Winning Time è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno nel mondo della narrazione sportiva. Prodotta da HBO, sempre sinonimo di altissima qualità, la serie narra l’ascesa nel mondo del basket dei Los Angeles Lakers, dall’avvento della nuova proprietà di Jerry Buss nella stagione 1979-1980 agli anni successivi, segnati dalla consacrazione di Magic Johnson, dalla rivalità coi Celtics e dall’affermazione di LA come uno dei grandi simboli sportivi dell’America intera. Dopo appena due stagioni, Winning Time è stata però cancellata, con una mossa che ancora si fatica a digerire e che rimane largamente incomprensibile.
Nei suoi due capitoli, la serie ha sempre mantenuto un livello altissimo, portando la narrazione sportiva, specialmente quella seriale, su un piano raramente visto prima, grazie ad alcune scelte molto coraggiose, che hanno ripagato in pieno. Prendiamoci, a questo punto, un momento per elogiare una delle migliori produzioni degli ultimi anni, giunta a conclusione decisamente troppo presto, ma che potrebbe aver tracciato una strada nuova per il racconto dello sport.
La narrazione di Winning Time
Tra i tantissimi pregi di Winning Time un posto di rilievo è sicuramente occupato dalla modalità con cui lo show di HBO ha deciso di affrontare la propria narrazione. Come abbiamo anticipato, al centro della serie c’è l’ascesa dei Los Angeles Lakers, che con l’avvento di Buss alla presidenza hanno inaugurato un periodo d’oro, destinato a cambiare per sempre il volto del basket statunitense. La produzione HBO, nel raccontare le gesta dentro e fuori dal campo della franchigia californiana, ha optato per una narrazione entusiastica e frenetica, volta a esaltare il lato spettacolare dello sport, che in fin dei conti lo “showtime” dei Lakers incarnava già alla perfezione. Winning Time ha puntato proprio su questo lato spettacolare della rivoluzione dei Lakers, che a loro volta sono stati decisivi per spettacolarizzare lo sport in generale, dandogli molti dei connotati che oggi ci sono familiari e che nella serie emergono grazie allo stile esplosivo del racconto.
Al fianco di questa tensione verso il sensazionalismo, Winning Time ha però garantito al racconto una connotazione estremamente realistica, priva di quel tono celebrativo che di solito contrassegna la narrazione sportiva. L’aspetto sensazionale, in sostanza, viene sottolineato specialmente all’interno del parquet, perché proprio dello stile di gioco dei Lakers, ma fuori dal campo, in ogni ambiente narrato, prevale un tono molto più aderente alla realtà, che restituisce un ritratto a 360 gradi delle vicende che circondano la squadra. Winning Time, in sostanza, ha sostituto alla solennità che pervade la narrazione sportiva un tono entusiastico, che ha spogliato il racconto di quell’artificialità che di solito si respira quando si permeano i mistici confini dello sport, specialmente di altissimo livello.
Un viaggio nel profondo dei Los Angeles Lakers
Questa scelta di tono ha privato il racconto di quella patina che circonda la narrazione sportiva, permettendo, come dicevamo, di spingere l’occhio ben oltre i confini del parquet o delle strutture sportive. Nelle due stagioni di Winning Time entriamo a stretto contatto con tutto il mondo dei Lakers, con la narrazione che non indugia solo su stelle come Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar, ma che si occupa di scavare a fondo in tutte le dinamiche di squadre e in quelle personali degli individui che formano la società. In questo modo diventiamo testimoni di tutto ciò che circonda i Lakers: gioie, dolori, sofferenze, vittorie. Con questo sguardo privilegiato, notiamo bene come la vita privata si mescoli con quella sportiva e crei un quadro capace di restituire, in maniera ancora più nitida, tutto ciò che ha portato all’ascesa di Los Angeles nell’NBA e che ciò ha comportato.
Così facendo, dunque, Winning Time ha raggiunto l’obiettivo di raccontare lo sport andando oltre lo sport. Un’operazione di questo tipo era essenziale per cogliere al meglio la portata di un fenomeno che è andato ben oltre il lato agonistico, perché i Lakers sono diventati, in America e nel mondo, un vero e proprio modello, capace di cambiare volto all’NBA, ma anche allo sport e alla società stessa. Abbiamo parlato di quella spettacolarizzazione che contrassegna tutto il mondo Lakers ed è questo, in fin dei conti, il maggior retaggio di Buss, di Magic e dello Showtime: aver reso il basket uno show capace di attrarre spettatori, non solo tifosi, e soprattutto soldi, a palate, cambiando volto per sempre al sistema cestistico americano.
Un posto di rilievo tra i pregi di Winning Time, dunque, accanto al tono narrativo è la profondità con cui è stata affrontata la materia. Lo sport, da sempre ma soprattutto oggi, possiede delle implicazioni che vanno ben oltre il lato sportivo, capaci di incidere profondamente sull’intera società. Sappiamo bene noi italiani quanto peso abbia il calcio nelle nostre vite e per l’America discipline come il basket, il baseball o il football hanno una portata ancora maggiore. Era importante perforare la superficie e andare in fondo, nell’essenza dell’avvento dei Lakers, e la serie HBO ce l’ha fatta, con una narrazione profonda e sfaccettata, costruita, strato su strato, di cui le gesta del parquet ne rappresenta solo l’espressione più esteriore.
Winning Time e la rivoluzione dei Lakers
Torniamo, dunque, per concludere, al messaggio finale della serie HBO. Una serie sui Los Angeles Lakers, comprensibilmente, non può avere come obiettivo la semplice narrazione delle gesta sportive della franchigia, ma deve soffermarsi sulla rivoluzione che questa squadra ha apportato e Winning Time, facendo scelte molto coraggiose, è riuscita nel suo intento. La produzione distribuita in Italia da Sky ha osato e questo rischio le ha permesso di raggiungere vette altissime, dove si arrischiano solo i numeri uno. Il risultato finale è eccellente, perché come detto il messaggio arriva forte e chiaro e il pubblico, anche quello meno avvezzo al mondo del basket, percepisce la portata rivoluzionaria di questa squadra.
Servirebbe un trattato per descrivere come i Los Angeles Lakers hanno contribuito a cambiare il volto dello sport e della società americana, ma per dare un’idea possiamo sottolineare che quell’approccio spettacolare al gioco, incarnato dalla definizione “showtime”, ha finito per incidere sulla stessa fruizione sportiva, spingendo gli spettatori (attenzione ai termini, spettatori, non tifosi), verso un approccio più consumistico allo sport. Da qui la diffusione di brand, costumi e la presenza globale dell’NBA che conosciamo oggi. I Los Angeles Lakers sono una pedina fondamentale di questa rivoluzione e Winning Time è riuscita nell’impresa titanica di raccontare tutto ciò, senza mai perdere di vista cosa accadeva sul parquet o nella vita dei protagonisti. Un lavoro da veri numeri uno, a cui purtroppo siamo costretti a rinunciare troppo presto, visto che di materiale a disposizione per andare avanti ce n’era ancora tantissimo.