Di serie tv ne abbiamo viste tante, ma solo alcune di esse hanno inciso un segno profondo nelle nostre vite e nei nostri cuori. A prescindere dal genere specifico in cui vengono catalogate, ci sono dei momenti in cui entriamo davvero in contatto con i personaggi e con la vera essenza della serie (come accade con il meraviglioso monologo del Dr. Ford in Westworld).
Questi sono i momenti che elevano un prodotto televisivo alla purezza della poesia. A volte si tratta si semplici sguardi, silenzi, frammenti di emozioni cristallizzati in un fotogramma, altre volte il veicolo di queste emozioni è un monologo. Un flusso di parole a cuore aperto che esplode lasciando defluire sentimenti repressi o emozioni lasciate inespresse.
Questo articolo si pone l’ambizioso scopo di compendiare in una classifica i monologhi più toccanti e intensi nella storia delle serie tv.
10) Nell’ora incerta prima del mattino (Vikings 4×14)
Vikings è una serie tv che, al di là delle razzie e delle battaglie cruente, porta in scena la dicotomia tra i vichinghi e le popolazioni inglesi di influenza romanistica. Da un lato il paganesimo, dall’altro il cristianesimo.
Due realtà tanto diverse quanto simili. Non si tratta semplicemente di barbarie e civiltà. Siamo tutti barbari a modo nostro, cambia la forma ma non la sostanza. Così, troviamo ai lati opposti della scacchiera Re Ecbert (qui potete scoprire la sua vera storia) e Ragnar Lothbrok. Una partita entusiasmante tra due leader scaltri e ambiziosi, un’inimicizia che cela reciproca stima nonostante la loro vita sia guerra insaziabile.
Approdiamo alla 4×14 di Vikings con Re Ecbert assorto nella preghiera. Si tratta di una scena insolita considerando che la religione per lui non è altro che una maschera, uno strumento di manipolazione. Uomini come Ragnar e come Ecbert prendono in considerazione un dio solo per superarlo e spodestarlo. Ruota tutto intorno al potere.
Nella sua preghiera il re si rende conto che il potere è stato il cardine della sua vita, non se ne pente anzi conferma di essere disposto a tutto per raggiungerlo. Una manciata di parole immerse tra il sacro e il profano che, coadiuvate dall’eccellente colonna sonora caratteristica della serie, rispecchiano l’essenza e la gloria di Vikings.
9) Nostalgia (Mad Men 1×13)
Nel presentare la nuova campagna pubblicitaria “Il Carosello” per il nuovo proiettore di diapositive della Kodak, il misterioso Don Draper ci parla della nostalgia. Spesso si tende a pensare che un prodotto per attirare clienti debba essere impreziosito dallo scintillio della novità. Non è sempre così.
“Nostalgia” significa letteralmente il dolore proveniente da una vecchia ferita. È una fitta nel profondo del cuore. Molto più potente della memoria in sé. Questo aggeggio non è una navicella spaziale, è una macchina del tempo. Va avanti e indietro. Ci porta in un luogo dove moriamo dalla voglia di ritornare. Non si chiama “ruota”, si chiama “giostra”. Ci fa viaggiare nel modo in cui viaggiano i bambini. Gira e rigira, e poi di nuovo a casa. In un posto dove sappiamo di essere amati.
Il fascino di Don Draper deve molto all’aura di mistero intorno alla sua persona e al suo passato. Attraverso questo monologo e alcune vecchie foto riusciamo a intravedere squarci di quell’anima complessa e cullati dal suono della sua voce ci sembra quasi di sentire l’odore delle lenzuola di casa, del buon cibo la domenica mattina e il tepore di un pranzo in famiglia. La nostalgia crea un legame tanto profondo quanto delicato. Tutti vendono la novità, tutti vendono il nuovo ma nessuno vende la Nostalgia.
8) Lebenslangerschicksalsschatz
(How I Met Your Mother 8×01)
Siamo alla prima puntata dell’ottava stagione di How I Met Your Mother. Ted è sulla banchina del treno a Farhampton insieme a Klaus, l’uomo che avrebbe dovuto sposare Victoria se non fossero entrambi scappati via dal loro matrimonio.
Klaus spiega a Ted il motivo della sua scelta con un monologo che è passato alla storia per la sua dolcezza e incisività. Victoria, infatti, è il suo beinaheleidenschaftsgegenstand, quella cosa che si avvicina all’amore, ci lascia pensare che lo sia ma è solo un’illusione. È quasi quello che vuoi ma non esattamente.
Ognuno nella propria vita dovrebbe aspettare il proprio lebenslangerschicksalsschatz, il regalo del destino di una vita. How I Met Your Mother ci insegna proprio il valore del saper attendere senza fretta.
Perché il lebenslangerschicksalsschatz non si sviluppa con il tempo, si crea all’istante.
È una sensazione che ti attraversa impetuosa come il corso di un fiume che ti riempie e ti svuota allo stesso tempo. La percepisci in tutto il corpo.
Non sappiamo né quando né dove troveremo la nostra anima gemella, magari saremo fortunati come Marshall con la sua Lily o dovremmo attraversare mille tempeste come Ted. Ma lì fuori tra mille ombrelli neri potremmo tutti trovare l’ombrello giallo che cela il nostro personale lebenslangerschicksalsschatz.
7) L’Anarchia secondo Emma Goldman (Sons of Anarchy 1×04)
Anarchia significa liberazione della mente umana dal dominio della religione, liberazione del corpo umano dal dominio della proprietà, liberazione dalle catene e dalle restrizioni del governo. Significa un ordine sociale basato sulla libera associazione degli individui
Sons of Anarchy è una serie tv che ruota intorno ai concetti di libertà e anarchia. Per John Teller la libertà è sacrificio e dolore: molti aspirano alla stessa ma pochi sono disposti a patirne le sofferenze.
Le persone pensano solo di volere la libertà, in realtà agognano la schiavitù dell’ordine sociale, leggi rigide, materialismo. L’unica libertà che l’uomo desidera è la libertà di stare bene.
Sons of Anarchy veste il dramma shakespeariano con giacche di pelle e rombo di motori. Sacrificio e dolore sono i mezzi per raggiungere un ideale che si rivelerà allo stesso tempo utopia e monito. Anche i figli dell’anarchia, infatti, sono legati indissolubilmente al loro destino fatto di morte e sangue. La libertà nella sua essenza più pura consta nello spezzare le catene precostituite, sacrificare se stessi e il proprio benessere per un bene superiore.
Jax si ritrova a leggere queste parole quando versava ancora nell’ingenuità, solo all’inizio del suo percorso di decadenza che raggiungerà il culmine con una presa di coscienza e un atto di generosità volto a suggellare il più alto significato di libertà.
6) L’intelletto umano come piuma di pavone (Westworld 1×07)
Il Dr. Ford è il cinico creatore di Westworld. È un profondo conoscitore della natura umana, al punto da tramutarsi in burattinaio delle trame della natura. Nella 1×07 di Westworld ci delizia confezionando un monologo tanto sontuoso quanto sprezzante.
Una volta ho letto di una teoria secondo cui l’intelletto umano è simile alle piume di pavone. È solo una dimostrazione di stravaganza pensata per attrarre un compagno. Tutta l’arte, la letteratura, un po’ di Mozart, William Shakespeare, Michelangelo, l’Empire State Building sono solo un elaborato rituale di accoppiamento. Forse non importa che abbiamo ottenuto così tanto per la più basilare delle ragioni. Ma d’altronde il pavone è a malapena in grado di volare. Vive per terra beccando insetti dal fango consolandosi con la sua enorme bellezza.
L’uomo è visto come un essere misero incapace di spiccare il volo, l’arte viene sminuita con leggiadro cinismo. Sull’altro piatto della bilancia troviamo gli host, protagonisti di Westworld, che non soffrono la debolezza della vanità o la precarietà della paura.
Theresa Cullen in questa puntata di Westworld intende dimostrare la pericolosità degli androidi.
A quel punto il Dr. Ford attraverso l’ondeggiare calmo delle sue parole rende palese la certezza di avere tutto sotto controllo. Una scena di Westworld che è al contempo una lezione di scrittura e di recitazione, grazie anche a un Anthony Hopkins magistrale.
5) Live together, Die alone (Lost 1×05)
Ritrovarsi su un’isola misteriosa con un gruppo di sconosciuti non è semplice. Ognuno tende a voler prevalere sull’altro, l’individualismo prende il sopravvento alla ricerca spasmodica della salvezza. Ma Lost non è una serie che parla di sopravvivenza. Oscar Wilde diceva “vivere è la cosa più rara al mondo, la maggior parte esiste e nulla più“.
Ebbene, con Lost analizziamo proprio questa differenza, il passaggio da un’esistenza travagliata e smarrita alla vita vera e densa. In poche parole Jack riesce a conglomerare la reale essenza di una serie che intreccia vita e morte in un viaggio per ritrovare l’altro e ritrovare se stessi.
Così, un gruppo di sconosciuti terrorizzati inizia a comprendere l’importanza del vivere sociale. Proprio loro che prima dell’incidente erano così avulsi dalla società. Si incamminano tutti verso un processo di guarigione attraverso il quale la perdizione diventa meta e l’individualismo si tramuta in generosità verso l’altro.
4) Free Churro (BoJack Horseman 5×06)
In Free Churro, BoJack deve fronteggiare il lutto della madre, deceduta a seguito di un periodo di demenza senile. BoJack inizia il suo viaggio nel tempo inseguendo ricordi lontani che risalgono alla sua infanzia e che precedono la sigla per giungere poi al monologo vero e proprio.
Assistiamo a un elogio funebre che rispecchia a pieno lo stile del protagonista, iniziando da un aneddoto che si mescola con il flusso arzigogolato dei suoi pensieri. Attraverso questo fluire di parole emerge l’essenza stessa di BoJack, a metà tra la poesia e il black humor.
Oggi posso davvero permettermi di sentirmi di m***a, oggi ho una buona ragione, così le ho detto «Beh, mia madre è morta».
Mai nessuno ti dice che quando muore tua madre ti danno un free churro.
Lui non ha aneddoti felici da raccontare sulla madre, così ricorre alla recitazione: quella finzione mascherata che costituisce il caposaldo della sua vita. La regia è minimalista, le immagini statiche affinché emerga con maggiore chiarezza il protagonista della storia: BoJack, che racconta se stesso attraverso un elogio funebre introspettivo e intimo.
3) Il Mio Finale (Scrubs 8×19)
Concludere in modo consono una serie tv è un compito difficilissimo. Scrubs riesce nell’intento (prendiamo in considerazione l’ottava stagione). JD è un sognatore, ma anche i sognatori prima o poi devono tornare con i piedi per terra. Tutto finisce tra i fantasmi e i ricordi del passato, mentre lui passeggia circondato dai volti che hanno popolato i corridoi del Sacro Cuore in quegli otto lunghi anni.
E anche se mi dava una sensazione di calore e sicurezza, sapevo che doveva finire.
Non è mai un bene vivere nel passato troppo a lungo.
Per quanto riguarda il futuro, grazie a Dan, non faceva più così paura…
Poteva essere qualsiasi cosa io volessi.
Rivive il passato con affetto e nostalgia ma una volta chiusa quella porta il suo sguardo è diretto verso un nuovo orizzonte: il futuro. JD ha varcato quella porta da ragazzino ingenuo e inesperto per poi uscirne otto anni dopo con una maggiore consapevolezza della vita. Poche parole che riassumono a pieno la grandezza di JD, che dietro il sorriso spensierato nasconde un’anima gentile sempre attenta al prossimo. Un personaggio che ha saputo assorbire il meglio da tutte le persone che ha incrociato in quel reticolo di corridoi. Un finale che rappresenta un nuovo inizio.
2) La confessione di Tyrion (Game of Thrones 4×06)
Tyrion Lannister non si è mai arreso, ha recepito in sequenza tutti i colpi della vita senza mai piegarsi agli stessi con una sempre rinnovata forza di andare avanti per la sua strada e forse per questo è uno dei personaggi più amati di Game of Thrones.
Quello in questione è un monologo intenso e sferzante. Ci troviamo al processo per l’omicidio di Joffrey Baratheon, processo che vede come unico imputato lo stesso Tyrion. Il folletto si ritrova da solo di fronte a una famiglia che lo disprezza e al tradimento della donna che credeva di amare.
Così si erge ad avvocato di se stesso elencando nella sua arringa le colpe della sua vita.
Sono colpevole di un crimine più truce ed empio: essere un nano, la mia colpa è questa. Sono sotto processo per questo dal primo vagito che ho fatto.
I volti ipocriti che lo circondano si pietrificano nell’udire queste parole feroci e ricolme di rabbia. Tyrion il folletto non può ottenere giustizia, non in quel tribunale iniquo perciò si appella al volere degli dei, richiedendo un processo per combattimento.
1) I Am The One Who Knocks (Breaking Bad 4×06)
In prima posizione non poteva non esserci un monologo che ha fatto la storia. Talmente iconico da aver travalicato i confini stessi della serie, un momento che segna l’effettiva e irreversibile trasformazione di Walter White in Heisenberg. L’uomo che nel primo episodio veniva deriso perché troppo mansueto.
Tutto è al limite della perfezione. Dall’interpretazione di Bryan Cranston che attorciglia il volto di Walter White fino a disegnare sul suo volto l’ombra inquietante di Heisenberg. La scrittura si basa su un climax ascendente brutale mentre la fotografia è diretta e cruda come per sottolineare l’avvento implacabile del Male. Anche in questo caso, come in quello precedentemente analizzato con Westworld emerge chiaramente l’elevata caratura tecnica della serie.
La paura della morte interviene come una bomba a orologeria facendo esplodere la furia inarrestabile e insaziabile di Heisenberg. Il mansueto diventa incarnazione del pericolo. Il quotidiano annega nel diabolico. Walter White ha vissuto un’esistenza di tolleranza, evitando ogni tipologia di confronto, ogni sopruso veniva semplicemente dimenticato e mai affrontato. Walter White si richiudeva dietro il portone della sua esistenza sperando che nessuno mai venisse a bussare, quando però a bussare è la morte stessa decide di spalancare quel portone e iniziare la sua personale sfida con la stessa.
I’m not in danger, I am The Danger!