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What We Do in the Shadows: quando i vampiri incontrano il caos

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Fin da quando Bram Stoker ha dato alle stampe il suo Dracula nel 1897, la figura del vampiro ha assunto un ruolo sempre più centrale all’interno della cultura popolare occidentale, tanto da diventare protagonista di opere di ogni tipo, dal teatro al cinema, dalla letteratura alla televisione, in un proliferare di rappresentazioni e declinazioni tali da regalare al più temibile dei mostri una miriade di identità differenti. Nel corso dei decenni siamo passati dal terrificante Conte Dracula di Stoker agli scintillanti vampiri vegetariani di Twilight, dalle migliaia di film horror con protagonisti spaventose creature succhiasangue agli aitanti fratelli Salvatore di The Vampire Diaries, passando per veri e propri cult della storia del cinema e della televisione come Intervista col Vampiro, True Blood e quel capolavoro anni Novanta che è il Dracula di Bram Stoker diretto da Francis Ford Coppola. E sebbene il fascino delle creature della notte sembri non avere più la stessa presa che aveva quando Robert Pattinson e Ian Somerhalder prestavano i loro sguardi tormentati e i loro addominali scolpiti alle causa delle moderne rappresentazioni dei vampiri, sembra proprio che la loro attrattiva sia destinata a durare ancora a lungo, come dimostra l’imminente uscita della serie tv Vampire Academy (di cui è showrunner niente di meno che Julie Plec, colei che ha dato vita all’universo televisivo di The Vampire Diaries). Eppure, in una cultura popolare in cui i vampiri sembrano poter essere rappresentati soltanto come protagonisti di terrificanti film horror o come interessi amorosi di adolescenti in preda agli ormoni, ecco che le geniali menti di Taika Waititi e Jemaine Clement hanno deciso di fare qualcosa di diverso, creando l’irresistibile universo di What We Do in the Shadows.

What We Do in the Shadows
What We Do in the Shadows (640×360)

Inaugurato con il film mockumentary del 2014 Vita da Vampiro, un piccolo cult dal successo inaspettato che ha segnato la nascita della stella di Waititi, quello di What We Do in the Shadows è un universo narrativo nel quale a fare da protagonisti sono una serie di vampiri ben diversi da quelli che il pubblico è abituato a incontrare. All’apparenza spietati e senza alcuna morale, le somiglianze delle creature della notte di Clement e Waititi con quelle del filone popolare horror finiscono qui, mentre iniziano tutta una serie di caratteristiche folli e talmente caotiche da lasciare spiazzato qualsiasi spettatore. Giunta ormai alla sua quarta stagione, What We Do in the Shadows – prodotta da FX e disponibile in Italia su Disney+ con i suoi primi tre capitoli – è infatti una serie comedy che non racconta le imprese terribili e le conquiste amorose dei suoi protagonisti, quanto piuttosto le loro esilaranti difficoltà nel comprendere come vivere in un mondo che si muove a ritmi decisamente più veloci rispetto a quelli che sono in grado di seguire.

E se vi abbiamo già raccontato perché guardare questa comedy sui vampiri dalla brillante mente di Taika Waititi, ora che la serie è finalmente disponibile su Disney+ sentiamo la necessità di elogiare ancora una volta la follia senza senso che accompagna le avventure di Nadja, Nandor, Laszlo, Colin e Guillermo, tra l’apertura di night club per vampiri, amicizie con gli umani e vani tentativi di capire come funziona una cosa così vile come il denaro.

What We Do in the Shadows (640×360)

Senza mai ripetersi o darsi regole, la horror comedy di Clement e Waititi ha deciso di ridisegnare l’idea che il pubblico ha dei vampiri senza per questo rinnegare la tradizione popolare che li vuole dissoluti e sempre in preda dei propri istinti.

In What We Do in the Shadows, che non a caso abbiamo inserito al primo posto nella classifica delle 5 migliori horror comedy nella storia delle serie tv, a essere centrale è l’idea che creature pluricentenarie abituate a vivere solo di notte e senza mai aver lavorato in vita loro non possono essere in grado di vivere nel mondo moderno, nel quale le esistenze scorrono veloci e mode e usanze cambiano un giorno sì e un giorno no. Nandor, Laszlo e Nadja, i tre vampiri ordinari protagonisti della comedy ora su Disney+, non ammetterebbero mai di non sapere stare al mondo e così, se si esclude il fondamentale aiuto del famiglio Guillermo, si lanciano da soli in avventure ai loro occhi impossibili quali gestire un’attività, iscrivere un bambino a scuola, prendere i mezzi pubblici o tessere amicizie con esseri umani. Il risultato di queste tentate imprese da vampiro moderno è un caos senza fine, che è l’essenza stessa di What We Do in the Shadows e la ragione per cui le serie e la sua comicità funzionano così bene.

What We Do in the Shadows
What We Do in the Shadows (640×360)

Nella follia all’apparenza senza senso che governa le azioni dei Laszlo, Nandor e Nadja troviamo infatti l’esatto opposto della calcolata razionalità spesso associata ai vampiri, che anche nel caso della serie sono in balia dei loro istinti, solo che a differenza delle terrificanti creature a cui siamo abituati non sono materialmente in grado di soddisfarli. Al caos dei tre fanno da geniale contro-altare Colin Robinson e Guillermo, due figure che ognuna a modo proprio rappresentano l’esatto opposto della passionale dissolutezza dei protagonisti della serie.

Colin Robinson è sì un vampiro, ma di tipo completamente diverso rispetto a quanto gli horror ci hanno abituato a vedere. Il personaggio interpretato da Mark Proksch non si nutre di sangue, bensì di energia psichica negativa: il suo più grande obiettivo diventa allora tenere a bada il caos per permettere il sopravvento della noia, la sua più grande alleata nel soddisfare i suoi bisogni. Tuttavia, Colin rinuncerà presto a cercare di contrastare la follia dei suoi coinquilini vampiri e dirotterà i suoi tentativi di guastare le feste verso il suo fin troppo ordinario posto di lavoro. A non potere – o volere – scappare da nessuna parte è invece Guillermo, il famiglio di Nandor, che di fatto ha sulle spalle il peso della sopravvivenza dell’intero clan protagonista di What We Do in the Shadows. Guillermo non prova nemmeno a dare un senso a ciò che fanno i suoi padroni e il suo compito si riduce spesso a trovare un modo di limitare i clamorosi danni da loro provocati, in un continuo tornare al punto di partenza che permette ai protagonisti di ricominciare con le loro follie nell’episodio successivo.

What We Do in the Shadows (640×360)

Il caos dei vampiri e il tentativo da parte di chi non lo è di contrastarlo è allora il motore stesso della comedy disponibile su Disney+, in una lotta ad armi impari che sembra ricominciare sempre da capo e invece non preclude la crescita sul lungo termine dei sui protagonisti, che dominati da egoismo e assenza di morale alle volte sono costretti a fare i conti con limiti che non sapevano di avere.

La comedy di Waititi e Clemont, due volte candidata al premio Emmy per la miglior serie comica, funziona perché riesce a dare un senso al caos prodotto dai sui protagonisti, rinunciando a convenzioni e moralismi e favorendo una comicità sempre in bilico tra il geniale e il demenziale, un mix brillante e originale che ha pochi eguali nella televisione contemporanea. La sua natura ibrida tra la commedia, l’horror e il fantasy non diventa allora un limite, ma un punto di forza, che ne definisce un’identità chiara all’interno di un panorama seriale che – proprio come le vite dei protagonisti di What We Do in the Shadows – è dominato dal caos.

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