PROMETEO POST-MODERNO
Il protagonista è un mostro patito di Cher e burro d’arachidi che pare abusare di alcune donne dopo averle sedate. Mulder e Scully sono chiamati a indagare. L’intero episodio è girato in bianco e nero in omaggio al film del 1931 “Frankenstein”. Elementi originali del romanzo di Mary Shelley si combinano con racconti popolari e tradizionali.
Lo spunto venne a Chris Carter, creatore di X-Files, dopo una visita all’Università dell’Indiana dove uno scienziato gli mostrò alcune mosche a cui era riuscito a far spuntare le zampe sugli occhi. Tantissimi i riferimenti culturali in questo episodio a partire dalla colonna sonora ispirata a quella del film di Lynch “The Elephant Man”. Il nome dell’episodio appare poi un richiamo evidente a “Il moderno Prometeo” dicitura che spesso accompagna come sottotitolo il libro della Shelley. La definizione di “post-moderno” si riferisce invece alle correnti filosofiche attualmente in voga che vedono nel tempo presente un’epoca post-moderna o, più correttamente, tardo-moderna, decostruita dalle certezze ideologiche del passato. La critica post-strutturalista emerge con forza in questo episodio in cui la scienza si trasforma in matrigna crudele e l’umanità dell’inumano vince sugli orrori della Tecnica.
Ma è anche un episodio delicato e vintage, in cui la patina del romanzo a fumetti si mescola con quella dei cieli nuvolosi del film “Frankenstein”. Ci si appassiona, si sorride, si simpatizza per il “mostro” e si arriva alla finale rivelazione che la diversità non è un male. Soprattutto se messa a confronto coi mostri prodotti da noi stessi.