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L’impresa più grande per il reboot di Willy il Principe di Bel-Air sarà abituarci a un nuovo volto

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Subito dopo aver saputo del reboot di una delle sitcom emblema degli anni ’90, ossia Willy, il Principe di Bel-Air, con molta probabilità la maggior parte dei fan di vecchia data non è stata particolarmente contenta della notizia. Come gli addicted sanno ormai fin troppo bene, infatti, negli ultimi anni siamo stati sommersi da remake e sequel, tanto che molte persone non vogliono proprio più sentirne parlare. Tuttavia, personalmente sono del parere che non bisognerebbe mai “giudicare un libro dalla copertina” e che a volte bisogna dare una chance anche a prodotti che rischiano di farci uscire dalla nostra comfort zone. Potremmo restarne piacevolmente sorpresi.

Una delle serie tv che mi ha colpita maggiormente e – soprattutto – positivamente è senza ombra di dubbio Cobra Kai, sequel della celebre trilogia di Karate Kid, su cui inizialmente avevo non pochi dubbi. Nonostante ciò, ho deciso di darle un’opportunità… e ora è uno degli show degli ultimi anni che preferisco! Uno degli aspetti migliori di Cobra Kai, tuttavia, è il fatto che sia appunto un sequel e che gli attori siano gli stessi che hanno interpretato i personaggi di Karate Kid. Cosa fare, invece, quando un remake utilizza volti completamente nuovi? Come possiamo, in questo caso, abituarci a chiamare Will Smith qualcuno che effettivamente non è Will Smith? Dopotutto, è proprio grazie alla sitcom in questione che l’attore è stato tanto amato dai fan, restandoci anche a distanza di molti anni. Ma partiamo dal principio.

Bel-Air, titolo della serie, è un reboot nato sostanzialmente quasi per gioco. È stato lo stesso Will Smith che, dopo aver visto il video di un ipotetico trailer creato da Morgan Cooper e in cui la sitcom che lo ha reso famoso veniva presentata in maniera molto più “seria” rispetto all’originale, ha davvero deciso di darle un’opportunità. Cooper, Smith, gli altri produttori esecutivi e la NBC hanno dunque dato vita a questa serie su cui molti non avrebbero scommesso un euro – ma che ora si sono ricreduti – e oggi la ritroviamo su Peacock, la piattaforma di proprietà della NBC che è inclusa nell’offerta di tutti gli abbonati a Sky. L’idea, già dichiarata all’inizio, era dunque quella di affrontare le vicende che hanno portato il giovane Will Smith a essere costretto a trasferirsi da Philadelphia a Los Angeles, ma di farlo senza tutte le “risate” a cui siamo stati abituati grazie a Willy, il Principe di Bel-Air.

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La trama, che nella sitcom originaria ci veniva narrata attraverso la celebre sigla che la maggior parte di noi conosce a memoria (“Ehi, questa è la maxi storia di come la mia vita è cambiata, capovolta sotto sopra sia finita. Seduto su due piedi qui con te ti parlerò di Willy, super fico di Bel Air!”), si presta effettivamente molto bene a uno show drammatico. Will è un giovane ragazzo di colore, una promessa del basket, che finisce nei guai a causa di una gang di criminali locali. Sua madre, spaventata, decide dunque di mandarlo da sua sorella Vivian, a Los Angeles. Quest’ultima ha sposato un avvocato, ha tre figli e vive in una lussuosa villa a Bel-Air, un quartiere molto ricco della Città degli Angeli. Will, dunque, si ritroverà catapultato in una nuova realtà dalla sera alla mattina e dovrà fare i conti con uno stile di vita completamente diverso da quello a cui era stato abituato fino a quel momento.

Il punto di forza di Bel-Air, che può aiutarci ad abituarci al nuovo volto per il nostro Willy, è proprio questo: ha deciso di puntare su altro. Se la serie originaria accennava alla disparità di classi, ma lo faceva principalmente sempre con una grande dose di sarcasmo e comicità, il reboot in questione cambia totalmente tono. Sin dal primo episodio, infatti, possiamo notare le differenze rispetto alla serie madre: i personaggi sono molto più profondi e sono delineati in modo da evidenziare ancor di più le loro difficoltà, i loro fardelli personali e le loro problematiche. Lo zio Phil è un ricco avvocato, ma qui lo vediamo alle prese con delle problematiche lavorative e politiche a cui non eravamo di certo abituati; Hilary è sempre una ragazza che ha a cuore il suo aspetto estetico, ma è anche un’influencer molto seguita con la passione per la cucina e che non vuole tradire le proprie origini per chi non la apprezza abbastanza. Così come ritroviamo loro, ci sono anche la zia Viv, Carlton, Ashely, Lisa e persino Jazz, che qui è il primo amico che Will conosce a Bel-Air. Tutti loro, però, ci vengo presentati in maniera molto diversa rispetto ai personaggi che abbiamo conosciuto in passato: hanno il loro nome, eppure non sembrano loro al 100%. E questo è assolutamente un bene.

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Guardando il reboot in questione è dunque ovvio che ci tornerà alla memoria Willy, il Principe di Bel-Air, ma saranno proprio le grandi differenze con la serie madre che ci aiuteranno ad abituarci al volto di Jabari Banks, ossia il “nuovo” Will. Nonostante la trama di fondo e i personaggi siano gli stessi che abbiamo imparato a conoscere durante la nostra infanzia o adolescenza, oggi ritroveremo degli elementi che ci faranno allontanare (seppur non del tutto) da ciò che abbiamo conosciuto anni fa, dandoci modo di scoprire una serie completamente diversa da ciò che avremmo mai potuto immaginare. Le aspettative – come abbiamo già accennato – non erano molto alte, ma Bel-Air può piacevolmente sorprenderci. Basterà dare una possibilità a Jabari Banks e guardare la serie come qualcosa di diverso: dobbiamo discostarci da quel che era il vecchio Principe di Bel-Air per lasciare spazio al nuovo, che non vuole farci ridere e divertire come il suo predecessore ma piuttosto farci riflettere. Una delle tematiche principali dello show è infatti il razzismo che, nonostante il tempo passi, continua purtroppo a essere sempre molto presente negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Se Willy, il Principe di Bel-Air si limitava ad accennare di tanto in tanto qualche denuncia, Bel-Air parla apertamente di ciò che non va bene: vediamo quindi personaggi che ci raccontano di come siano stati maltrattati dalla polizia nonostante non abbiano opposto resistenza, di persone non di colore che utilizzano termini razzisti come se nulla fosse e di discriminazioni velate (e non).

Sicuramente bisognerà fare i conti con noi stessi e con la nostra nostalgia da addicted, cercando di ignorare quel brivido che inevitabilmente ci attraverserà quando sentiremo chiamare Will qualcuno che non è il “nostro” Will, ma ne varrà la pena. Basterà soltanto abituarsi a qualche volto nuovo da associare a una serie diversa, e che ha la capacità di sorprendere piacevolmente grazie al suo desiderio di crearsi un’identità “propria” nonostante parta da un’idea vintage.

Willy, il Principe di Bel-Air – Che fine hanno fatto gli attori della serie?