerazione. Inizialmente, la produzione aveva infatti pensato a Clint Eastwood per l’Uomo in Nero, ruolo che poi è andato all’altrettanto talentoso Ed Harris. Allo stesso modo, Gary Oldman era stato considerato per vestire i panni di Bernard, mentre Max Von Sydow e Christopher Plummer avrebbero potuto interpretare l’enigmatico e affascinante Robert Ford.

L’incidente di Ben Barnes

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Logan Delos è stato un personaggio fondamentale nella storyline di William nella prima stagione di Westworld. Edonistico e arrogante, l’uomo incarna il lato oscuro degli ospiti che visitano il Parco: difatti, nel corso degli episodi non si farà mai problemi ad abusare degli host. Convinto di essere di fronte a meri oggetti progettati per assecondare i suoi desideri, cercherà più volte di spingere il suo futuro cognato a lasciarsi andare, ricorrendo sempre a metodi terribili. Originariamente, il personaggio doveva essere interpretato da Eion Bailey, che però poi dovette ritirarsi a causa di altri impegni lavorativi, venendo sostituito così da Ben Barnes. L’attore inglese si è rivelato perfetto per la parte, ma forse non tutti sanno che durante il primo giorno di riprese si ruppe un piede. Per paura di perdere il lavoro, decise di non dire a nessuno dell’infortunio. Tuttavia, la frattura non gli permetteva di camminare normalmente, ed è così che ha deciso di aggiungere un’andatura zoppicante al personaggio, nel tentativo di dargli un’aura da cowboy. Una volta presa questa direzione, Barnes ha dovuto continuare a zoppicare per tutta la durata delle riprese, facendo passare le conseguenze di sfortunato incidente per una deliberata scelta artistica.

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