Come cancellare dalla mente l’iconico Willy in Il principe di Bel-Air? Impossibile. La prima vera interpretazione di Will Smith, il suo trampolino di lancio verso una carriera strepitosa. Forse i più giovani non ricorderanno di cosa parleremo oggi ma in fondo basta una fotografia, una scena, forse addirittura solo la sigla, per scaturire anche un minuscolo flash nella mente di moltissimi, persino dei più giovani.
Sitcom nata negli spumeggianti anni 90, Willy il principe di Bel-Air racconta la vita frenetica di Willy, un giovane ragazzo che approda nella meravigliosa Los Angeles per scampare ai guai che viveva nel suo quartiere, a Filadelfia. Chi ai tempi, chi oggi, tutti ci siamo affezionati inevitabilmente a Willy perché, sotto quell’aspetto da duro, nascondeva un animo buono e altruista, da ragazzo d’altri tempi. Lo ha dimostrato infatti in diverse occasioni, con la famiglia ma anche con gli amici, tirando fuori un aspetto di lui che abbiamo davvero amato.
Nel 2022 però gli USA decidono di rilasciare un reboot della serie, dal titolo Bel-Air, per dare nuova vita al prodotto e farlo tornare in auge. Dagli ideatori Andy e Susan Borowitz, il nuovo progetto è un tentativo di riproporre l’amata sit-com di sempre ma in un ambito diverso, più moderno e vicino ai nuovi tempi. Il lavoro è andato avanti per un’intera stagione e proprio adesso è in corso la lavorazione della seconda. Certo, la domanda ora sorge spontanea:
È riuscito Bel-Air a essere un reboot all’altezza della serie madre?
I fan sono quasi tutti d’accordo con il rispondere che no, non è affatto all’altezza. Questa reazione però è del tutto normale; un prodotto così legato all’adolescenza di tantissimi, ai loro ricordi, emozioni, parallelismi con la vita reale, non può essere cancellato in un baleno, anzi! Rimane nel cuore di chi l’ha amato come uno di quei progetti televisivi che ti sono rimasti nel profondo dell’anima. Poi c’è un altro aspetto da considerare: Willy il principe di Bel-Air è calato completamente negli anni 90, nei vestiti, nella musica, nel modo di vivere e di pensare. È praticamente impossibile che in Bel-Air si trovi la stessa atmosfera o si respiri la stessa aria. Il modo di vivere dei giovani adolescenti è totalmente cambiato oggi; quelli che prima potevano essere i famosi approcci di Willy alle ragazze, ad esempio, riproposti oggi sembrerebbero davvero ridicoli, in un mondo in cui l’emancipazione femminile è andata avanti e può tranquillamente accadere che sia la ragazza a fare il primo passo “alla Willy”. Gli storici fan si sono ritrovati, dunque, davanti agli stessi personaggi ma in un contesto totalmente opposto che ha fatto loro storcere il naso ma che è del tutto coerente alla Gen-Z e alla loro vita. Il remake infatti è pensato principalmente per loro e lo si capisce chiaramente già solo dai primi minuti del primo episodio, fatto confermato da Will Smith in persona, quando in un video sui social fu proprio lui a tendere la mano al giovane interprete di Willy nel remake, Jabari Banks, e ad annunciare al grande pubblico che sì, il vecchio Willy avrebbe passato il testimone.
Con il reboot del 2022 hanno deciso di puntare su un aspetto in particolate della storia di Willy: la sua drammaticità. Willy era scappato da Filadelfia per un motivo ben preciso, ovvero quello di sottrarsi alle brutte compagnie del quartiere e a non finirvi completamente inghiottito. In Bel-Air questo viene molto marcato, in una maniera sì moderna ma allo stesso tempo davvero troppo frivola per un aspetto importante come questo. Ma spieghiamoci meglio. Nel reboot, per spiegare agli spettatori la situazione personale di Willy, entrano in gioco nuovi personaggi, polizia, droga, pestaggi, tutti aspetti che scaturiscono una sola domanda: è davvero questa la giusta drammaticità del progetto? In tal modo appare veramente troppo semplice descrivere il drammatico tramite i lampeggianti delle auto della polizia o i pestaggi tra ragazzi. Dove è finita la componente drammatica da scoprire scavando a fondo? Quella implicita, da ricercare nei messaggi non detti ma affidati ai personaggi, alle loro azioni o ai modi di comportarsi? Questo aspetto, nel principe di Bel-Air, è stato davvero riportato con maestria e attenzione. Ma adiamolo a vedere nello specifico.
Benny Medina e Jeff Pollack, ideatori del progetto iniziale degli anni 90, hanno deciso di creare una sit-com divertente e comica, adatta a tutta la famiglia, che nascondesse però sotto il tappeto un fondo drammatico di altissimo significato. Qualcuno potrebbe dire che questo si vede anche in Bel-Air, a ragione, ma nella messa in scena appare completamente diverso ed è proprio questo il punto. La drammaticità della storia di Willy non la si fa comprendere allo spettatore tramite il solo fatto che Willy scappa da quei campi di basket di Filadelfia solo perché dei brutti ceffi hanno fatto a botte, ma il vero motivo lo si dona allo spettatore pian piano, puntata dopo puntata, in un atteggiamento dopo l’altro. Ogni cosa di Willy racconta se stesso fino ad arrivare a quella che può tranquillamente essere definita la scena madre di tutta la serie tv: il dialogo straziante che Willy ha con suo zio Phil. Willy è cresciuto in un quartiere difficile ma è comunque rimasto un bravo ragazzo, come mai?
La risposta arriva definitiva, e diretta come uno schiaffo in faccia, solo alla fine della serie, mai prima, dove tale fatto è solo semplicemente accennato; Willy non è diventato come quel mondo reclamava, solo perché non sarebbe mai voluto diventare come suo padre. Un padre che non c’è mai stato per lui, che lo ha abbandonato facendosi vedere solamente una volta ogni tanto, come se niente fosse accaduto, credendo che tutto fosse normale, che nella vita dei figli si possa scomparire e riapparire così, senza una spiegazione e pretendendo che tutto sia dovuto e normale. Il ragazzo si sfoga con suo zio dicendogli che lui non sarà mai un padre così in futuro, che tratterà suo figlio con il giusto rispetto e amore che un figlio merita, sempre, senza mai pause o insicurezze. La scena è di una drammaticità immensa e straziante, semplice ma d’impatto, con Willy e suo zio in piedi nella sala da pranzo con i piedi ben ancorati al grande tappeto decorato della villa. Una scena che i fan del Principe di Bel-Air non hanno davvero mai dimenticato.
Ma Willy, che in fin dei conti era il protagonista assoluto della serie, non è l’unico al quale sono stati affidati questi messaggi di tale importanza, perché se si scava a fondo e non ci si ferma solo all’apparenza, si può scoprire questo aspetto così drammatico anche in altri personaggi. Essi sembrano quasi il contorno di Willy, messi lì a caso per riempire la trama e creare dinamiche all’interno nello show ma non è affatto così, ognuno di loro infatti è stato creato ad hoc per contribuire alla riuscita del progetto e alla sua visione di fondo. Prendiamo in esame ad esempio Carlton e Hilary, pensate davvero che i loro soggetti siano stati scritti a caso? No, davvero non è così. Carlton, il cugino strano di Willy, l’unico altro maschio della famiglia Banks, a parte il maggiordomo Geoffrey che abbiamo amato alla follia. Ci faceva sempre ridere con il suo buffo balletto – davvero indimenticabile – e le sue uscite ridicole che scaturivano immediatamente la nostra risata. Ma cosa nascondeva davvero Carlton? Era quello con cui le ragazza non si sognavano minimamente di uscire né tantomeno di fermarsi a parlare anche solo 5 minuti. Quello con cui i ragazzi non volevano essere amici, il secchione, lo sfigato, quello strano che nessuno considerava. In un primo momento questo può sembrare anche divertente, lui è il primo che ne ride e Willy lo prende anche bonariamente in giro, ma soffermandoci di più su questo aspetto, riusciamo a pensare quanto sia fortemente triste? Davvero un messaggio drammatico e affidato al personaggio in un modo che non ti aspetti, non banale, non costruito, di una disarmante semplicità.
E Hilary, sua sorella? La bella, forte, decisa e potente Hilary Banks, con le sue borse firmate e i tailleur di marca. Davvero in Hilary niente nascondeva un disagio? Assolutamente no, anche lei infatti rappresenta un personaggio che sembra essere banale ma che ha il suo significato più recondito: la perfezione non è la soluzione! Hilary era amata a scuola, a casa, dagli amici e dai ragazzi, eppure la sua felicità non era affatto reale e non le dava ciò che veramente voleva, non i vestiti o le scarpe firmate ma il vero e autentico amore disinteressato. La bellezza non è tutto, i soldi non sono tutto e Hilary questo lo scopre a sue spese provando un gran senso di vuoto che occuperà gran parte della sua vita. All’opposto di suo fratello, dunque, – e di suo cugino – anche lei nasconde una drammaticità non indifferente, affidata al suo personaggio per lanciare un altro messaggio di estrema importanza a tutti i giovani che seguivano la serie.
Dunque questa è la considerazione finale: per donare drammaticità a un prodotto non occorrono solamente scene incisive e dirette o personaggi ai quali affidare solamente azioni e modi di fare fini a se stessi. Ci vuole piuttosto una certa inquadratura mentale, un progetto pensato nei minimi dettagli che possa andare a colmare le lacune e accrescere i punti di forza, in una maniera di certo più ragionata e profonda. Questo in Bel-Air appare molto debole e in conflitto con la serie tv originale. Senza essere inutilmente nostalgici ma basandoci sui fatti, bisogna ammettere che il remake doveva puntare decisamente su altri aspetti.