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Sulla scia di Winning Time: 3 dinastie del calcio su cui vorremmo vedere una Serie Tv

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Non c’è dubbio che, nel campo della narrazione sportiva, Winning Time abbia segnato un momento davvero importante nella produzione recente. La serie tv di HBO, incentrata sul racconto della nascita e dell’affermazione della dinastia dei Los Angeles Lakers nell’NBA, ha portato, con le sue due stagioni, un’enorme ventata di aria fresca nel genere, mostrando una via peculiare, e decisamente vincente, per raccontare lo sport. Winning Time è una serie che parla di sport andando ben oltre la mera dimensione sportiva. Riesce a cogliere la portata molto più ampia degli eventi e degli avvenimenti e inquadra la narrazione in una cornice globale, che non si limita a presentare gli accadimenti sportivi, ma ne illustra anche i riverberi che investono molti altri campi della vita umana.

Quella che ci ha fatto vedere la serie di HBO è una tipologia di narrazione estremamente calzante per ragionare intorno al concetto di dinastia, canonico nel basket, ma estendibile anche a molti altri sport. Al calcio, ad esempio, che qui da noi è la disciplina per eccellenza, con enormi implicazioni nella vita quotidiana. Provando, dunque, a traslare i valori di Winning Time e il suo pregiato stile narrativo, abbiamo provato a immaginare tre dinastie calcistiche che meriterebbero di essere raccontate in una serie tv, magari preservando quello spirito che ha animato la produzione HBO, ovvero la volontà di andare ben oltre il lato agonistico, mostrando come lo sport abbia influito e influisce tutt’ora sullo scheletro stesso della società. Abbiamo scelto tre grandi società, il Milan, il Barcellona e il Manchester United, che per motivi diversi si adeguano bene a una narrazione del genere ed evidenziano il concetto di dinastia. Andiamo a spiegare le ragioni di questa scelta addentrandoci nel cuore dell’analisi.

Un Winning Time italiano: il Milan di Berlusconi

Il calcio in Italia ha una tradizione estremamente radicata e il nostro paese ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia di questo sport. Sono molte le vicende calcistiche nostrane che meriterebbero di essere raccontate, ma, puntando i fari su quel concetto di dinastia che è al centro di Winning Time, nessuna si adatta meglio della parabola del Milan di Silvio Berlusconi. Era il 1986 quando l’imprenditore, accolto come il salvatore della patria, acquisì il Milan, salvando la società dal tracollo. All’inizio dell’era berlusconiana, il Diavolo non vinceva un campionato dal 1979, l’anno della prima stella, e prima di allora non trionfava dal 1968. La Coppa dei Campioni mancava dal 1969, la Coppa Italia dal 1977. Dopo un approccio complesso, Berlusconi sceglie di affidare la squadra ad Arrigo Sacchi e il resto è storia: nel 1988 arriva lo scudetto, nei due anni consecutivi due Coppe dei Campioni. Nemmeno l’addio del tecnico italiano scalfisce la potenza dei rossoneri, perché con Fabio Capello la musica non cambia e i trionfi continuano ad arrivare uno dopo l’altro.

Prima dell’avvento di Berlusconi, il Milan aveva 10 scudetti e due Coppe dei Campioni in bacheca. Al momento del suo addio, nel 2017 i tricolori sono divenuti 18, mentre le Champions League addirittura 7. Al di là dei numeri, l’impatto di Berlusconi sul calcio è stato a dir poco rivoluzionario, cambiando per sempre il volto di un movimento che, negli anni ’90, ha vissuto il suo momento di massimo splendore, grazie soprattutto alla via tracciata dal Milan, che tra spese folli e trionfi in lungo e in largo ha stimolato la concorrenza delle altre società, contribuendo a creare quella Serie A dei sogni che, per tutti gli anni Novanta, è stato il miglior campionato del mondo, probabilmente di sempre.

La storia del Milan di Berlusconi si sposa benissimo a una narrazione in stile Winning Time, perché pochi altri club hanno evidenziato così a fondo il concetto di dinastia. L’imprenditore ha personalizzato moltissimo, come avrebbe fatto anni dopo con il suo partito politico, la guida societaria, imponendo il modello aziendale anche nel calcio L’avvento del Cavaliere nel mondo del pallone ha segnato il passaggio della Serie A verso la modernità, una transizione epocale che, come tutte le rivoluzioni, ha tante luci quante ombre, ma la cui portata storica è innegabile.

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Magic Johnson, il grande protagonista di Winning Time (640×360)

Més que un Club: l’ascesa del Barcellona

“Més que un club” è l’iconica frase che incarna lo spirito e l’essenza del Barcellona ed è estremamente calzante per questo nostro discorso. Molte squadre di calcio si fregiano di questo titolo, millantano di essere molto più che un semplice club, ma nessuno come il Barcellona ha mai rappresentato meglio quest’intenzione. I più giovani appassionati di calcio faranno fatica a credere che i blaugrana, oggi uno dei club più titolati e importanti al mondo, fino agli anni Novanta sono stati una forza decisamente secondaria in Europa, con affermazioni solo nella Coppa delle Coppe. Il Barcellona che conosciamo oggi è una creatura che ha iniziato a muovere i suoi primi passi alla fine degli anni ’80 curiosamente in concomitanza con l’ascesa del Milan, e che si è forgiato nel nome di uno dei più grandi innovatori della storia del calcio: Johan Cruijff.

Già calciatore blaugrana negli anni Settanta, l’olandese è tornato in Catalogna nel 1988, svoltando per sempre la storia del club. Al di là dei successi, del Dream Team, di Lionel Messi, ciò che è importante sottolineare, e che una serie tv sulla scia di Winning Time potrebbe raccontare alla perfezione, è lo sviluppo della filosofia del Barcellona. L’avvento di Cruijff non ha solo portato agli spagnoli trionfi e splendore, ma ha inaugurato una rivoluzione che è partita dalle fondamenta. Mentre la prima squadra vinceva finalmente in Europa e nel mondo, la società si ristrutturava completamente, dotandosi di un settore giovanile all’avanguardia, di strutture estremamente funzionali, e armonizzando tutto il lavoro secondo una filosofia comune, che investe tanto il gioco che in campo che la vita fuori da esso.

È qui che il Barcellona è diventato più di un club. Il lavoro di ristrutturazione dei blaugrana è partito dalla rivalutazione dei valori che animano la società, che vengono trasmessi sin dalla tenera età ai più giovani tesserati. Parliamo di valori sia calcistici, che soprattutto umani, che con l’estrema capitalizzazione del calcio si sono un po’ persi, ma che a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila hanno segnato una rivoluzione. Il Barcellona, ad esempio, per anni è stata il simbolo di Unicef, unico grande club a portare uno sponsor senza lucro sulla maglia. La consacrazione dell’enorme lavoro dei blaugrana, poi, è incarnata sicuramente da Lionel Messi, il figlio prediletto di questa rivoluzione. Il concetto di dinastia è davvero essenziale per comprendere al meglio come è cambiato il Barcellona e come il mondo è cambiato grazie al Barcellona, un club capace di tracciare una via unica nel mondo del calcio.

Un personale Winning Time: il Manchester United di Sir Alex Ferguson

Dopo Milan e Barcellona, concludiamo questa rassegna di desideri per un ideale proseguimento di Winning Time sul calcio con il Manchester United. Proprio come italiani e spagnoli, anche gli inglesi hanno vissuto uno dei loro momenti più importanti a partire dalla fine degli anni ’80, con l’arrivo in panchina di Sir Alex Ferguson, tecnico che non avrebbe più lasciato Manchester fino al 2013. Siamo davanti a un’enorme rarità nel mondo del calcio, una peculiarità che merita di essere raccontata, anche perché l’era Ferguson ha portato in dotazione allo United ben 28 trofei.

Non è stato tutto semplice, perché i primi successi di Ferguson sono arrivati solo negli anni Novanta e prima c’è stato un vero e proprio atto di fede nel continuare a credere nello scozzese. Poi, però, il Manchester United non ha più smesso di vivere e se, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, i Red Devils sono una delle squadre più importanti al mondo, un grande merito va riconosciuto ad Alex Ferguson, incarnazione fisica della dinastia del Manchester United. ll regno dello scozzese in Inghilterra merita di essere raccontato, perché ha cambiato per sempre il volto del calcio inglese, segnando un’epoca che, soprattutto col calcio dinamico di oggi, sembra davvero irripetibile.

Le parabole di Milan, Barcellona e Manchester United, curiosamente tutte nate nella fine degli anni Ottanta e sviluppatesi soprattutto nei Novanta e nei primi Duemila, sono esempi massimi del concetto di dinastia applicato al calcio, perché oltre ad aver portato in dotazione tantissimi successi, hanno anche inciso sul mondo circostante, cambiando i connotati dello sport e della società stessa. Tre passaggi epocali, come l’avvento dei Los Angeles, che ci piacerebbe davvero tantissimo veder raccontati con lo stile di Winning Time, unico nel rendere l’idea di come determinate parabole sportive abbiano un’eco globale e storica. Chissà se prima o poi verremo accontentati.